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Redditometro 2007: no al contraddittorio preventivo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18621/2024, ha rigettato il ricorso di un contribuente contro un avviso di accertamento basato sul redditometro per l’anno d’imposta 2007. La Corte ha stabilito che, per quell’annualità, non sussisteva l’obbligo del contraddittorio preventivo. Inoltre, ha confermato che l’onere di provare che le spese sono coperte da redditi esenti o già tassati spetta al contribuente, il quale non può limitarsi a dimostrare la mera disponibilità di tali somme.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Redditometro e accertamenti fiscali: niente contraddittorio preventivo per il 2007

Con la recente ordinanza n. 18621 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di accertamenti fiscali: l’applicazione del Redditometro e gli obblighi procedurali dell’Amministrazione Finanziaria. La sentenza chiarisce in modo definitivo che per gli accertamenti relativi all’anno d’imposta 2007 non era richiesto l’obbligo del contraddittorio preventivo, ponendo un punto fermo sull’interpretazione della normativa ratione temporis.

I Fatti di Causa: Un Accertamento Sintetico Contestato

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a un contribuente per l’anno d’imposta 2007. L’Agenzia delle Entrate, utilizzando il metodo del redditometro, aveva rideterminato sinteticamente il suo reddito complessivo, accertando un maggior importo di oltre 100.000 euro. La rettifica si basava sulla disponibilità, da parte del contribuente, di beni e situazioni indicative di una capacità contributiva superiore a quella dichiarata, tra cui un velivolo da turismo, premi assicurativi, sette autoveicoli e la residenza principale.

Il contribuente ha impugnato l’atto impositivo dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale e, successivamente, in appello presso la Commissione Tributaria Regionale, ma entrambi i ricorsi sono stati respinti. Giunto in Cassazione, il contribuente ha affidato le sue ragioni a tre motivi principali: la mancata attivazione del contraddittorio preventivo, la mancata allegazione di documentazione essenziale all’avviso di accertamento e l’errata attribuzione del 100% della proprietà dell’abitazione principale, detenuta in realtà al 50% con il coniuge.

La Decisione della Corte sul Redditometro e il Contraddittorio

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso del contribuente, confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate e delle sentenze dei precedenti gradi di giudizio.

L’Inapplicabilità del Contraddittorio Preventivo per il 2007

Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo di ricorso. La Corte ha ribadito un principio ormai consolidato nella sua giurisprudenza: l’obbligo generalizzato di contraddittorio endoprocedimentale in materia di accertamento sintetico è stato introdotto solo con il D.L. n. 78/2010, con effetto per gli accertamenti relativi ai redditi dall’anno d’imposta 2009. Poiché il caso in esame riguardava il 2007, tale obbligo non era applicabile. La Corte ha precisato che la normativa non ha efficacia retroattiva e che, per i tributi “non armonizzati” come l’IRPEF, il contraddittorio è obbligatorio solo nei casi specificamente previsti dalla legge.

Altri Motivi di Ricorso Respinti

Anche gli altri due motivi sono stati ritenuti infondati:
1. Mancata allegazione di documenti: La doglianza sulla mancata allegazione dei dati ENAC sulle ore di volo è stata respinta perché l’accertamento si basava sui dati forniti dallo stesso contribuente in sede di adesione, rendendo irrilevante la documentazione dell’ente di aviazione.
2. Attribuzione della proprietà: La censura relativa all’attribuzione del 100% delle spese per la residenza principale è stata giudicata inammissibile, in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità. Nel merito, la Corte ha comunque ritenuto corretta la decisione dei giudici di appello, i quali avevano motivato che, essendo il coniuge privo di redditi, tutte le spese relative all’immobile erano ragionevolmente da attribuire al contribuente ricorrente.

Le motivazioni della Corte si fondano su un’analisi rigorosa della successione delle leggi nel tempo e sulla natura del redditometro. Quest’ultimo introduce una presunzione legale relativa: una volta che l’Ufficio prova l’esistenza di elementi indicativi di capacità contributiva (i cosiddetti “indici”), spetta al contribuente fornire la prova contraria. Tale prova non può consistere nella mera dimostrazione di possedere redditi esenti o già tassati, ma deve includere la dimostrazione, anche tramite presunzioni o elementi sintomatici, che proprio tali redditi siano stati utilizzati per sostenere le spese contestate. Nel caso di specie, il contribuente non è riuscito a superare questa presunzione.

Le conclusioni della Suprema Corte riaffermano la validità dell’accertamento sintetico basato sul redditometro per gli anni precedenti al 2009, anche in assenza di un contraddittorio preventivo. La decisione sottolinea l’importanza dell’onere probatorio a carico del contribuente, che deve fornire una dimostrazione circostanziata e documentata per superare le presunzioni legali su cui si fonda questo strumento di accertamento. In definitiva, la sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro, fornendo certezza giuridica sull’applicazione temporale delle norme procedurali in materia tributaria.

Per gli accertamenti fiscali basati sul redditometro relativi all’anno 2007, era obbligatorio per l’Agenzia delle Entrate attivare un contraddittorio preventivo con il contribuente?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di contraddittorio preventivo per gli accertamenti sintetici è stato introdotto con normativa successiva (D.L. 78/2010) e si applica solo a partire dall’anno d’imposta 2009, non avendo efficacia retroattiva.

Cosa deve fare un contribuente per contestare efficacemente un accertamento basato sul redditometro?
Il contribuente ha l’onere di fornire la prova contraria. Non è sufficiente dimostrare la mera disponibilità di redditi esenti o non imponibili; è necessario provare, con idonea documentazione, che tali redditi sono stati effettivamente utilizzati per sostenere le spese che hanno generato l’accertamento e che la maggiore capacità di spesa non deriva da redditi non dichiarati.

Se un bene è cointestato con un coniuge senza reddito, come viene considerato ai fini del redditometro?
Secondo la decisione, le spese relative al bene possono essere interamente attribuite al coniuge che percepisce redditi. La Corte ha ritenuto legittima l’attribuzione del 100% delle spese per la residenza principale al contribuente, dato che il coniuge comproprietario non percepiva alcun reddito e, pertanto, si presume che tutte le spese fossero a carico del primo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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