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Raddoppio dei termini: la guida della Cassazione

La Cassazione analizza il raddoppio dei termini per l’accertamento. Se l’atto è notificato prima del 2 settembre 2015, è sufficiente la mera configurabilità del reato tributario, a prescindere dall’esito del procedimento penale, per legittimare un termine più lungo. Escluso per l’IRAP.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Raddoppio dei Termini per l’Accertamento Fiscale: Le Regole Prima della Riforma

Un avviso di accertamento fiscale notificato quasi dieci anni dopo il periodo d’imposta contestato può essere legittimo? La risposta, secondo una recente ordinanza della Corte di Cassazione, è affermativa se si applica l’istituto del raddoppio dei termini. Questo meccanismo, oggi modificato, consentiva al Fisco di avere il doppio del tempo per accertare le violazioni fiscali in presenza di un sospetto di reato. La vicenda analizzata dai giudici riguarda un professionista a cui, nel 2012, veniva contestata un’evasione relativa all’anno d’imposta 2003, ben oltre i termini ordinari di decadenza. La Corte ha colto l’occasione per ribadire i principi applicabili alla normativa previgente alle riforme del 2015.

I Fatti di Causa

A seguito di una verifica fiscale, l’Agenzia delle Entrate notificava a un professionista un avviso di accertamento con cui rettificava, ai fini IRPEF, IRAP e IVA, i redditi dichiarati per l’anno 2003. Il contribuente impugnava l’atto, sostenendo che fosse stato notificato oltre il termine di decadenza previsto dalla legge. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano le ragioni del contribuente, annullando l’atto impositivo. I giudici di merito ritenevano inapplicabile il raddoppio dei termini perché l’Amministrazione Finanziaria non aveva presentato una denuncia penale entro la scadenza ordinaria del termine di accertamento e perché il procedimento penale avviato nei confronti del professionista si era concluso con un decreto di archiviazione.

Il Raddoppio dei Termini secondo la Cassazione

Investita del caso, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate per quanto riguarda IRPEF e IVA. I giudici supremi hanno chiarito un punto fondamentale relativo alla disciplina del raddoppio dei termini applicabile ratione temporis, ovvero quella in vigore prima delle modifiche introdotte nel 2015.

Per gli atti impositivi notificati prima del 2 settembre 2015, come nel caso di specie, il raddoppio dei termini di accertamento è legittimo se sussistono elementi che facciano sorgere l’obbligo di denuncia penale. Ciò che conta, secondo la Corte, è l’astratta configurabilità di uno dei reati tributari previsti dal D.Lgs. 74/2000.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sul principio del cosiddetto ‘doppio binario’, che sancisce l’autonomia tra il procedimento penale e quello tributario. Di conseguenza, l’esito del giudizio penale – sia esso un’archiviazione, un proscioglimento o una condanna – è del tutto irrilevante ai fini della legittimità dell’estensione dei termini per l’accertamento fiscale. Il giudice tributario non è vincolato dalla decisione del giudice penale, ma deve condurre una valutazione autonoma (‘ora per allora’) per verificare se, sulla base degli elementi emersi dalla verifica fiscale, sussistessero i presupposti per l’obbligo di denuncia.

La Corte ha inoltre specificato che, per la normativa applicabile al caso, la denuncia penale poteva essere presentata anche dopo la scadenza del termine ordinario di accertamento, o addirittura non essere presentata affatto, senza che ciò impedisse l’operatività del raddoppio. Un’importante precisazione riguarda l’IRAP: la Corte ha confermato che per questa imposta il raddoppio non può mai trovare applicazione, in quanto la sua evasione non è presidiata da sanzioni penali.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata limitatamente alle imposte sui redditi (IRPEF) e all’IVA, rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame. Quest’ultima dovrà uniformarsi al principio secondo cui, per gli atti notificati prima della riforma del 2015, il raddoppio dei termini è giustificato dalla sola astratta configurabilità di un reato tributario, indipendentemente dalle vicende del parallelo procedimento penale. La decisione riafferma la portata ampia di tale istituto nel regime normativo passato, con importanti implicazioni per il contenzioso tributario ancora pendente.

Per gli accertamenti notificati prima del 2 settembre 2015, cosa è sufficiente per attivare il raddoppio dei termini?
È sufficiente l’astratta configurabilità di un illecito penale tributario. Non è necessario che la denuncia penale sia stata effettivamente presentata entro i termini ordinari di accertamento né che il procedimento penale si sia concluso con una condanna.

L’archiviazione del procedimento penale impedisce il raddoppio dei termini per l’accertamento fiscale?
No. In base al principio del ‘doppio binario’, l’esito del procedimento penale, inclusa l’archiviazione, è irrilevante. Il giudice tributario deve compiere una valutazione autonoma sulla sussistenza dei presupposti dell’obbligo di denuncia.

Il raddoppio dei termini si applica a tutte le imposte?
No. La sentenza ribadisce che il raddoppio dei termini non si applica all’IRAP, poiché l’inosservanza delle disposizioni relative a tale imposta non è presidiata da sanzioni penali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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