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Reddito d’impresa: affitto non basta per qualifica

La Corte di Cassazione ha stabilito che la semplice locazione di immobili, anche se ristrutturati, non è sufficiente per qualificare l’attività come generatrice di reddito d’impresa. Nel caso specifico, un contribuente aveva ristrutturato e affittato un intero edificio. L’Agenzia delle Entrate contestava la detraibilità delle spese, sostenendo si trattasse di attività d’impresa. La Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, sottolineando che l’attività contestata si era svolta in anni successivi a quello oggetto di accertamento, rendendola irrilevante ai fini della qualificazione del reddito per quell’annualità.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Reddito d’impresa: Affittare Immobili non è Sempre Attività Commerciale

L’affitto di immobili di proprietà genera sempre un reddito d’impresa ai fini fiscali? La risposta, come spesso accade nel diritto, è ‘dipende’. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su questo tema, analizzando il caso di un contribuente che aveva ristrutturato e poi locato un intero edificio. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale basato sulla temporalità dell’attività, offrendo una guida preziosa per distinguere la mera gestione patrimoniale dall’esercizio di un’impresa commerciale.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un contribuente per l’anno d’imposta 2015. L’Amministrazione Finanziaria disconosceva la detraibilità delle spese sostenute per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica di un fabbricato, composto da dodici alloggi e relative pertinenze. La tesi del Fisco era che il contribuente dovesse essere qualificato come imprenditore, avendo acquistato l’immobile all’asta, ristrutturato e successivamente concesso in locazione le singole unità.

Il contribuente ha impugnato l’atto, e sia la Commissione Tributaria di primo grado che la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado gli hanno dato ragione. I giudici di merito hanno escluso la qualifica di imprenditore, poiché l’attività svolta si limitava alla locazione e non integrava un’attività economica organizzata per la produzione o lo scambio di beni o servizi. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Nozione Tributaria di Reddito d’Impresa

Il cuore della questione giuridica ruota attorno alla definizione di imprenditore ai fini fiscali. L’Agenzia delle Entrate sosteneva che, in ambito tributario, la nozione è più ampia rispetto a quella civilistica. Non sarebbe necessaria una complessa organizzazione di capitale e lavoro; sarebbe invece sufficiente l’esercizio abituale, anche se non esclusivo, di una delle attività commerciali previste dall’art. 2195 del codice civile.

La Corte di Cassazione, pur correggendo la motivazione della sentenza d’appello, ha chiarito questo punto. Ha confermato che, secondo un consolidato orientamento, la nozione tributaristica di impresa prescinde dal requisito organizzativo, che è invece fondamentale nel diritto civile. Per il Fisco, ciò che conta è la professionalità e l’abitualità dell’attività. Tuttavia, la Corte ha anche ribadito che la mera locazione di immobili non equivale automaticamente a un’attività d’impresa, in quanto potrebbe rientrare nella semplice gestione del proprio patrimonio immobiliare.

Il Principio di Temporalità come Elemento Decisivo

Il vero punto di svolta della decisione della Cassazione risiede in un elemento fattuale apparentemente semplice: il tempo. L’accertamento fiscale si riferiva all’anno d’imposta 2015. Dalla ricostruzione dei fatti presentata dalla stessa Agenzia delle Entrate, emergeva che i lavori di ristrutturazione dell’edificio erano iniziati nel febbraio 2016 e che i contratti di locazione erano stati stipulati tra il 2018 e il 2019.

Questa discrepanza temporale si è rivelata fatale per la tesi del Fisco.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate basandosi su una motivazione logica e stringente. Per poter qualificare un reddito come reddito d’impresa in un determinato periodo d’imposta, è necessario che l’attività commerciale sia stata effettivamente svolta in quel periodo. L’abitualità e la stabilità dell’attività devono essere valutate con riferimento all’anno oggetto di accertamento.

Nel caso di specie, tutte le attività contestate (ristrutturazione e locazione), che secondo il Fisco avrebbero dovuto configurare l’impresa, si erano verificate in anni successivi al 2015. Pertanto, erano del tutto irrilevanti per determinare la natura del reddito del contribuente per quell’anno. La Corte ha concluso che, essendo l’attività collocata temporalmente al di fuori del periodo d’imposta in esame, il ricorso dell’Agenzia doveva essere respinto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti insegnamenti pratici. In primo luogo, ribadisce che la qualifica di imprenditore ai fini fiscali è più ampia di quella civilistica e si fonda sulla professionalità e abitualità dell’attività. In secondo luogo, e in modo decisivo per il caso in esame, stabilisce che la valutazione di tale attività deve essere strettamente ancorata al periodo d’imposta oggetto di verifica. Attività future, anche se programmate, non possono retroagire per modificare la natura di un reddito percepito in passato. La distinzione tra gestione del patrimonio e attività d’impresa rimane una questione di fatto, ma deve essere sempre analizzata all’interno del corretto perimetro temporale.

Affittare un immobile ristrutturato è sempre considerato un’attività che produce reddito d’impresa?
No. Secondo la Corte, la mera locazione di immobili a terzi, anche se ristrutturati, non è di per sé sufficiente a integrare l’esercizio di un’impresa commerciale. È necessario valutare se l’attività trascende la semplice gestione del patrimonio immobiliare, ad esempio attraverso la fornitura di servizi aggiuntivi.

Qual è la differenza tra la nozione di imprenditore nel diritto civile e in quello tributario secondo la Corte?
La nozione tributaria di impresa è più ampia di quella civilistica. Mentre il diritto civile richiede un’organizzazione di mezzi (capitale e lavoro), ai fini fiscali è sufficiente l’esercizio per professione abituale, anche se non esclusiva, delle attività commerciali indicate nell’art. 2195 c.c., a prescindere dal requisito organizzativo.

Perché le attività di ristrutturazione e locazione non sono state considerate rilevanti per l’anno d’imposta 2015?
Perché si sono svolte in un periodo successivo. L’ordinanza chiarisce che la ristrutturazione è iniziata nel 2016 e le locazioni sono state stipulate tra il 2018 e il 2019. Poiché l’accertamento fiscale riguardava l’anno 2015, tali attività si collocano temporalmente al di fuori del periodo d’imposta oggetto di verifica e sono quindi irrilevanti per qualificare il reddito di quell’anno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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