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Raddoppio termini accertamento: sì alla retroattività

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2865/2024, ha stabilito che il raddoppio dei termini di accertamento per capitali detenuti all’estero, introdotto nel 2009, ha natura procedurale e si applica retroattivamente. Il caso riguardava un contribuente sanzionato per omessa dichiarazione di disponibilità finanziarie in Svizzera per gli anni 2008-2009. La Corte ha chiarito che, essendo una norma procedurale, si applica il principio ‘tempus regit actum’, legittimando l’operato dell’Agenzia delle Entrate anche per annualità precedenti all’entrata in vigore della legge.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Raddoppio Termini Accertamento: La Cassazione Conferma la Retroattività per i Capitali Esteri

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 2865 del 31 gennaio 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale in materia di raddoppio termini accertamento fiscale per le attività finanziarie detenute all’estero. La Corte ha stabilito che la norma che estende i termini per l’accertamento in caso di violazioni relative a Paesi a fiscalità privilegiata ha natura procedurale e, pertanto, si applica anche ai periodi d’imposta precedenti alla sua entrata in vigore. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza per il contrasto all’evasione fiscale internazionale.

I Fatti del Caso: L’Origine della Controversia

Il caso trae origine da un atto di irrogazione sanzioni emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una contribuente per l’omessa dichiarazione, nel quadro RW, di disponibilità finanziarie detenute presso un istituto di credito svizzero per gli anni 2008 e 2009. Le informazioni erano state acquisite dall’Amministrazione finanziaria italiana tramite le autorità francesi e provenivano dalla cosiddetta “lista Falciani”.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alla contribuente, annullando l’atto. I giudici di merito avevano ritenuto che l’Amministrazione finanziaria fosse decaduta dal proprio potere impositivo, sostenendo l’inapplicabilità retroattiva della norma sul raddoppio termini accertamento (art. 12, comma 2-bis, del D.L. n. 78/2009), entrata in vigore solo il 1° luglio 2009.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Raddoppio dei Termini

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la decisione regionale, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. Con l’unico motivo di ricorso, ha lamentato la violazione dell’art. 12, comma 2-bis, del D.L. 78/2009.

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Piemonte. Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra la natura delle diverse disposizioni contenute nell’articolo 12.

Distinzione tra Norme Sostanziali e Procedimentali

La Cassazione ha ribadito un principio ormai consolidato: la presunzione legale di evasione stabilita dal comma 2 dell’art. 12 (secondo cui gli investimenti in paradisi fiscali si presumono costituiti con redditi sottratti a tassazione) ha natura sostanziale. In quanto tale, non può avere efficacia retroattiva e si applica solo ai periodi d’imposta successivi alla sua entrata in vigore.

Al contrario, le previsioni contenute nei commi 2-bis e 2-ter dello stesso articolo, che raddoppiano i termini di decadenza per l’accertamento e la contestazione delle sanzioni, hanno natura puramente procedimentale. Queste norme non incidono sulla definizione del presupposto impositivo, ma regolano esclusivamente i tempi dell’azione amministrativa.

Le Motivazioni: Il Principio “Tempus Regit Actum”

In virtù della loro natura procedimentale, le norme sul raddoppio termini accertamento soggiacciono al principio “tempus regit actum”. Questo brocardo latino significa che l’azione amministrativa è disciplinata dalla legge in vigore nel momento in cui viene compiuta, e non necessariamente da quella in vigore nel periodo d’imposta oggetto di verifica. Di conseguenza, la Corte ha affermato che il raddoppio dei termini si applica anche per i periodi d’imposta precedenti al 1° luglio 2009, a condizione che l’azione di accertamento riguardi la sottrazione a tassazione di redditi esportati in Stati o territori a regime fiscale privilegiato. Pertanto, nel caso di specie, l’atto emesso dall’Agenzia delle Entrate doveva considerarsi tempestivo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza n. 2865/2024 rafforza gli strumenti a disposizione dell’Amministrazione finanziaria per combattere l’evasione fiscale legata a capitali illecitamente detenuti all’estero. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Certezza Giuridica: Viene consolidato l’orientamento secondo cui il raddoppio termini accertamento è una norma procedurale ad applicazione estesa, fornendo un quadro normativo più chiaro per l’azione di controllo.
2. Efficacia dell’Azione Amministrativa: L’Agenzia delle Entrate può legittimamente avvalersi di un arco temporale più lungo per notificare avvisi di accertamento e atti sanzionatori relativi a violazioni commesse anche prima del 2009, purché i termini ordinari non fossero già scaduti all’entrata in vigore della nuova disciplina.
3. Tutela del Contribuente: La Corte ha comunque salvaguardato il diritto di difesa del contribuente, confermando che la presunzione di evasione (norma sostanziale) non è retroattiva, lasciando quindi inalterato l’onere probatorio per le annualità più remote.

La norma sul raddoppio dei termini di accertamento per capitali all’estero è retroattiva?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la norma ha natura procedurale e non sostanziale. Pertanto, in base al principio ‘tempus regit actum’, si applica anche ai periodi d’imposta precedenti alla sua entrata in vigore, a condizione che i termini ordinari non fossero già scaduti.

Qual è la differenza tra la presunzione di evasione e il raddoppio dei termini secondo la Corte?
La presunzione di evasione (art. 12, c. 2, D.L. 78/2009) è una norma sostanziale che incide sulla prova e non è retroattiva. Il raddoppio dei termini (art. 12, c. 2-bis e 2-ter) è invece una norma procedimentale che regola solo i tempi dell’azione amministrativa e, come tale, ha efficacia anche per il passato.

Questa sentenza si applica anche agli accertamenti basati su dati come la ‘lista Falciani’?
Sì. La sentenza riguarda proprio un caso scaturito da informazioni provenienti da tale lista. La Corte stabilisce che il raddoppio dei termini è applicabile ogni qualvolta venga in rilievo la sottrazione alla tassazione di redditi esportati in Paesi a fiscalità privilegiata, indipendentemente dalla fonte dei dati che hanno originato l’accertamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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