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Reclamo-mediazione: la Cassazione e l’incostituzionalità

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di una società, annullando la decisione di merito che aveva dichiarato inammissibile l’appello per mancato rispetto della procedura di reclamo-mediazione. La Corte ha ribadito che la norma che prevedeva l’inammissibilità è stata dichiarata incostituzionale, con effetti retroattivi sui giudizi non ancora definiti, rendendo irrilevante la mancata attesa dei 90 giorni prima della costituzione in giudizio.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Reclamo-mediazione: La Cassazione Annulla Sentenza per Applicazione di Norma Incostituzionale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nel contenzioso tributario: le norme dichiarate incostituzionali perdono efficacia sin dalla loro origine. Il caso analizzato riguarda l’istituto del reclamo-mediazione e la sanzione dell’inammissibilità del ricorso, abrogata dalla Corte Costituzionale. Questa decisione chiarisce come la pronuncia di incostituzionalità influenzi i processi in corso, garantendo il diritto di difesa del contribuente.

I Fatti del Caso

Una società unipersonale ha ricevuto un avviso di accertamento per imposte dirette e IVA relative all’anno 2006. L’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di alcuni costi, sostenendo che derivassero da fatture per operazioni oggettivamente inesistenti.
La società ha impugnato l’atto e la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) le ha dato ragione. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha proposto appello e la Commissione Tributaria Regionale (CTR) della Toscana ha ribaltato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso originario del contribuente.

La Questione del Reclamo-Mediazione e l’Inammissibilità

La CTR ha fondato la sua decisione su un vizio procedurale. Secondo i giudici d’appello, la società non aveva rispettato la procedura di reclamo-mediazione prevista dall’art. 17-bis del D.Lgs. 546/1992, nella versione all’epoca vigente (ratione temporis).
La norma imponeva, come condizione di ammissibilità del ricorso, la presentazione di un reclamo preliminare all’Agenzia delle Entrate, finalizzato a una possibile mediazione. Il contribuente doveva attendere 90 giorni prima di potersi costituire in giudizio. Nel caso di specie, la società aveva depositato un atto definito “ricorso-reclamo” e si era costituita in giudizio contestualmente, senza attendere il decorso del termine. Per la CTR, questo comportamento comportava l’inammissibilità insanabile del ricorso.

Le Motivazioni della Cassazione

La società ha impugnato la sentenza della CTR dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo la violazione e falsa applicazione dell’art. 17-bis. Il motivo del ricorso era semplice ma decisivo: la norma che prevedeva l’inammissibilità del ricorso era stata dichiarata costituzionalmente illegittima dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 98 del 2014.
La Cassazione ha ritenuto il motivo fondato. Gli Ermellini hanno spiegato che la dichiarazione di illegittimità costituzionale ha un effetto retroattivo: la norma si considera come mai esistita, eccetto per i rapporti giuridici già esauriti (cioè le sentenze passate in giudicato).
Poiché il giudizio in questione non era ancora definito, la pronuncia della Consulta doveva essere applicata. Di conseguenza, l’omessa presentazione del reclamo o la costituzione in giudizio prima dei 90 giorni non potevano più essere considerate cause di inammissibilità. Il comportamento del ricorrente era, pertanto, diventato irrilevante ai fini della procedibilità dell’azione legale.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia tributaria di secondo grado della Toscana. Quest’ultima, in diversa composizione, dovrà ora esaminare il merito della controversia, ovvero la legittimità dell’avviso di accertamento, e decidere anche sulle spese legali del giudizio di legittimità.
Questa ordinanza conferma che gli effetti di una dichiarazione di incostituzionalità si estendono a tutti i processi pendenti, ripristinando il diritto del contribuente a ottenere una decisione nel merito, anche in presenza di vizi procedurali basati su norme che sono state espunte dall’ordinamento giuridico.

Perché il ricorso della società era stato dichiarato inammissibile in appello?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Commissione Tributaria Regionale perché la società si era costituita in giudizio immediatamente dopo aver presentato il ricorso, senza attendere il termine di 90 giorni previsto dalla procedura di reclamo-mediazione, all’epoca obbligatoria a pena di inammissibilità.

Qual è stato il motivo principale per cui la Cassazione ha annullato la sentenza di appello?
La Cassazione ha annullato la sentenza perché la norma che sanciva l’inammissibilità del ricorso (art. 17-bis, comma 2, D.Lgs. 546/1992 nel testo originario) è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 98/2014.

Qual è l’effetto di una dichiarazione di incostituzionalità sui processi in corso?
Una dichiarazione di incostituzionalità ha effetto retroattivo, il che significa che la norma annullata si considera come mai esistita fin dall’origine. Tale effetto si applica a tutti i rapporti giuridici non ancora esauriti, come i processi pendenti, rendendo la norma inapplicabile da parte del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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