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Raddoppio termini: quando è legittimo l’accertamento?

Un contribuente contesta un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2007, sostenendo l’illegittimità del “raddoppio termini” in assenza del superamento delle soglie penali. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che per il raddoppio dei termini di accertamento è sufficiente la mera sussistenza di indizi di un reato tributario che comportino l’obbligo di denuncia, a prescindere dall’effettivo superamento delle soglie di punibilità o dall’esito del procedimento penale. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili le altre censure relative alla disciplina transitoria e ai poteri di firma, in quanto questioni nuove non sollevate nei gradi di merito precedenti.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Raddoppio Termini: Basta il Sospetto di Reato

L’istituto del raddoppio termini di accertamento fiscale rappresenta una delle armi più incisive a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria, ma le sue condizioni di applicabilità sono spesso oggetto di contenzioso. Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per l’attivazione del termine più lungo non è necessaria la certezza di un reato o il superamento delle soglie di punibilità, ma è sufficiente l’astratta configurabilità di una fattispecie penalmente rilevante che imponga all’ufficio di presentare denuncia.

I Fatti del Caso

Un contribuente riceveva un avviso di accertamento relativo all’anno d’imposta 2007, notificato nel gennaio 2015, ben oltre i termini ordinari. L’Agenzia delle Entrate contestava un reddito di capitale non dichiarato e delle ritenute indetraibili legate a un presunto falso contratto di lavoro. L’Amministrazione aveva applicato il cosiddetto raddoppio termini, giustificandolo con la sussistenza di indizi di reato tributario (dichiarazione infedele). Il contribuente impugnava l’atto, sostenendo che i termini fossero ormai scaduti, poiché gli importi contestati non superavano le soglie di punibilità previste dalla legge penale. Dopo essere risultato soccombente sia in primo che in secondo grado, il contribuente proponeva ricorso per Cassazione.

Raddoppio Termini e Astratta Configurabilità del Reato

Il motivo principale del ricorso si concentrava sulla presunta erronea applicazione del raddoppio termini. Secondo il ricorrente, senza il superamento delle soglie di rilevanza penale, non poteva esserci l’obbligo di denuncia e, di conseguenza, neanche l’estensione dei termini di accertamento. La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, fornendo un’importante precisazione. I giudici hanno chiarito che il presupposto per il raddoppio termini è legato alla ricorrenza di seri indizi di un reato che facciano sorgere l’obbligo di denuncia penale in capo al pubblico ufficiale (art. 331 c.p.p.). Ciò che rileva è l'”astratta sussistenza di un reato perseguibile d’ufficio”, a prescindere dall’esito del procedimento penale e persino dall’eventuale archiviazione o prescrizione. La ratio della norma è quella di concedere più tempo all’Ufficio per gli accertamenti nei casi più gravi, dove emergono elementi di potenziale rilevanza penale. Pertanto, è irrilevante che, a seguito di indagini successive, le contestazioni si collochino al di sotto delle soglie di punibilità.

La Disciplina Transitoria e le Questioni Inammissibili

Il contribuente sollevava anche altre due questioni. La prima riguardava l’applicazione del regime transitorio introdotto da una serie di riforme legislative che hanno modificato la disciplina del raddoppio termini. La Corte ha rigettato anche questo motivo, specificando che, poiché l’avviso di accertamento era stato notificato prima del 1° settembre 2015, si applicava la precedente e più severa normativa, come previsto dalle disposizioni transitorie. La seconda censura, relativa all’applicabilità del raddoppio alle addizionali regionali e comunali, è stata dichiarata inammissibile perché costituiva una questione nuova, mai sollevata nei precedenti gradi di giudizio. Analogamente, è stata respinta la doglianza sulla validità della sottoscrizione dell’atto, in quanto il contribuente aveva modificato i presupposti della sua eccezione tra il primo grado e l’appello, introducendo di fatto un motivo nuovo e quindi inammissibile.

Le motivazioni

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati. In primo luogo, il raddoppio termini è un istituto procedimentale la cui attivazione dipende dall’obbligo di denuncia penale, che sorge in presenza di indizi di reato, non dalla successiva verifica della fondatezza dell’accusa penale. In secondo luogo, il processo tributario è strutturato per gradi e non consente di introdurre questioni o motivi di doglianza nuovi nei gradi di giudizio successivi al primo. Qualsiasi eccezione, sia essa di merito o procedurale come quella sulla sottoscrizione dell’atto, deve essere chiaramente e completamente formulata sin dal ricorso introduttivo.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma che la soglia per l’applicazione del raddoppio termini è più bassa di quanto comunemente si possa pensare. I contribuenti devono essere consapevoli che la mera presenza di elementi che facciano sospettare un illecito penale può legittimare l’Amministrazione Finanziaria a estendere notevolmente i tempi per l’accertamento. Diventa quindi cruciale, in sede di difesa, sollevare tempestivamente e in modo completo tutte le possibili eccezioni fin dal primo grado di giudizio, poiché le omissioni o i cambiamenti di strategia processuale nei gradi successivi rischiano di essere preclusi, con conseguenze decisive sull’esito della lite.

Quando si applica il raddoppio dei termini di accertamento fiscale?
Si applica quando, durante un’attività di controllo fiscale, emergono seri indizi di un reato tributario che comportano per il pubblico ufficiale l’obbligo di presentare una denuncia penale.

È necessario che l’importo evaso superi le soglie di punibilità penale per il raddoppio dei termini?
No. Secondo la Corte, è sufficiente l’astratta configurabilità di un reato. Il fatto che, a seguito di indagini, gli importi si rivelino inferiori alle soglie di punibilità penale è irrilevante ai fini dell’applicazione dell’estensione dei termini di accertamento.

Posso sollevare una nuova eccezione, come quella sulla firma dell’atto, per la prima volta in appello o in Cassazione?
No. Le questioni giuridiche che implicano accertamenti di fatto non trattate nella sentenza di primo grado e non specificamente sollevate come motivo di appello non possono essere introdotte per la prima volta in Cassazione. Il giudizio di legittimità è vincolato al thema decidendum fissato nei gradi di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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