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Raddoppio termini accertamento e limiti sull’IRAP

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito importanti principi sul raddoppio dei termini di accertamento fiscale. Ha confermato la sua validità per IRPEF e IVA in presenza di sospetti reati tributari, ma ha escluso la sua applicazione all’IRAP. Inoltre, ha riaffermato l’obbligo di applicare retroattivamente sanzioni più favorevoli per il contribuente in base al principio del ‘favor rei’, ordinando il ricalcolo delle sanzioni in un caso specifico.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Raddoppio termini accertamento: la Cassazione fissa i paletti per l’IRAP e applica il favor rei

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce importanti aspetti sul raddoppio dei termini di accertamento, una delle armi più potenti a disposizione dell’Agenzia delle Entrate. La decisione stabilisce che, sebbene legittimo per le imposte sui redditi e l’IVA in caso di sospetto reato, tale raddoppio non si estende all’IRAP. Viene inoltre riaffermato il principio del favor rei, che impone l’applicazione retroattiva di sanzioni più miti.

I fatti del caso

Un contribuente riceveva un avviso di accertamento parziale per l’anno d’imposta 2007, con cui l’Amministrazione finanziaria contestava un maggior reddito ai fini IRPEF, IRAP e IVA a seguito di indagini finanziarie. Il contribuente impugnava l’atto, ma il ricorso veniva rigettato in primo grado. La Commissione Tributaria Regionale, in appello, riformava parzialmente la decisione, accogliendo il motivo relativo all’indeducibilità dei prelevamenti bancari come reddito da lavoro autonomo, alla luce di una sentenza della Corte Costituzionale. Tuttavia, respingeva gli altri motivi, inclusi quelli sulla decadenza dell’azione accertatrice (legata al raddoppio dei termini), sulla mancata allegazione di atti e sull’inapplicabilità dello scudo fiscale. Il caso è quindi giunto dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’analisi della Corte di Cassazione: raddoppio termini e sanzioni

La Suprema Corte ha esaminato i quattro motivi di ricorso presentati dal contribuente, accogliendone due e cassando con rinvio la sentenza impugnata. Vediamo i punti salienti.

Il raddoppio dei termini: valido per IRPEF, non per l’IRAP

Il primo motivo di ricorso contestava la legittimità del raddoppio dei termini di accertamento. La difesa sosteneva che l’Amministrazione non avesse il diritto di avvalersene perché la denuncia penale non era allegata all’avviso e, in ogni caso, tale meccanismo non fosse applicabile all’IRAP.

La Cassazione ha chiarito due aspetti fondamentali:
1. Presupposto del raddoppio: Il raddoppio opera sulla base della mera esistenza dei presupposti per un obbligo di denuncia penale (configurabilità astratta del reato), indipendentemente dal fatto che la denuncia sia stata effettivamente presentata o allegata all’atto. La censura del contribuente su questo punto è stata quindi respinta per quanto riguarda IRPEF e IVA.
2. Limite all’IRAP: Il motivo è stato invece accolto in riferimento all’IRAP. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: il raddoppio dei termini non opera per l’IRAP, in quanto non è un’imposta per la quale le norme tributarie prevedono sanzioni penali specifiche che giustifichino tale estensione.

La legittimità dell’accertamento “per relationem”

Il secondo motivo, relativo alla mancata allegazione all’avviso di accertamento di un questionario precedentemente notificato, è stato ritenuto infondato. La Corte ha ricordato che un accertamento per relationem (cioè che rinvia a documenti esterni) è pienamente legittimo quando gli atti richiamati sono già noti o conoscibili dal contribuente, come avvenuto nel caso di specie.

L’applicazione del principio del “favor rei” per le sanzioni

Il quarto motivo, pienamente accolto, riguardava la richiesta di rideterminare le sanzioni. Nelle more del giudizio, era entrata in vigore una normativa (D.Lgs. 158/2015) che prevedeva sanzioni più contenute per la violazione contestata. La Corte ha confermato che, in base al principio del favor rei, la normativa sanzionatoria più favorevole sopravvenuta deve essere applicata ai procedimenti ancora in corso. Di conseguenza, ha stabilito che le sanzioni devono essere ricalcolate dal giudice del rinvio alla luce della nuova e più mite disciplina.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa delle norme. La distinzione sull’applicazione del raddoppio dei termini di accertamento tra IRAP e altre imposte deriva direttamente dal dettato normativo: la legge lega il raddoppio a specifiche fattispecie di reato tributario che non includono le violazioni relative all’IRAP. Questo evidenzia come l’eccezione alla regola generale dei termini di accertamento debba essere interpretata restrittivamente.
Per quanto riguarda le sanzioni, la decisione si basa sul principio fondamentale del favor rei, sancito dall’art. 3 del D.Lgs. n. 472/1997, che garantisce al cittadino l’applicazione della norma sanzionatoria più mite, anche se introdotta successivamente alla commissione del fatto, purché il provvedimento sanzionatorio non sia divenuto definitivo.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche per contribuenti e professionisti. In primo luogo, consolida il principio che il raddoppio dei termini di accertamento non è uno strumento universalmente applicabile, ma ha limiti precisi, escludendo l’IRAP. Questo rappresenta un’importante tutela per i contribuenti contro un’estensione eccessiva dei poteri di controllo fiscale. In secondo luogo, riafferma con forza il diritto del contribuente a beneficiare delle modifiche normative più favorevoli in materia di sanzioni fino alla conclusione del contenzioso, un principio di civiltà giuridica che deve sempre essere tenuto in considerazione.

Il raddoppio dei termini di accertamento si applica a tutte le imposte in caso di sospetto reato tributario?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il raddoppio si applica per le imposte sui redditi (es. IRPEF) e per l’IVA quando la violazione contestata comporta l’obbligo di denuncia penale. Tuttavia, non si applica all’IRAP, poiché le violazioni relative a questa imposta non sono contemplate dalle norme penali che giustificano il raddoppio.

Se una legge successiva prevede sanzioni più basse, posso beneficiarne anche se la mia violazione è avvenuta prima?
Sì. Secondo il principio del favor rei, se una nuova legge introduce sanzioni amministrative tributarie più favorevoli, questa deve essere applicata anche alle violazioni commesse in precedenza, a condizione che il procedimento non si sia ancora concluso con un provvedimento definitivo e non più impugnabile.

Un avviso di accertamento è nullo se non allega tutti i documenti che richiama, come un questionario inviato in precedenza?
No, non necessariamente. Un accertamento che fa riferimento a documenti esterni (per relationem) è legittimo se tali documenti erano già stati notificati al contribuente o erano comunque a sua disposizione. La mancata allegazione non invalida l’atto se il contribuente era già in condizione di conoscere il contenuto dei documenti richiamati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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