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Reddito fondiario comodato: chi paga le tasse?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5000/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di reddito fondiario e comodato. Nel caso esaminato, dei genitori avevano concesso un immobile in comodato ai figli, i quali lo avevano poi affittato a terzi percependo il canone. La Corte ha chiarito che l’obbligo di dichiarare il reddito derivante dalla locazione spetta esclusivamente al proprietario dell’immobile (comodante) e non a chi lo detiene in comodato (comodatario). La decisione si fonda sulla distinzione tra diritto reale, che genera il reddito fondiario, e diritto personale di godimento, che non trasferisce la titolarità fiscale del reddito.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Reddito Fondiario e Comodato: La Cassazione Stabilisce Chi Paga le Tasse sull’Affitto

Una situazione molto comune nelle famiglie italiane è la concessione di un immobile in comodato d’uso gratuito da parte dei genitori ai figli. Ma cosa succede se i figli, a loro volta, decidono di affittare questo immobile a terzi? La domanda cruciale che ne deriva è: chi deve dichiarare all’Agenzia delle Entrate i canoni di locazione percepiti? Su questo tema, la Corte di Cassazione è intervenuta con una recente ordinanza, chiarendo in modo definitivo la corretta imputazione del reddito fondiario in caso di comodato.

I Fatti del Caso: L’Origine della Controversia

La vicenda giudiziaria nasce dall’impugnazione di alcuni avvisi di accertamento IRPEF emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una contribuente, proprietaria di un immobile. La contribuente, insieme al coniuge, aveva concesso in comodato d’uso gratuito tale immobile ai propri figli. Successivamente, i figli (comodatari) avevano stipulato un contratto di locazione con terze persone, incassando regolarmente i canoni di affitto.

L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, riteneva che il reddito derivante da tale locazione dovesse essere tassato in capo ai genitori, in quanto proprietari dell’immobile. La Commissione Tributaria Regionale aveva inizialmente dato ragione alla contribuente, sostenendo che il reddito percepito dai figli fosse da qualificare come “reddito diverso”, legato allo sfruttamento economico del bene, mentre il reddito fondiario dei genitori andasse calcolato sulla base delle sole tariffe d’estimo. Insoddisfatta, l’Agenzia ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sul Reddito Fondiario e Comodato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando la decisione del giudice di merito. Gli Ermellini hanno affermato un principio di diritto molto chiaro: la concessione in comodato di un immobile non sposta la titolarità del reddito fondiario derivante da una successiva locazione. Tale reddito, infatti, deve essere sempre imputato al soggetto che possiede l’immobile a titolo di proprietà o di altro diritto reale, e non a chi ne ha la mera detenzione in virtù di un diritto personale di godimento come il comodato.

La Distinzione tra Diritto Reale e Diritto Personale di Godimento

Il fulcro della decisione risiede nella netta distinzione tra “diritto reale” e “diritto personale di godimento”.
– Il diritto reale (es. la proprietà) conferisce un potere diretto e immediato sulla cosa, ed è questo tipo di possesso qualificato che, ai sensi dell’art. 26 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), genera il reddito fondiario.
– Il diritto personale di godimento, invece, nasce da un contratto (come il comodato o la locazione) e crea un’obbligazione solo tra le parti. Chi riceve un bene in comodato, il comodatario, ne acquisisce solo la detenzione, ovvero la disponibilità materiale, ma non il possesso rilevante ai fini fiscali.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione richiamando la normativa fiscale e la natura giuridica del contratto di comodato. L’articolo 26 del TUIR stabilisce inequivocabilmente che i redditi fondiari concorrono a formare il reddito complessivo dei soggetti che possiedono gli immobili a titolo di proprietà, enfiteusi, usufrutto o altro diritto reale. Il contratto di comodato, disciplinato dagli articoli 1803 e seguenti del codice civile, produce effetti puramente obbligatori tra le parti e non trasferisce alcun diritto reale.

Di conseguenza, il comodatario è un semplice detentore dell’immobile “nell’interesse proprio”, ma non consegue mai il “possesso qualificato” richiesto dalla legge fiscale per l’imputazione del reddito fondiario. Pertanto, anche se il comodatario stipula un contratto di locazione e percepisce i relativi canoni, fiscalmente obbligato a dichiarare quel reddito resta il proprietario. Il fatto che il proprietario non abbia la disponibilità materiale del bene, avendolo concesso in comodato, è irrilevante ai fini dell’imputazione del reddito da locazione.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza della Cassazione consolida un principio fondamentale: l’imputazione soggettiva dei redditi fondiari è legata alla titolarità di un diritto reale sul bene. La stipulazione di un contratto di comodato non modifica questa regola. Per i proprietari di immobili, ciò significa che, qualora consentano a un comodatario (anche un familiare) di affittare l’immobile, saranno loro a dover dichiarare i canoni di locazione nella propria dichiarazione dei redditi e a pagarvi le relative imposte. Questa pronuncia serve da monito per una corretta pianificazione fiscale e contrattuale, al fine di evitare contenziosi con l’amministrazione finanziaria.

Se do un immobile in comodato a mio figlio e lui lo affitta, chi deve dichiarare il canone di locazione?
Secondo la sentenza, l’obbligo di dichiarare il canone di locazione spetta al genitore proprietario dell’immobile (comodante), in quanto titolare del diritto reale che genera il reddito fondiario, anche se il canone è materialmente percepito dal figlio (comodatario).

Il contratto di comodato trasferisce la titolarità del reddito fondiario?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il contratto di comodato genera solo un diritto personale di godimento e conferisce al comodatario la mera detenzione del bene. Non trasferisce il possesso qualificato necessario per l’imputazione del reddito fondiario, che rimane in capo al proprietario.

Qual è la differenza tra diritto reale e diritto personale di godimento ai fini fiscali per i redditi fondiari?
Ai fini dell’imposizione sui redditi fondiari, la legge fiscale (art. 26 del TUIR) dà rilevanza esclusivamente al possesso basato su un diritto reale (come la proprietà). Un diritto personale di godimento, come quello derivante dal comodato, è fiscalmente irrilevante per spostare la titolarità del reddito dal proprietario al detentore del bene.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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