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Rappresentante doganale indiretto: la sua responsabilità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7830/2024, ha chiarito la portata della responsabilità del rappresentante doganale indiretto. In caso di dichiarazioni errate fornite dall’importatore, non è sufficiente per il rappresentante invocare la buona fede o l’aver seguito le istruzioni ricevute. Spetta al professionista dimostrare di aver agito con la diligenza qualificata richiesta dal suo ruolo, che include un dovere di verifica delle informazioni. La Corte ha ribaltato la decisione di merito, affermando che l’onere della prova dell’assenza di colpa grava sul rappresentante doganale e non sull’amministrazione finanziaria.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità del Rappresentante Doganale Indiretto: La Cassazione Chiarisce

L’ordinanza n. 7830 del 22 marzo 2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla figura del rappresentante doganale indiretto e sulla sua responsabilità in caso di dichiarazioni non corrette. La decisione sottolinea come la diligenza professionale di questo operatore non possa limitarsi a una mera esecuzione delle istruzioni del cliente importatore, ma imponga un ruolo attivo di controllo e verifica, con significative conseguenze in termini di onere della prova.

I Fatti del Caso: Una Dichiarazione Doganale Contesa

Il caso ha origine da sanzioni irrogate dall’Agenzia delle Dogane a una società di spedizioni che operava come rappresentante doganale indiretto per conto di una società importatrice di calzature dalla Cina. Le sanzioni erano scaturite da dati errati presenti nelle dichiarazioni di importazione.

La società di spedizioni si era difesa sostenendo di aver agito con la dovuta diligenza professionale e di essersi semplicemente attenuta alle informazioni fornitele dall’importatore, senza essere a conoscenza, né potendolo ragionevolmente essere, della loro non correttezza. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano accolto questa tesi, annullando le sanzioni e ritenendo che l’Amministrazione finanziaria non avesse provato la colpevolezza del rappresentante.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’Agenzia delle Dogane ha impugnato la decisione di secondo grado dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione delle norme sull’onere della prova e sulla responsabilità del rappresentante doganale. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza e rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame.

Il principio cardine affermato dalla Corte è che il rappresentante doganale indiretto non è un semplice nuncius (un messaggero) dell’importatore, ma un professionista che assume un’obbligazione propria nei confronti dell’Erario. Pertanto, su di lui grava un preciso onere di diligenza qualificata.

Le Motivazioni della Sentenza: Oltre la Semplice Buona Fede

La Corte ha smontato la decisione dei giudici di merito basandosi su due argomenti fondamentali, che ridefiniscono i contorni della responsabilità di questa figura professionale.

L’Onere della Prova a Carico del Professionista

Il primo punto cruciale riguarda l’inversione dell’onere della prova. Contrariamente a quanto stabilito dalla Commissione Regionale, non spetta all’Agenzia Fiscale dimostrare che il rappresentante doganale indiretto ‘sapeva o doveva sapere’ della falsità dei dati. Al contrario, in base ai principi generali in materia di sanzioni amministrative, una volta che l’autorità ha contestato la violazione, è il trasgressore (in questo caso, il rappresentante) a dover fornire la prova liberatoria dell’assenza di colpa. Egli deve dimostrare attivamente di aver agito con la scrupolosa osservanza dei suoi doveri professionali, inclusi quelli di informazione e verifica.

La Diligenza del Rappresentante Doganale Indiretto non è quella di un Mero Esecutore

Il secondo argomento, strettamente collegato al primo, definisce il contenuto della diligenza richiesta. La Corte chiarisce che il rappresentante doganale indiretto non può limitarsi a recepire passivamente le istruzioni e i dati forniti dal cliente. Il suo status professionale impone un dovere di diligenza che va oltre i semplici rapporti con il mandante e si estende alla tutela degli interessi dell’Erario.

Questa ‘diligenza qualificata’, da valutarsi ai sensi dell’art. 1176, comma 2, del codice civile, implica un obbligo di attenta verifica dell’esattezza dei dati dichiarati, in quanto strumentali al corretto espletamento del proprio incarico. La mera osservanza delle istruzioni ricevute, quindi, non è sufficiente a provare l’assenza di colpa e a escludere la responsabilità per le sanzioni.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Operatori del Settore

L’ordinanza ha conseguenze significative per tutti gli operatori che agiscono come rappresentanti doganali indiretti. La decisione rafforza la loro posizione come professionisti dotati di specifiche competenze e responsabilità, allontanandoli dalla figura di meri intermediari passivi. Per evitare di incorrere in sanzioni, questi operatori devono adottare procedure interne rigorose per la verifica delle informazioni fornite dai loro clienti, documentando accuratamente ogni passaggio. La semplice fiducia nel mandante non costituisce più uno scudo sufficiente: è necessario dimostrare di aver esercitato un controllo attivo e professionale sui dati oggetto della dichiarazione doganale.

Su chi ricade l’onere di provare l’assenza di colpa in una dichiarazione doganale errata?
L’onere di provare l’assenza di colpa grava sul rappresentante doganale indiretto. Una volta che l’amministrazione contesta la violazione, spetta al rappresentante dimostrare di aver agito con la massima diligenza e di non essere incorso in errore per colpa.

Il rappresentante doganale indiretto è responsabile se si limita a seguire le istruzioni dell’importatore?
Sì, può essere ritenuto responsabile. La Corte di Cassazione ha specificato che la mera osservanza delle istruzioni ricevute non è sufficiente a escludere la colpa. Il rappresentante non è un semplice esecutore (nuncius), ma un professionista con un obbligo proprio di diligenza.

Quale livello di diligenza è richiesto al rappresentante doganale indiretto?
È richiesta una ‘diligenza qualificata’, ai sensi dell’art. 1176, comma 2, c.c., commisurata alla natura dell’attività professionale esercitata. Questo implica non solo un obbligo di informazione, ma anche un dovere di attenta verifica dell’esattezza dei dati dichiarati, che sono strumentali al corretto espletamento del suo incarico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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