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Raddoppio termini: Cassazione su IRAP e accertamento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9054/2024, ha stabilito un importante principio in materia di accertamento fiscale. Il caso riguardava una società e un suo socio che avevano impugnato avvisi di accertamento per IRES, IRAP e IVA. La Corte ha chiarito che il raddoppio dei termini per l’accertamento, previsto in caso di reati fiscali, non si applica all’IRAP, poiché le violazioni relative a tale imposta non sono presidiate da sanzioni penali. La sentenza ha inoltre affrontato la legittimità dell’accertamento induttivo e l’ammissibilità delle censure relative alle sanzioni in appello.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Raddoppio Termini: la Cassazione Esclude l’Applicazione all’IRAP

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sul raddoppio dei termini di accertamento fiscale, escludendone l’applicazione all’IRAP. La decisione analizza anche i presupposti per l’utilizzo del metodo induttivo e l’ammissibilità di nuove censure in appello, offrendo spunti di riflessione fondamentali per contribuenti e professionisti del settore.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da due avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società a responsabilità limitata e, di conseguenza, nei confronti di un suo socio per il maggior reddito da partecipazione. Le contestazioni, relative agli anni 2006 e 2007, riguardavano IRES, IRAP e IVA. L’Amministrazione Finanziaria aveva ritenuto la contabilità della società totalmente inattendibile a causa dell’utilizzo di fatture per operazioni considerate oggettivamente inesistenti e di acquisti “in nero” non regolarizzati tramite autofatturazione. Di conseguenza, aveva proceduto alla ricostruzione del reddito con il metodo induttivo “puro”, ai sensi dell’art. 39 del d.P.R. n. 600/73, e aveva applicato il raddoppio dei termini di accertamento per l’annualità 2006.

La Commissione Tributaria Provinciale aveva accolto parzialmente i ricorsi, rideterminando il reddito. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale, in riforma della decisione di primo grado, aveva accolto l’appello incidentale dell’Agenzia, confermando la piena legittimità degli accertamenti. Avverso tale sentenza, sia la società che il socio hanno proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte: Focus sul Raddoppio dei Termini

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente i motivi di ricorso della società, cassando con rinvio la sentenza impugnata. I punti salienti della decisione sono diversi e toccano aspetti procedurali e sostanziali di grande rilevanza.

Inammissibilità della Censura sul Raddoppio Termini per l’IRAP

La Corte ha innanzitutto chiarito che la contestazione relativa all’inapplicabilità del raddoppio dei termini all’IRAP, specificata per la prima volta in appello, non costituiva una domanda nuova. Poiché il contribuente aveva già contestato in primo grado la violazione della norma sul raddoppio, la specificazione in appello era da considerarsi una mera argomentazione difensiva. Questo conferma un principio importante: non ogni precisazione in appello costituisce un’eccezione inammissibile.

L’Applicazione del Metodo Induttivo e le Sanzioni

La Cassazione ha ritenuto legittimo il ricorso al metodo induttivo “puro” da parte dell’Ufficio, dato che le gravi e ripetute irregolarità contabili (operazioni inesistenti e acquisti non documentati) erano tali da inficiare l’intera attendibilità della contabilità. Tuttavia, ha accolto il motivo relativo alla sproporzione delle sanzioni, ritenendo che la Commissione Regionale avesse errato nel dichiarare inammissibile la censura per novità, dato che era già stata sollevata in primo grado.

Le Motivazioni

La parte centrale della pronuncia risiede nelle motivazioni che hanno portato la Suprema Corte a queste conclusioni.

La motivazione fondamentale per escludere l’IRAP dal raddoppio dei termini è di natura normativa. Il raddoppio è legato alla sussistenza di un reato perseguibile d’ufficio che fa sorgere l’obbligo di denuncia penale. La normativa sull’IRAP, a differenza di quella sulle imposte dirette e sull’IVA, non prevede sanzioni penali per le violazioni. Pertanto, mancando il presupposto penale, il termine di accertamento per l’IRAP non può essere raddoppiato. La Corte ha cassato la sentenza d’appello su questo punto specifico, affermando un principio ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità.

Per quanto riguarda il metodo induttivo, la Corte ha ribadito che il suo utilizzo in forma “pura” è giustificato quando le omissioni o le falsità contabili sono così gravi da rendere inutile qualsiasi altro dato contabile, anche se apparentemente regolare. Nel caso di specie, le fatture per operazioni inesistenti e gli acquisti in nero rappresentavano una parte significativa delle operazioni, legittimando la scelta dell’Ufficio di prescindere totalmente dalla contabilità aziendale.

Conclusioni

L’ordinanza n. 9054/2024 offre tre importanti insegnamenti pratici:

1. Limite al Raddoppio dei Termini: Viene confermato in modo netto che il raddoppio dei termini di accertamento non si applica all’IRAP. Questo rappresenta una garanzia fondamentale per i contribuenti, circoscrivendo l’applicazione di una norma eccezionale alle sole imposte per le quali è prevista una rilevanza penale delle violazioni.

2. Difesa in Giudizio: La decisione sottolinea l’importanza di articolare tutte le contestazioni, anche in forma generale, sin dal primo grado di giudizio. Una censura generica può essere poi specificata in appello senza incorrere nel divieto di domande nuove.

3. Onere della Prova: Nei casi di accertamento induttivo basato su operazioni inesistenti, spetta al contribuente fornire la prova contraria, dimostrando l’effettività delle operazioni contestate. La sola esibizione della fattura o la regolarità formale dei pagamenti non è sufficiente a superare le presunzioni dell’Amministrazione Finanziaria.

Il raddoppio dei termini di accertamento fiscale si applica anche all’IRAP?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non si applica. La motivazione risiede nel fatto che il raddoppio è legato alla presenza di indizi di un reato fiscale, ma le violazioni relative alla normativa IRAP non sono presidiate da sanzioni penali.

Quando l’Agenzia delle Entrate può legittimamente utilizzare il metodo di accertamento induttivo puro?
L’Amministrazione Finanziaria può utilizzare il metodo induttivo puro (prescindendo totalmente dalle scritture contabili) quando le omissioni o le false indicazioni sono così gravi, numerose e ripetute da compromettere l’intera attendibilità della contabilità, come nel caso di utilizzo di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti.

Contestare per la prima volta in appello l’inapplicabilità del raddoppio dei termini all’IRAP è considerato una domanda nuova?
No, non è considerata una domanda nuova e inammissibile se nel ricorso di primo grado era già stata contestata, anche in modo generico, la violazione della norma sul raddoppio dei termini. La specificazione in appello costituisce una mera argomentazione difensiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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