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Reddito di partecipazione: la responsabilità dell’ex socio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex socio di una SRL a cui era stato notificato un avviso di accertamento per un maggior reddito di partecipazione. Il contribuente sosteneva la violazione del diritto di difesa, non potendo più accedere alla documentazione sociale. La Corte ha stabilito che la responsabilità fiscale è legata allo status di socio nell’anno d’imposta in contestazione (2013), non al momento della notifica dell’atto, confermando così la presunzione di distribuzione degli utili.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Reddito di Partecipazione: L’Ex Socio Risponde Anche Dopo l’Addio alla Società?

Uscire da una compagine societaria non significa necessariamente chiudere tutti i conti con il passato, specialmente quando si tratta di questioni fiscali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale riguardo al reddito di partecipazione di un ex socio di una SRL, stabilendo che la responsabilità per gli utili presunti non si estingue con la cessione delle quote. Questo caso offre spunti cruciali sulla presunzione di distribuzione degli utili nelle società a base ristretta e sui doveri che persistono anche dopo la fine del rapporto societario.

I Fatti del Caso: La Controversia Fiscale dell’Ex Socio

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un contribuente per un maggior IRPEF relativo all’anno 2013. L’Amministrazione Finanziaria contestava un maggior reddito di partecipazione derivante dalla sua qualità di socio di una SRL a base ristretta. L’accertamento scaturiva dal disconoscimento di alcuni costi sostenuti dalla società, ritenuti afferenti a operazioni commerciali oggettivamente inesistenti.

L’aumento del reddito imponibile della società si traduceva, per presunzione, in una maggiore distribuzione di utili ai soci. Il contribuente aveva impugnato l’atto, ottenendo inizialmente una vittoria in primo grado (CTP), poiché l’Agenzia non era riuscita a provare la corretta notifica dell’avviso di accertamento presupposto alla società. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva ribaltato la decisione, confermando la validità dell’atto impositivo nei confronti del socio, una volta che l’Agenzia aveva dimostrato la regolare notifica alla società.

La Difesa del Contribuente e il Ricorso in Cassazione

Il contribuente ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il suo ricorso su un punto principale: la violazione del suo diritto di difesa. Egli sosteneva che, al momento della notifica dell’avviso di accertamento (avvenuta nel 2018), non era più socio della SRL. Di conseguenza, non aveva più accesso alla documentazione contabile e societaria e si trovava nell’impossibilità oggettiva di dimostrare l’infondatezza delle contestazioni mosse alla società, dalle quali derivava il suo presunto maggior reddito di partecipazione.

In sostanza, la sua tesi era che non si potesse pretendere da un ex socio una prova che solo la società, alla quale non apparteneva più, avrebbe potuto fornire. Chiedeva quindi alla Suprema Corte di riconoscere che questa condizione ledeva il suo diritto a un’efficace difesa.

La Decisione della Cassazione sul Reddito di Partecipazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo le argomentazioni del contribuente. La decisione si fonda su una distinzione temporale cruciale: ciò che rileva ai fini fiscali non è la qualifica di socio al momento della notifica dell’accertamento, ma la qualifica di socio durante l’anno d’imposta oggetto di contestazione.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il ricorso era formulato in modo improprio, contestando un vizio di motivazione senza specificare chiaramente quale fosse il ‘fatto’ decisivo che la CTR avrebbe omesso di esaminare. Anche interpretando che tale ‘fatto’ fosse la sua condizione di ex socio al momento della notifica, i giudici hanno ritenuto tale circostanza irrilevante. La presunzione di distribuzione di redditi occulti si applica all’anno in cui tali redditi sono stati prodotti (il 2013) e ai soggetti che in quell’anno erano soci. Il fatto che il contribuente avesse ceduto le sue quote successivamente non incide sulla legittimità dell’accertamento relativo al periodo in cui era a tutti gli effetti parte della compagine sociale e, quindi, potenziale beneficiario degli utili non dichiarati.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che il ricorrente non aveva dimostrato di aver sollevato questa specifica critica nel secondo grado di giudizio, rendendo il motivo di ricorso comunque inammissibile per ragioni procedurali. L’onere di contestare nel merito l’accertamento societario, da cui deriva quello individuale, rimane, e la successiva perdita dello status di socio non costituisce una causa di forza maggiore che paralizza l’azione del Fisco.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio consolidato e di grande importanza pratica: la responsabilità fiscale per il reddito di partecipazione è ancorata al periodo d’imposta in cui si è maturato il diritto agli utili. La cessione delle quote societarie non ‘cancella’ le potenziali passività fiscali relative agli anni di partecipazione. Per gli ex soci di SRL a base ristretta, ciò significa che è fondamentale assicurarsi della correttezza della gestione contabile e fiscale della società per tutto il periodo di permanenza, poiché le conseguenze di eventuali irregolarità possono manifestarsi anche anni dopo l’uscita dalla società, senza che la successiva impossibilità di accedere ai documenti possa essere usata come scudo difensivo decisivo.

Un ex socio di una SRL può essere ritenuto responsabile per un maggior reddito di partecipazione relativo a un anno in cui era ancora socio?
Sì. Secondo la Corte, la responsabilità fiscale è legata allo status di socio nell’anno d’imposta contestato, non al momento in cui viene notificato l’atto di accertamento. Il fatto di aver lasciato la società non estingue le passività fiscali maturate in precedenza.

L’impossibilità per un ex socio di accedere alla documentazione societaria costituisce una valida difesa contro un accertamento fiscale?
No, in questo caso la Corte ha ritenuto tale circostanza non decisiva. La presunzione di distribuzione degli utili in una SRL a base ristretta si riferisce al periodo in cui la persona era socia, e l’onere di contestare l’accertamento nel merito rimane, nonostante le difficoltà pratiche.

Cosa accade se un ricorso per cassazione contesta un vizio di motivazione in modo generico?
Se il ricorso non indica analiticamente il ‘fatto’ controverso e decisivo che il giudice precedente avrebbe omesso di esaminare, viene dichiarato inammissibile per motivi procedurali. La contestazione deve essere specifica e puntuale per poter essere valutata dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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