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Raddoppio dei termini: la Cassazione chiarisce tutto

La Corte di Cassazione ha stabilito che il raddoppio dei termini per l’accertamento fiscale su capitali detenuti in paradisi fiscali ha natura procedimentale e si applica anche ai periodi d’imposta antecedenti la sua entrata in vigore. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva dichiarato la decadenza del potere di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, ritenendo erroneamente che la norma non fosse retroattiva. Il caso riguardava redditi non dichiarati derivanti da disponibilità finanziarie all’estero, emerse dalla cosiddetta ‘lista Falciani’.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Raddoppio dei Termini per Capitali all’Estero: La Cassazione Fa Chiarezza

Con la sentenza n. 2817 del 2024, la Corte di Cassazione torna su un tema cruciale per i contenziosi fiscali internazionali: il raddoppio dei termini di accertamento per i capitali detenuti illecitamente all’estero. La pronuncia chiarisce in modo definitivo la natura procedimentale della norma, affermandone l’applicazione retroattiva e indipendente dalla specifica presunzione legale utilizzata per l’accertamento. Questa decisione ha importanti implicazioni per i contribuenti e per l’azione di contrasto all’evasione fiscale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una contribuente per l’anno di imposta 2009. L’Amministrazione Finanziaria, sulla base delle informazioni acquisite dalle autorità francesi e provenienti dalla cosiddetta “lista Falciani”, aveva recuperato a tassazione maggiori redditi di capitale. Tali redditi derivavano da disponibilità finanziarie depositate presso un istituto di credito di Ginevra e non dichiarate nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.

La contribuente ha impugnato l’atto, e la Commissione Tributaria Regionale (CTR) del Piemonte, confermando la decisione di primo grado, ha dichiarato l’illegittimità dell’avviso. Secondo la CTR, l’Amministrazione Finanziaria era incorsa nella decadenza dal potere accertativo.

La Decisione dei Giudici di Merito

I giudici di secondo grado avevano ritenuto che il raddoppio dei termini previsto dall’art. 12, comma 2-bis, del D.L. 78/2009, potesse applicarsi esclusivamente agli accertamenti fondati sulla presunzione legale di cui al comma 2 dello stesso articolo. Avevano quindi escluso l’applicabilità della norma agli accertamenti basati sulla diversa presunzione di fruttuosità delle somme, prevista dall’art. 6 del D.L. 167/90, come nel caso di specie. Di conseguenza, applicando i termini ordinari, l’azione dell’Ufficio era considerata tardiva.

Il Raddoppio dei Termini e la Natura Procedimentale della Norma

L’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando la violazione delle norme citate. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ribaltando la decisione della CTR e allineandosi a un orientamento ormai consolidato.

I giudici di legittimità hanno chiarito un punto fondamentale: le previsioni normative che raddoppiano i termini di decadenza per la notifica degli avvisi di accertamento (commi 2-bis e 2-ter dell’art. 12) hanno natura procedimentale e non sostanziale. Questa distinzione è cruciale.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che, a differenza della presunzione di evasione di cui al comma 2, che ha natura sostanziale (incidendo sulla prova e sul diritto di difesa), le norme sui termini di accertamento regolano l’azione amministrativa. In quanto norme procedurali, esse soggiacciono al principio “tempus regit actum”. Ciò significa che si applica la legge in vigore al momento in cui l’atto (l’accertamento) viene compiuto, anche se si riferisce a periodi d’imposta precedenti alla sua entrata in vigore.

Di conseguenza, il raddoppio dei termini si applica a tutti gli accertamenti notificati dopo l’entrata in vigore della legge (1° luglio 2009) che riguardano la sottrazione a tassazione di redditi esportati in Stati o territori a regime fiscale privilegiato. Questa applicabilità, sottolinea la Corte, è indipendente dalla specifica presunzione legale utilizzata dall’Ufficio per fondare l’accertamento. Pertanto, il raddoppio vale sia per gli accertamenti basati sull’art. 12, comma 2, D.L. 78/2009, sia per quelli, come nel caso in esame, fondati sull’art. 6 del D.L. 167/90.

La CTR ha errato nel limitare l’applicazione del termine raddoppiato solo a una specifica tipologia di accertamento, ignorando la natura procedimentale e la portata generale della norma volta a rafforzare il contrasto all’evasione fiscale internazionale.

Conclusioni

La sentenza consolida un principio di grande rilevanza pratica. Il raddoppio dei termini è uno strumento potente a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria per contrastare l’occultamento di capitali all’estero. La sua natura procedimentale ne garantisce un’applicazione ampia e retroattiva, estendendo significativamente il tempo a disposizione degli Uffici per recuperare le imposte evase. Per i contribuenti, ciò significa che la detenzione di fondi non dichiarati in paradisi fiscali espone a un rischio di accertamento per un periodo di tempo molto più lungo rispetto alle violazioni domestiche. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Piemonte per un nuovo esame alla luce dei principi enunciati.

Il raddoppio dei termini per l’accertamento fiscale si applica anche ai periodi d’imposta precedenti all’entrata in vigore della norma?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che le norme sul raddoppio dei termini hanno natura procedimentale e non sostanziale. Pertanto, in base al principio ‘tempus regit actum’, si applicano anche ai periodi d’imposta precedenti alla loro entrata in vigore (1° luglio 2009), a condizione che l’accertamento riguardi redditi esportati in paradisi fiscali.

La natura della norma sul raddoppio dei termini è procedimentale o sostanziale?
La norma ha natura procedimentale. La Corte distingue nettamente tra la presunzione di evasione (che è sostanziale, poiché incide sull’onere della prova) e le norme che stabiliscono i termini per l’accertamento (che sono procedurali, poiché regolano l’esercizio dell’azione amministrativa).

Il raddoppio dei termini vale solo per gli accertamenti basati sulla presunzione legale dell’art. 12, comma 2, del D.L. 78/2009?
No. La Corte ha chiarito che il raddoppio dei termini si applica a tutte le violazioni relative a disponibilità finanziarie detenute in Stati o territori a regime fiscale privilegiato, indipendentemente dalla specifica presunzione legale utilizzata dall’Ufficio per l’accertamento. È quindi applicabile anche agli accertamenti fondati sulla presunzione di fruttuosità di cui all’art. 6 del D.L. 167/90.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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