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Raddoppio termini accertamento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che, secondo la disciplina transitoria della L. 208/2015, per il raddoppio dei termini di accertamento è sufficiente che la denuncia penale sia stata presentata prima della scadenza ordinaria. Il giudice tributario non può sindacare l’eventuale uso strumentale della denuncia da parte dell’Amministrazione Finanziaria. Il caso riguardava un avviso di accertamento per il 2009 notificato nel 2016, basato su una denuncia penale inviata l’ultimo giorno utile del 2014.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Raddoppio Termini Accertamento: Quando la Denuncia Penale è Incontestabile

Il tema del raddoppio termini accertamento è da sempre al centro di accesi dibattiti tra contribuenti e Fisco. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un aspetto fondamentale della disciplina transitoria, stabilendo che se la denuncia penale è presentata entro i termini ordinari, il giudice non può valutarne la strumentalità. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare impugnava un avviso di accertamento relativo all’anno d’imposta 2009 per imposte dirette e IVA. L’atto era stato notificato nel 2016, oltre i termini ordinari, ma l’Agenzia Fiscale sosteneva la legittimità del proprio operato in virtù del raddoppio dei termini, scaturito da una denuncia per reati tributari inviata alla Procura della Repubblica l’ultimo giorno utile del 2014.

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione alla società, ritenendo che la presentazione della denuncia penale allo scadere del termine fosse un atto pretestuoso e strumentale, finalizzato unicamente ad ottenere un’ingiustificata estensione del potere accertativo. Secondo i giudici di merito, questa circostanza, unita ad altri elementi, attestava l’assenza di un reale obbligo di denuncia, facendo decadere l’Amministrazione Finanziaria dal suo potere.

La Disciplina Transitoria sul Raddoppio Termini Accertamento

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’Agenzia, ha ribaltato la decisione di secondo grado, basando il proprio ragionamento sulla complessa evoluzione normativa in materia. Il punto cruciale è l’applicazione della norma transitoria contenuta nella Legge n. 208/2015.

La Corte distingue due scenari:
1. Disciplina previgente (ante L. 208/2015): Il raddoppio operava sulla base della mera sussistenza dei presupposti per l’obbligo di denuncia penale. In questo quadro, la Corte Costituzionale (sent. 247/2011) aveva stabilito che il giudice tributario potesse verificare se l’Amministrazione avesse agito con imparzialità o se avesse fatto un uso “pretestuoso e strumentale” della denuncia.
2. Disciplina transitoria (art. 1, comma 132, L. 208/2015): Questa norma si applica agli avvisi, relativi a periodi d’imposta antecedenti al 2016, non ancora notificati alla data di entrata in vigore del d.lgs. 128/2015. È il caso di specie, con un avviso per il 2009 notificato nel 2016. In questo regime, il legislatore ha introdotto un requisito formale e oggettivo: il raddoppio si applica a condizione che “la denuncia […] sia presentata o trasmessa oltre la scadenza ordinaria dei termini”.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che, nel quadro normativo applicabile al caso in esame, il potere del giudice tributario è stato significativamente limitato. L’effetto del raddoppio termini accertamento è collegato direttamente e unicamente a un presupposto temporale: l’inoltro della denuncia penale prima della scadenza del termine ordinario.

Di conseguenza, non vi è più spazio per un controllo sulla “sussistenza dei presupposti dell’obbligo di denuncia” o sulla “strumentalità” dell’azione dell’Agenzia. La valutazione che la Corte Costituzionale aveva ammesso in passato non è più consentita sotto la vigenza della norma transitoria. Il fatto che la notitia criminis sia stata comunicata tempestivamente (il 30.12.2014) è l’unico elemento rilevante e sufficiente per legittimare l’estensione dei termini.

Conclusioni

L’ordinanza segna un punto fermo nell’interpretazione della disciplina transitoria. Per gli accertamenti relativi ai periodi d’imposta fino al 2015, ma notificati dopo il 2 settembre 2015, il raddoppio termini accertamento è automatico se la denuncia penale è stata inviata prima della scadenza ordinaria. Il contribuente non può più contestare in sede tributaria le ragioni o la fondatezza della denuncia stessa. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per l’esame delle altre questioni rimaste assorbite.

Quando si applica il raddoppio dei termini per l’accertamento fiscale in caso di reato?
Secondo la disciplina transitoria applicabile al caso (L. 208/2015), il raddoppio dei termini si applica per i periodi d’imposta antecedenti al 2016 se la denuncia penale viene presentata dall’Amministrazione Finanziaria prima della scadenza del termine ordinario di accertamento.

Il giudice tributario può valutare se la denuncia penale dell’Agenzia Fiscale è stata presentata solo per allungare i termini?
No. Secondo l’ordinanza, nel regime transitorio della L. 208/2015, il giudice tributario non ha il potere di controllare la sussistenza dei presupposti dell’obbligo di denuncia né di valutarne l’eventuale uso strumentale. L’unico requisito da verificare è il rispetto del termine di presentazione della denuncia.

Cosa cambia con le nuove norme (L. 208/2015) per gli accertamenti relativi a periodi d’imposta precedenti al 2016?
La principale modifica è che il raddoppio dei termini non è più legato a una valutazione sostanziale sull’obbligo di denuncia, ma a un requisito puramente formale e temporale: la presentazione della denuncia penale entro la scadenza del termine ordinario. Questo rende l’applicazione del raddoppio più certa e oggettiva, limitando le possibilità di contestazione da parte del contribuente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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