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Querela di falso e notifica: le regole in Cassazione

Un contribuente ha impugnato degli avvisi di accertamento sostenendo la falsità delle firme sulle ricevute di notifica, proponendo una querela di falso. La Commissione Tributaria Regionale ha respinto l’appello ritenendolo tardivo e inammissibile. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del contribuente, specificando che la querela di falso per documenti dei gradi di merito non può essere proposta in Cassazione, ma deve essere gestita separatamente e, in caso di accertata falsità, può motivare un’istanza di revocazione della sentenza.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Querela di falso nel processo tributario: la Cassazione stabilisce i limiti

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel contenzioso tributario: la gestione della querela di falso proposta da un contribuente per contestare la regolarità della notifica di atti impositivi. La decisione chiarisce i confini procedurali di questo strumento, in particolare quando la questione arriva al giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso: Avvisi di Accertamento e Notifiche Contestate

Un contribuente, ex amministratore e socio unico di una società cessata, ha ricevuto tre avvisi di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate rideterminava il reddito d’impresa per gli anni 2011-2013 ai fini Ires, Irap e Iva. L’accertamento era scaturito da indagini che avevano rivelato una sistematica omissione delle dichiarazioni fiscali e l’uso di crediti fittizi per compensare i contributi previdenziali.

Il contribuente ha impugnato gli atti, ma i suoi ricorsi sono stati ritenuti tardivi sia in primo che in secondo grado. Il fulcro della difesa si basava sulla presunta falsità delle firme apposte sulle “attestazioni di consegna” delle raccomandate con cui erano stati notificati gli avvisi. Per dimostrare tale falsità, il contribuente aveva richiesto in appello l’autorizzazione a presentare una querela di falso.

La Decisione dei Giudici di Merito

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) ha disatteso la richiesta del contribuente. Ha considerato inammissibile la proposta querela di falso, ritenendo che le prove offerte (la comparazione delle firme contestate con quelle apposte sulle procure alle liti) non fossero sufficienti a dimostrare in modo evidente la difformità. Di conseguenza, ha confermato la regolarità delle notifiche e, quindi, la tardività e l’inammissibilità dei ricorsi originari.

La Querela di falso e il giudizio in Cassazione

Il contribuente ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, l’errata gestione della querela di falso da parte della CTR. La Corte Suprema, pur correggendo la motivazione della sentenza d’appello, ha rigettato il ricorso. I giudici di legittimità hanno chiarito un principio fondamentale: il giudice tributario, di fronte a una querela di falso, non deve compiere un’indagine preliminare sulla sua fondatezza, ma deve verificare la rilevanza del documento contestato e sospendere il processo in attesa della decisione del tribunale ordinario, unico competente in materia.

Tuttavia, la Corte ha specificato che la querela di falso non può essere proposta per la prima volta in Cassazione se riguarda documenti utilizzati nei precedenti gradi di giudizio (come le attestazioni di consegna). In questo caso, l’eventuale falsità, una volta accertata definitivamente nella sede competente, può essere fatta valere solo come motivo di revocazione della sentenza di merito.

Spese Legali: il Diritto al Rimborso dell’Agenzia delle Entrate

Un altro motivo di ricorso riguardava la condanna alle spese processuali, che il contribuente riteneva non dovute poiché l’Agenzia delle Entrate si era difesa in giudizio tramite un proprio funzionario e non un avvocato esterno. Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto al ricorrente, confermando il consolidato orientamento secondo cui, anche in questi casi, all’Amministrazione finanziaria vittoriosa spetta la liquidazione delle spese, sulla base di specifiche normative che equiparano, a tal fine, l’attività del funzionario a quella del difensore abilitato, pur con una riduzione forfettaria.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha rigettato il ricorso perché la domanda di querela di falso, così come ripresentata in sede di legittimità, era inammissibile. La Cassazione ha ribadito che il suo giudizio è limitato al controllo di legittimità delle sentenze impugnate. La querela di falso in Cassazione è proponibile solo per atti propri del giudizio di legittimità (es. il ricorso stesso) e non per documenti che sono stati alla base della decisione di merito. La falsità di questi ultimi deve essere accertata in un giudizio autonomo e, se provata, può costituire motivo per la revocazione della sentenza, un rimedio straordinario previsto dall’art. 395 c.p.c.

La motivazione della CTR, sebbene errata nel metodo (poiché ha valutato nel merito la fondatezza della querela), ha prodotto un risultato conforme al diritto, ovvero la reiezione dell’appello. Pertanto, la Corte di Cassazione, ai sensi dell’art. 384 c.p.c., ha corretto la motivazione lasciando inalterato il dispositivo finale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti operativi. In primo luogo, ribadisce che il contribuente che intende contestare la falsità di un documento decisivo, come una relata di notifica, deve attivare correttamente la procedura di querela di falso nei gradi di merito, senza attendere il giudizio di Cassazione. In secondo luogo, chiarisce che il giudice tributario non ha il potere di valutare la fondatezza della querela, ma deve solo sospendere il giudizio se il documento è rilevante. Infine, la decisione conferma che la strada per contestare una sentenza di merito basata su un documento falso, la cui falsità venga accertata successivamente, è quella della revocazione e non del ricorso per Cassazione.

È possibile proporre una querela di falso per la prima volta in Cassazione riguardo a documenti dei gradi di merito?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la querela di falso nel giudizio di legittimità è proponibile solo per atti relativi a tale procedimento (es. il ricorso o il controricorso) e non per documenti che il giudice di merito ha posto a fondamento della sua decisione. L’eventuale falsità di questi ultimi deve essere fatta valere come motivo di revocazione della sentenza, una volta accertata in sede competente.

Cosa deve fare il giudice tributario quando un contribuente propone una querela di falso su un documento rilevante?
Il giudice tributario non deve valutare la fondatezza della querela, ma è tenuto a verificare la pertinenza e la rilevanza del documento ai fini della decisione. Se il documento è decisivo, il giudice deve sospendere il processo tributario fino al passaggio in giudicato della decisione sulla querela, che è di competenza esclusiva del tribunale ordinario.

L’Agenzia delle Entrate ha diritto al rimborso delle spese legali se si difende con propri funzionari?
Sì. La Corte ha confermato che, in caso di vittoria, all’Amministrazione finanziaria spetta la liquidazione delle spese processuali anche quando è assistita in giudizio da propri funzionari anziché da avvocati esterni. La liquidazione avviene applicando le tariffe professionali forensi, con una riduzione del venti per cento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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