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Raddoppio dei termini: basta il sospetto di reato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5246/2024, ha chiarito che il raddoppio dei termini per l’accertamento fiscale si applica quando esiste l’astratta configurabilità di un reato tributario, come una frode. Non sono necessarie né una denuncia penale formale né la successiva condanna. Il caso riguardava un avviso di accertamento notificato a un ex socio per il periodo d’imposta 2008, basato su indagini che avevano rivelato l’uso di fatture per operazioni inesistenti. La Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, affermando che la sola presenza di elementi che obblighino alla denuncia è sufficiente a giustificare il termine più lungo, cassando la precedente sentenza e rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Raddoppio dei Termini di Accertamento: Per la Cassazione Basta il Sospetto di Reato

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 5246 del 28 febbraio 2024 affronta una questione cruciale nel diritto tributario: le condizioni per l’applicazione del raddoppio dei termini di accertamento. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha stabilito che per estendere il periodo a disposizione del Fisco non è necessaria una denuncia penale formale, ma è sufficiente la semplice “astratta configurabilità” di un’ipotesi di reato. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale di grande impatto per i contribuenti.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato nel novembre 2015 dall’Agenzia delle Entrate a un contribuente, ex socio di una società in nome collettivo. La pretesa fiscale, relativa all’anno d’imposta 2008, scaturiva da un’indagine della Guardia di Finanza. L’indagine aveva portato alla luce l’emissione di fatture per forniture di materiali edili riconducibili a operazioni inesistenti, intercorse con una ditta rivelatasi una mera “scatola vuota”: non operativa, priva di sede reale, dipendenti, beni e attrezzature.

Il contribuente aveva impugnato l’atto, e i giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, gli avevano dato ragione. La loro decisione si basava sul fatto che il termine ordinario di accertamento per il 2008 era ormai scaduto e che non sussistevano i presupposti per il raddoppio, data l’assenza di una formale denuncia penale preventiva. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione delle norme sul raddoppio dei termini.

L’Analisi della Cassazione sul Raddoppio dei Termini

La Suprema Corte ha ritenuto il motivo di ricorso fondato, ribaltando completamente la prospettiva dei giudici di merito. Il cuore del ragionamento dei giudici di legittimità risiede nell’interpretazione degli articoli 43 del D.P.R. 600/1973 e 57 del D.P.R. 633/1972, che disciplinano i termini per l’accertamento rispettivamente delle imposte dirette e dell’IVA.

La Corte ha affermato un principio ormai consolidato nel proprio orientamento: per l’applicazione del raddoppio dei termini, non è richiesta né una formale denuncia penale, né assume rilevanza l’eventuale prescrizione del reato. Ciò che conta è esclusivamente l'”astratta configurabilità di un’ipotesi avente rilevanza di reato”. Nel caso specifico, la scoperta di un meccanismo fraudolento basato su fatture false (riconducibile alla cosiddetta “frode carosello”) integrava pienamente tale presupposto.

La Sufficienza del Sospetto Qualificato

La decisione chiarisce che il termine più lungo per l’accertamento è una conseguenza diretta della presenza di elementi che fanno sorgere l’obbligo di presentazione di una denuncia penale. Non rilevano né l’esito del successivo procedimento penale, né il fatto che l’accertamento si fondi su elementi non penalmente rilevanti. L’estensione del termine non è uno strumento da usare in modo pretestuoso, ma si attiva automaticamente quando emergono indizi di reato, come nel caso di operazioni fittizie.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando numerosi precedenti conformi. Ha sottolineato che il regime del cosiddetto “doppio binario” tra procedimento tributario e processo penale implica che i due percorsi siano autonomi. La finalità del raddoppio dei termini è quella di concedere all’Amministrazione Finanziaria un tempo maggiore per accertare situazioni fiscalmente complesse e connotate da profili di illiceità penale. L’allungamento dei termini, quindi, non dipende dall’effettivo inizio o dall’esito di un’azione penale, ma dalla mera sussistenza di una notizia di reato qualificata, ovvero basata su elementi oggettivi emersi durante l’attività di controllo.

Inoltre, la Corte ha respinto le questioni di legittimità costituzionale sollevate riguardo alla disciplina transitoria, affermando che rientra nel ragionevole esercizio del potere discrezionale del legislatore conservare l’efficacia di tale regime per gli avvisi notificati prima di determinate modifiche normative.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame. Quest’ultima dovrà attenersi al principio di diritto secondo cui, per il raddoppio dei termini di accertamento, è sufficiente l’emersione di elementi che facciano supporre l’esistenza di un reato tributario, a prescindere dalla formale presentazione di una denuncia. Questa pronuncia conferma un’interpretazione rigorosa della norma, ampliando significativamente la finestra temporale a disposizione del Fisco per contestare le violazioni più gravi.

È necessaria una denuncia penale per applicare il raddoppio dei termini di accertamento?
No, secondo la Corte di Cassazione non è necessaria né la formale preventiva denuncia, né rileva l’eventuale prescrizione del reato. È sufficiente che emergano elementi tali da rendere un fatto astrattamente configurabile come reato.

Cosa si intende per ‘astratta configurabilità’ di un reato ai fini fiscali?
Significa che devono esistere indizi e prove che, sulla carta, delineano le caratteristiche di un illecito penale tributario (es. uso di fatture false), anche se non viene mai avviato un procedimento penale o se questo si conclude con un’archiviazione.

Il raddoppio dei termini si applica anche se gli indizi di reato emergono dopo la scadenza del termine ordinario?
Sì, la Corte ha confermato un orientamento secondo cui il raddoppio dei termini può operare anche se la notizia di reato emerge dopo la scadenza del termine ordinario di decadenza previsto per l’accertamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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