LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Raddoppio termini accertamento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17233/2025, ha stabilito che il raddoppio dei termini di accertamento fiscale è legittimo quando sussiste l’obbligo di denuncia penale per reati tributari, a prescindere dall’effettiva presentazione della denuncia o dall’esito del processo penale. La Corte ha chiarito che tale principio non si applica all’IRAP. Il caso riguardava un avviso di accertamento per IRES e IRAP emesso oltre i termini ordinari, che i giudici di merito avevano annullato. La Cassazione ha cassato la sentenza di secondo grado, rinviando la causa per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Raddoppio Termini Accertamento: Quando è Legittimo? Chiarimenti dalla Cassazione

Il tema del raddoppio dei termini di accertamento fiscale è da sempre al centro di un acceso dibattito tra Fisco e contribuenti. Si tratta di una norma che consente all’Amministrazione Finanziaria di estendere notevolmente il periodo a sua disposizione per contestare le dichiarazioni dei redditi in presenza di indizi di reati tributari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 17233 del 2025, offre un’importante sintesi dei principi che governano questa delicata materia, stabilendo paletti precisi sulla sua applicabilità.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento per IRES e IRAP relativo all’anno d’imposta 2006, notificato dall’Agenzia delle Entrate a tre contribuenti. L’atto si basava su indagini finanziarie che avevano fatto emergere movimenti bancari per oltre 92.000 euro, ritenuti non giustificati e quindi riconducibili a maggiori ricavi non dichiarati.

I contribuenti impugnavano l’atto, sostenendo principalmente che fosse stato notificato oltre i termini di decadenza previsti dalla legge. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano le ragioni dei contribuenti, annullando l’accertamento. I giudici di merito ritenevano che non sussistessero i presupposti per applicare il raddoppio dei termini di accertamento, poiché la notizia di reato era scaturita da una verifica su una società diversa e, inoltre, una precedente sentenza aveva ridotto l’importo accertato al di sotto della soglia di punibilità penale.

L’Agenzia delle Entrate, non condividendo la decisione, proponeva ricorso per Cassazione.

La Questione del Raddoppio Termini Accertamento in Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. I giudici supremi hanno colto l’occasione per riaffermare i principi consolidati in materia di raddoppio dei termini di accertamento, chiarendo in modo inequivocabile le condizioni per la sua applicazione.

Il fulcro della decisione ruota attorno a un concetto fondamentale: per attivare il raddoppio dei termini, ciò che conta è la sussistenza dell’obbligo per l’Amministrazione Finanziaria di presentare una denuncia penale, non l’effettiva presentazione della denuncia stessa o l’esito del successivo procedimento penale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha articolato il suo ragionamento su quattro pilastri principali.

1. L’Obbligo di Denuncia come Presupposto Oggettivo

Il raddoppio dei termini scatta quando emerge un fatto che obbliga il pubblico ufficiale (in questo caso, il funzionario del Fisco) a presentare una denuncia per uno dei reati tributari previsti dal D.Lgs. n. 74/2000. Si tratta di un dato obiettivo, non lasciato alla discrezionalità del funzionario. Di conseguenza, l’esito del processo penale – che sia un’archiviazione, un’assoluzione o una condanna – è del tutto irrilevante ai fini della legittimità dell’accertamento notificato nei termini raddoppiati.

2. L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Se un contribuente contesta la tardività di un accertamento, sostenendo l’illegittimità del raddoppio dei termini, spetta a lui dimostrare l’assenza dei presupposti che facevano scattare l’obbligo di denuncia penale. Non è sufficiente contestare genericamente la sussistenza del reato.

3. La Distinzione tra IRES/IVA e IRAP

Un punto cruciale chiarito dalla Corte è che il raddoppio dei termini non si applica all’IRAP. La normativa sul raddoppio è legata a specifici reati fiscali previsti per le imposte sui redditi (IRPEF/IRES) e per l’IVA. Poiché le violazioni in materia di IRAP non sono presidiate da sanzioni penali, non può operare l’estensione dei termini di accertamento per questo specifico tributo.

4. Irrilevanza di Altri Giudicati

La Corte ha inoltre specificato che i giudici di merito hanno errato nel dare peso a una precedente sentenza tributaria che aveva ridotto l’importo accertato. La valutazione sulla sussistenza degli indizi di reato va fatta al momento in cui l’obbligo di denuncia sorge, non sulla base di eventi successivi.

Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro e rigoroso sul raddoppio dei termini di accertamento. La decisione rafforza gli strumenti a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria nella lotta all’evasione fiscale, legando l’estensione dei termini a un presupposto oggettivo (l’obbligo di denuncia) e svincolandolo dalle complesse e spesso lunghe vicende del processo penale. Per i contribuenti, ciò significa che la contestazione di un accertamento tardivo richiede una difesa tecnica molto solida, volta a dimostrare l’insussistenza, sin dall’origine, degli elementi che avrebbero potuto configurare un’ipotesi di reato tributario. Infine, viene confermata un’importante garanzia: il raddoppio dei termini non può essere applicato indiscriminatamente a tutti i tributi, ma è escluso per l’IRAP.

Quando è applicabile il raddoppio dei termini di accertamento?
Il raddoppio dei termini è applicabile quando, durante un’attività di controllo fiscale, emergono seri indizi di un reato tributario che fanno sorgere l’obbligo per i funzionari di presentare una denuncia penale, ai sensi dell’art. 331 del codice di procedura penale.

L’esito del processo penale (ad esempio, un’assoluzione) può rendere illegittimo un accertamento notificato con i termini raddoppiati?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’esito del processo penale è irrilevante. Ciò che conta è la sussistenza dell’obbligo di denuncia al momento dell’accertamento. L’archiviazione della denuncia o l’assoluzione del contribuente non invalidano l’atto impositivo notificato entro il termine raddoppiato.

Il raddoppio dei termini si applica anche all’imposta IRAP?
No. La Corte ha specificato che il raddoppio dei termini non si applica all’IRAP, in quanto le violazioni relative a questo tributo non sono presidiate da sanzioni penali, a differenza di quanto previsto per le imposte sui redditi (IRES/IRPEF) e per l’IVA.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati