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Raddoppio dei termini: non si applica all’IRAP

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27026/2024, ha stabilito un importante principio sul raddoppio dei termini di accertamento. In un caso riguardante una società e i suoi soci, la Corte ha annullato l’accertamento relativo all’IRAP, confermando che il raddoppio dei termini non si applica a tale imposta in quanto le relative violazioni non sono penalmente rilevanti. Tuttavia, ha confermato la legittimità degli accertamenti IRPEF a carico dei soci, affermando che il raddoppio dei termini per la società si estende automaticamente a loro per il principio di trasparenza fiscale, essendo sufficiente il solo obbligo di denuncia penale.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Raddoppio dei termini fiscali: via libera per l’IRPEF dei soci, stop per l’IRAP della società

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato la complessa questione del raddoppio dei termini per l’accertamento fiscale, offrendo una soluzione differenziata per l’IRAP e per le imposte sui redditi. Questa pronuncia chiarisce che, in presenza di un sospetto di reato tributario, l’estensione dei termini di accertamento si applica legittimamente all’IRPEF dei soci per trasparenza, ma non può essere invocata per l’IRAP contestata alla società. Approfondiamo i contorni di questa importante decisione.

I fatti di causa

A seguito di una verifica fiscale, l’Agenzia delle Entrate aveva notificato avvisi di accertamento a una società e ai suoi due soci. L’amministrazione finanziaria contestava l’indebita deduzione di alcuni costi, ricostruendo un maggior reddito imponibile per la società. Di conseguenza, veniva rettificato anche il reddito dei soci, tassato per trasparenza ai fini IRPEF. Poiché gli avvisi erano stati emessi oltre i termini ordinari, l’Agenzia aveva invocato il raddoppio dei termini previsto in caso di violazioni penalmente rilevanti.

La questione del raddoppio dei termini e la decisione della Corte

I contribuenti hanno impugnato gli atti impositivi, contestando, tra i vari motivi, l’illegittima applicazione del raddoppio dei termini. La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi in ultima istanza, ha adottato una decisione duplice:

1. Ha accolto il ricorso della società, annullando l’accertamento relativo all’IRAP.
2. Ha rigettato i ricorsi dei soci, confermando la validità degli accertamenti IRPEF.

Questa distinzione si fonda su un’attenta analisi della normativa e della giurisprudenza consolidata.

L’illegittimità del raddoppio dei termini per l’IRAP

La Corte ha ribadito un principio ormai consolidato: il raddoppio dei termini di accertamento non può essere applicato all’IRAP. La ragione è puramente normativa: il D.Lgs. 74/2000, che disciplina i reati in materia di imposte sui redditi e IVA, non prevede sanzioni penali per le violazioni relative all’IRAP. Di conseguenza, mancando il presupposto del reato tributario, l’Agenzia delle Entrate non può beneficiare del termine più lungo per l’accertamento di questa imposta. Nel caso di specie, l’atto impositivo per l’IRAP è stato quindi dichiarato nullo perché notificato tardivamente.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha articolato il proprio ragionamento su due binari paralleli. Per quanto riguarda l’IRAP, la motivazione è netta: l’inapplicabilità del raddoppio dei termini deriva direttamente dall’assenza di una corrispondente fattispecie di reato nella legislazione penale-tributaria. Senza reato, non c’è raddoppio.

Per la posizione dei soci, invece, il discorso è stato più complesso. La Corte ha confermato che, per le imposte sui redditi, il raddoppio dei termini scatta al semplice sorgere dell’obbligo di denuncia penale da parte dei verificatori, indipendentemente dall’effettiva presentazione della denuncia o dall’esito del successivo procedimento penale. Poiché nel caso in esame erano emersi fatti che comportavano tale obbligo nei confronti della società, l’estensione dei termini è stata ritenuta legittima. Questo effetto si estende automaticamente ai soci in virtù del principio di trasparenza fiscale: l’accertamento del maggior reddito della società di persone si riflette inevitabilmente sulla determinazione del reddito imponibile dei singoli soci. I giudici hanno inoltre respinto le altre censure dei ricorrenti, come quelle sulla durata della verifica o sulla mancata allegazione di documenti, ritenendole infondate alla luce della giurisprudenza costante.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame fornisce un’indicazione pratica di grande rilevanza. Da un lato, i contribuenti possono opporsi con successo a un accertamento IRAP notificato oltre i termini ordinari, anche se l’Amministrazione invoca il raddoppio dei termini per presunti reati connessi ad altre imposte. Dall’altro, per le imposte sui redditi, la soglia per l’applicazione del termine esteso rimane molto bassa: è sufficiente il mero sospetto di un reato affinché l’Agenzia delle Entrate possa beneficiare del doppio del tempo per effettuare i controlli, con effetti che si propagano dalla società ai soci. Questo impone la massima attenzione nella gestione contabile e fiscale, poiché le conseguenze di una contestazione possono estendersi per un arco temporale molto più lungo di quello ordinario.

Il raddoppio dei termini per l’accertamento fiscale si applica all’IRAP?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che il raddoppio dei termini non si applica all’IRAP, poiché le violazioni relative a questa imposta non sono contemplate come reato dalla legislazione penale tributaria (D.Lgs. 74/2000).

Quando si applica il raddoppio dei termini per le imposte sui redditi?
Si applica quando, durante una verifica fiscale, emergono fatti che comportano l’obbligo per i funzionari di presentare denuncia penale per uno dei reati tributari previsti dalla legge. Non è necessaria l’effettiva presentazione della denuncia né una successiva condanna.

Se viene raddoppiato il termine di accertamento per una società di persone, l’effetto si estende anche ai soci?
Sì. Per il principio di trasparenza fiscale, il reddito della società è imputato direttamente ai soci. Pertanto, il raddoppio dei termini per l’accertamento del reddito societario si estende automaticamente anche all’accertamento del reddito imponibile IRPEF dei singoli soci.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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