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Recupero aiuti di stato: sì all’accertamento plurimo

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di recupero degli aiuti di Stato, imposto dal diritto dell’Unione Europea, prevale sul principio nazionale che vieta gli accertamenti fiscali ripetuti per la stessa annualità. Nel caso specifico, un’azienda aveva beneficiato di un’agevolazione IRAP superando la soglia ‘de minimis’. L’Agenzia delle Entrate aveva prima emesso un accertamento parziale e poi un secondo per recuperare l’intero importo. La Corte ha ritenuto legittimo il secondo accertamento, disapplicando la norma interna (art. 41-bis, d.p.r. 600/1973) per garantire l’effettività del diritto comunitario e ripristinare la concorrenza.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Recupero Aiuti di Stato: La Legge UE Prevale sul Fisco Nazionale

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nei rapporti tra ordinamento nazionale e diritto dell’Unione Europea: la necessità del recupero degli aiuti di Stato illegittimi prevale sulle norme procedurali interne, anche quelle poste a tutela del contribuente. La decisione chiarisce che il divieto di emettere accertamenti fiscali frazionati non può ostacolare l’obbligo di ripristinare la concorrenza alterata da un beneficio fiscale indebito.

I Fatti del Caso: Un Beneficio Fiscale Conteso

Una società operante in Sicilia aveva usufruito di un’agevolazione sull’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP), prevista da una legge regionale. Tale beneficio era tuttavia subordinato al rispetto dei limiti “de minimis” stabiliti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato. L’Agenzia delle Entrate, accertato il superamento di tale soglia per l’anno d’imposta 2006, aveva inizialmente emesso un primo avviso di accertamento per recuperare solo la parte dell’aiuto eccedente il limite consentito. Successivamente, si era resa conto che il superamento della soglia rendeva illegittimo l’intero beneficio e non solo l’eccedenza. Per questo motivo, aveva notificato un secondo avviso di accertamento per recuperare la restante parte dell’aiuto. La società contribuente ha impugnato quest’ultimo atto, sostenendo che violasse il principio di unicità dell’accertamento fiscale.

Il Divieto di Accertamenti Frazionati e il Recupero Aiuti di Stato

Il contribuente ha basato la sua difesa sull’articolo 41-bis del D.P.R. 600/1973, una norma che, in linea di principio, vieta all’amministrazione finanziaria di procedere a più accertamenti per lo stesso periodo d’imposta basandosi sugli stessi elementi già a sua disposizione. Questa regola mira a garantire la certezza del diritto e il diritto di difesa del contribuente, evitando che quest’ultimo sia soggetto a ripetute contestazioni fiscali. Tuttavia, questo principio nazionale si è scontrato con un obbligo di rango superiore: quello derivante dal diritto dell’Unione Europea di neutralizzare gli effetti degli aiuti di Stato concessi illegalmente. La Commissione Europea aveva infatti chiarito che aiuti come quello in questione, se non rientranti nei limiti “de minimis”, sono incompatibili con il mercato interno.

La Decisione della Cassazione: La Disapplicazione della Norma Interna

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale. Ha stabilito che il giudice nazionale, di fronte a un conflitto tra una norma interna e un obbligo comunitario, deve disapplicare la prima per garantire l’effettività del diritto dell’Unione. Il principio di primazia del diritto UE, infatti, si estende anche alle decisioni della Commissione in materia di aiuti di Stato.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che il recupero degli aiuti di Stato non è una semplice questione fiscale interna, ma un’esigenza fondamentale per ripristinare la parità di condizioni competitive nel mercato unico. L’obbligo di recupero è imperativo e non può essere ostacolato da norme procedurali nazionali, quali il divieto di accertamenti frazionati, la decadenza o persino il giudicato nazionale. La Corte ha inoltre precisato un punto fondamentale riguardo alla soglia “de minimis”: non si tratta di una franchigia, superata la quale si recupera solo l’eccedenza. Al contrario, è una soglia di rilevanza: il suo superamento rende l’intero aiuto illegittimo fin dall’origine e ne impone il recupero integrale. Infine, i giudici hanno escluso che il contribuente potesse invocare il legittimo affidamento, poiché un’impresa diligente è tenuta a verificare la conformità degli aiuti ricevuti con la normativa europea.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un chiaro principio di diritto: per ottemperare agli obblighi comunitari di neutralizzazione degli aiuti di Stato, il giudice nazionale deve disapplicare la disposizione dell’art. 41-bis del D.P.R. 600/1973. Ciò significa che l’amministrazione finanziaria è legittimata a procedere a un recupero anche frazionato dell’aiuto, purché l’obiettivo finale sia il pieno rispetto della normativa europea. Per le imprese, questa decisione sottolinea l’importanza di una rigorosa verifica della compatibilità di qualsiasi agevolazione fiscale o contributo pubblico con le complesse regole europee sugli aiuti di Stato, poiché le tutele procedurali interne possono rivelarsi inefficaci di fronte all’obbligo di recupero.

L’amministrazione finanziaria può emettere un secondo avviso di accertamento per lo stesso periodo d’imposta per recuperare aiuti di Stato?
Sì, può farlo. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di recuperare aiuti di Stato illegali, derivante dal diritto dell’Unione Europea, prevale sul principio nazionale che vieta gli accertamenti fiscali frazionati.

Se un’impresa supera la soglia ‘de minimis’ per un aiuto di Stato, deve restituire solo l’eccedenza?
No. La soglia ‘de minimis’ non è una franchigia, ma una soglia di rilevanza. Il suo superamento comporta l’illegittimità dell’intero importo dell’aiuto, che deve quindi essere restituito per intero, non solo per la parte che eccede la soglia.

Un contribuente può opporsi al recupero di un aiuto di Stato invocando il principio del legittimo affidamento?
Di norma no. La Corte ha chiarito che un’impresa diligente ha il dovere di accertarsi che un aiuto ricevuto sia stato regolarmente notificato e approvato secondo le norme comunitarie. In assenza di ciò, non può vantare un legittimo affidamento per impedire il recupero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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