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Rateizzazione debito: quando interrompe la prescrizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9074/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di prescrizione e rateizzazione debito. Il caso riguardava un’agenzia di riscossione che si era vista negare parte di un credito in una procedura fallimentare per intervenuta prescrizione. La Corte ha chiarito che la presentazione di una domanda di rateizzazione costituisce un riconoscimento del debito, idoneo a interrompere la prescrizione. Crucialmente, ha affermato che per provare tale interruzione è sufficiente produrre in giudizio il provvedimento di accoglimento della rateizzazione, poiché esso presuppone necessariamente una richiesta da parte del debitore. La Corte ha cassato la decisione del tribunale, che aveva erroneamente ritenuto indispensabile la produzione della domanda originale.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rateizzazione Debito: l’Accoglimento Basta a Interrompere la Prescrizione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza pratica: l’efficacia della rateizzazione debito ai fini dell’interruzione della prescrizione. La Suprema Corte ha stabilito che la produzione in giudizio del solo provvedimento di accoglimento di un’istanza di rateizzazione è sufficiente a dimostrare il riconoscimento del debito da parte del debitore, interrompendo così il decorso del termine prescrizionale.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla domanda di ammissione al passivo di un fallimento presentata da un’Agenzia di Riscossione. Il giudice delegato aveva ammesso solo parzialmente il credito, escludendo una parte significativa per intervenuta prescrizione quinquennale, su eccezione del curatore fallimentare.
L’Agenzia proponeva opposizione, sostenendo di aver compiuto atti interruttivi della prescrizione, tra cui la notifica di intimazioni di pagamento e, soprattutto, l’accoglimento di un’istanza di rateizzazione presentata dalla società poi fallita. Il Tribunale respingeva l’opposizione, ritenendo che la documentazione prodotta non fosse sufficiente. In particolare, secondo il giudice di merito, la sola produzione del provvedimento di accoglimento della rateizzazione non permetteva di verificare il contenuto della domanda e, di conseguenza, la sua idoneità a configurare un riconoscimento del debito.

La Decisione della Corte

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha cassato la decisione del Tribunale, accogliendo i motivi di ricorso dell’Agenzia relativi all’efficacia interruttiva dell’istanza di rateizzazione. La Corte ha rigettato invece i motivi con cui si contestava al Tribunale di essere andato ‘oltre le richieste’ (vizio di ultrapetizione) nell’esaminare d’ufficio la completezza della prova, ribadendo che la verifica dei presupposti di un’eccezione rientra nei poteri del giudice.
Il cuore della decisione, però, risiede nell’analisi degli effetti legati alla richiesta di un piano di rientro.

Le Motivazioni sulla rateizzazione debito e l’interruzione della prescrizione

La Suprema Corte ha sviluppato un ragionamento logico e giuridicamente impeccabile. L’articolo 2944 del codice civile stabilisce che la prescrizione è interrotta dal riconoscimento del diritto da parte di colui contro il quale il diritto stesso può essere fatto valere. La richiesta di rateizzare un debito, per sua stessa natura, implica un riconoscimento dell’esistenza e dell’ammontare di quel debito.
Il punto controverso era la prova di tale riconoscimento. Il Tribunale aveva adottato un approccio formalistico, pretendendo la produzione della domanda di rateizzazione. La Cassazione, al contrario, ha seguito un principio di presunzione logica: un provvedimento che accoglie una richiesta di rateizzazione debito non può esistere se non è stato preceduto da una domanda in tal senso da parte del debitore. L’agente della riscossione non potrebbe mai concedere d’ufficio una rateizzazione senza o contro la volontà del contribuente.
Di conseguenza, l’accoglimento dell’istanza è di per sé una prova sufficiente che una domanda è stata presentata e che, con essa, il debitore ha riconosciuto il proprio debito, con l’effetto di interrompere il decorso della prescrizione. Pretendere la produzione della domanda originale sarebbe un onere probatorio eccessivo e illogico.
Inoltre, la Corte ha accolto anche il motivo relativo all’omessa motivazione su una delle cartelle di pagamento oggetto della controversia, rilevando come il Tribunale non avesse speso una sola parola per giustificare il rigetto su quel punto specifico.

Le Conclusioni

La pronuncia ha importanti implicazioni pratiche. Per i creditori, in particolare per gli enti di riscossione, viene semplificato l’onere della prova in giudizio. Non sarà più necessario recuperare e produrre l’istanza originale di rateizzazione, ma sarà sufficiente dimostrare che tale istanza è stata accolta. Per i debitori, invece, la sentenza serve da monito: chiedere e ottenere una rateizzazione è un atto formale che ha conseguenze giuridiche precise, la più importante delle quali è ‘azzerare’ il tempo trascorso ai fini della prescrizione, che ricomincerà a decorrere da capo.

La richiesta di rateizzazione di un debito interrompe la prescrizione?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, chiedere di rateizzare un debito implica un riconoscimento del diritto del creditore, un atto che, ai sensi dell’art. 2944 del codice civile, interrompe il termine di prescrizione.

Per provare l’interruzione della prescrizione, è necessario produrre in giudizio la domanda di rateizzazione o basta il provvedimento di accoglimento?
È sufficiente produrre il provvedimento di accoglimento dell’istanza. La Corte ha stabilito che tale provvedimento rende presumibile l’esistenza di una domanda da parte del debitore e, di conseguenza, del riconoscimento del debito, senza la necessità di produrre l’istanza originale.

Il giudice può esaminare d’ufficio se un atto è idoneo a interrompere la prescrizione, anche se la controparte non solleva una specifica eccezione su quel punto?
Sì. La Corte ha confermato che l’interruzione della prescrizione è una contro-eccezione in senso lato. Pertanto, il giudice ha il potere e il dovere di verificare d’ufficio, sulla base delle prove acquisite, la sussistenza dei fatti che la integrano, a prescindere da una specifica sollecitazione della parte interessata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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