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Raddoppio dei termini: valido per l’accertamento intero

La Corte di Cassazione ha stabilito che il raddoppio dei termini per l’accertamento fiscale si applica all’intera annualità d’imposta se sussistono indizi di reato, anche per gli avvisi integrativi successivi, a prescindere dal fatto che questi ultimi, da soli, superino la soglia penale.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Raddoppio dei Termini: La Cassazione estende la sua validità all’intera annualità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su una questione cruciale in materia di accertamenti fiscali: l’applicazione del raddoppio dei termini. La Corte ha stabilito un principio di diritto fondamentale, chiarendo che se i presupposti per il raddoppio sono presenti in una fase dell’attività di controllo per una determinata annualità, il termine esteso si applica a tutti gli accertamenti successivi per lo stesso anno, inclusi quelli integrativi, indipendentemente dal fatto che questi ultimi, da soli, evidenzino profili di rilevanza penale.

I Fatti del Caso: un accertamento in due tempi

La vicenda trae origine da una complessa attività di verifica fiscale nei confronti di una contribuente per l’anno d’imposta 2005. L’Amministrazione Finanziaria aveva inizialmente emesso un primo avviso di accertamento, basato su un Processo Verbale di Constatazione (P.V.C.) del 2009, al quale la contribuente aveva prestato acquiescenza.

Successivamente, a seguito di ulteriori indagini di carattere finanziario, emergeva nuova materia imponibile. L’Ufficio notificava quindi, nel 2014, un secondo avviso di accertamento, di natura integrativa, basato su un nuovo P.V.C. del 2013. Questo secondo atto veniva emesso oltre i termini ordinari di decadenza, ma entro il termine raddoppiato previsto dalla normativa in caso di reati fiscali.

La Decisione della Commissione Tributaria e il Ricorso

La Commissione Tributaria Regionale, chiamata a decidere in sede di rinvio dopo una precedente pronuncia della Cassazione, annullava l’accertamento integrativo. Secondo i giudici di merito, l’applicabilità del raddoppio dei termini doveva essere valutata esclusivamente con riferimento all’atto impugnato. Poiché l’avviso di accertamento integrativo, considerato isolatamente, non contestava un’evasione superiore alla soglia di rilevanza penale, il presupposto per il raddoppio veniva meno.

L’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la Commissione avesse errato nel limitare la propria analisi al solo accertamento integrativo, senza considerare la vicenda nel suo complesso e l’intera attività di controllo svolta per l’annualità 2005.

Raddoppio dei termini e visione d’insieme: la posizione dell’Agenzia

L’Amministrazione Finanziaria ha argomentato che, una volta attivati i presupposti per il raddoppio dei termini sulla base dei primi rilievi (quelli del P.V.C. del 2009), tale termine esteso sostituisce quello ordinario per tutta l’annualità. Di conseguenza, qualsiasi accertamento successivo, anche integrativo, notificato entro la nuova e più ampia scadenza, doveva considerarsi tempestivo e legittimo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto le tesi dell’Agenzia, cassando la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno ribadito che il presupposto per l’applicazione del raddoppio dei termini è la sussistenza di seri indizi di un reato tributario che facciano sorgere l’obbligo di denuncia penale in capo al pubblico ufficiale, a prescindere dall’effettiva presentazione della denuncia o dall’esito del procedimento penale.

Il punto centrale della decisione risiede nell’aver chiarito che la valutazione di tali presupposti non deve essere frammentata, ma deve abbracciare l’intera attività di controllo relativa a una specifica annualità. La Corte ha affermato che la Commissione Tributaria ha errato nel limitare l’indagine al solo avviso di accertamento integrativo, ignorando che l’attività di controllo si era articolata in due fasi distinte ma collegate.

Se la prima fase di verifica aveva già fatto emergere elementi sufficienti a giustificare il raddoppio dei termini, questo nuovo termine si sostituisce a quello ordinario una volta per tutte per quel periodo d’imposta. Pertanto, l’Amministrazione Finanziaria era legittimata a notificare un avviso integrativo entro la scadenza del termine raddoppiato, anche se i nuovi elementi emersi non integravano, da soli, una nuova fattispecie di reato.

Le Conclusioni

La Corte ha enunciato il seguente principio di diritto: “in presenza dei presupposti per il raddoppio dei termini ex art. 43 del d.p.r. n. 600/73, […] l’istituto opera anche in relazione agli eventuali accertamenti integrativi […] relativi al medesimo anno di imposta, a prescindere dalla sussistenza o meno di autonomi profili di responsabilità penale”.

Questa ordinanza consolida un orientamento fondamentale per l’attività di accertamento. Stabilisce che l’estensione dei termini non è legata al singolo atto, ma all’annualità d’imposta nel suo complesso. Una volta che si verificano le condizioni per il raddoppio, l’Amministrazione Finanziaria ha a disposizione un lasso di tempo più ampio per integrare o modificare gli accertamenti, garantendo una maggiore efficacia all’azione di contrasto all’evasione fiscale.

Quando si applica il raddoppio dei termini per l’accertamento fiscale?
Il raddoppio dei termini si applica quando, dall’attività di verifica, emergono seri indizi di un reato tributario che comportano l’obbligo di denuncia penale per il pubblico ufficiale, indipendentemente dall’effettiva instaurazione di un procedimento penale.

Se il raddoppio dei termini è stato attivato da un primo accertamento, vale anche per un successivo accertamento integrativo per la stessa annualità?
Sì. Secondo la Corte, una volta che si sono verificati i presupposti per il raddoppio dei termini, questo termine esteso si sostituisce a quello ordinario per l’intera annualità e vale anche per eventuali accertamenti integrativi notificati successivamente, purché entro la nuova scadenza.

L’accertamento integrativo deve, da solo, superare la soglia di rilevanza penale per beneficiare del raddoppio dei termini?
No. L’ordinanza chiarisce che l’accertamento integrativo beneficia del termine raddoppiato già attivato dalla precedente attività di controllo, a prescindere dal fatto che i nuovi elementi contestati nell’atto integrativo costituiscano, autonomamente, un profilo di responsabilità penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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