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Prova contraria redditometro: come difendersi

Un contribuente ha ricevuto un accertamento fiscale basato sul cosiddetto ‘redditometro’ a causa dell’acquisto e mantenimento di un’auto di grossa cilindrata, ritenuti incompatibili con il reddito dichiarato. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7861/2024, ha confermato le decisioni dei giudici di merito, rigettando il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Il punto centrale è la natura della prova contraria redditometro: la Corte ha stabilito che per annullare l’accertamento non è necessario dimostrare che specifici redditi esenti siano stati usati per coprire le spese contestate, ma è sufficiente provare, con idonea documentazione (come estratti conto), la disponibilità di tali somme nel periodo di riferimento. Nel caso di specie, il supporto economico dei familiari conviventi è stato ritenuto prova adeguata.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prova Contraria Redditometro: La Cassazione Spiega Come Annullare l’Accertamento

L’accertamento sintetico tramite redditometro rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per contrastare l’evasione fiscale. Tuttavia, il contribuente ha il diritto di difendersi fornendo la cosiddetta prova contraria redditometro. Con la recente ordinanza n. 7861 del 22 marzo 2024, la Corte di Cassazione è tornata a fare chiarezza sulla natura e sui limiti di questa prova, offrendo importanti spunti difensivi.

I Fatti di Causa: L’Accertamento Basato sull’Auto

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a un contribuente per l’anno d’imposta 2007. L’Amministrazione Finanziaria, utilizzando il metodo sintetico, aveva rideterminato il suo reddito da circa 14.900 euro a oltre 20.900 euro. La rettifica si basava sul riscontro di una maggiore capacità di spesa, manifestata dall’acquisto e dal mantenimento di un’autovettura di grossa cilindrata.

Il contribuente ha impugnato l’atto, sostenendo che le spese contestate erano state sostenute grazie al supporto economico dei familiari con cui conviveva. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale gli hanno dato ragione, annullando l’accertamento. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

Il Ricorso dell’Agenzia e la Difesa del Contribuente

L’Agenzia ha lamentato, in sostanza, che i giudici di merito avessero errato nel considerare sufficiente la prova fornita dal contribuente. Secondo il Fisco, non era bastato dimostrare la generica disponibilità di ulteriori redditi (provenienti dai familiari), ma sarebbe stato necessario provare che quelle somme fossero state specificamente utilizzate per coprire le spese legate all’automobile.

Le Motivazioni della Cassazione: La Prova Contraria Redditometro

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, cogliendo l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia di prova contraria redditometro. I giudici hanno chiarito che l’accertamento sintetico si fonda su una presunzione legale relativa: una volta che l’Ufficio dimostra l’esistenza di elementi indicativi di capacità contributiva (come un’auto di lusso), l’onere della prova si sposta sul contribuente.

Cosa deve dimostrare, quindi, il cittadino? La Corte specifica che non è richiesta la prova ‘diabolica’ di un collegamento diretto tra la fonte di reddito esente e la spesa contestata. È invece sufficiente fornire una prova documentale che attesti:

1. L’esistenza di redditi ulteriori (esenti o già tassati alla fonte, come donazioni, liberalità, vincite, ecc.).
2. L’entità di tali redditi.
3. La durata del possesso di queste somme.

Questa documentazione deve essere idonea a dimostrare, in modo circostanziato, che il contribuente aveva a disposizione i mezzi economici per sostenere quella maggiore spesa. Nel caso in esame, il contribuente viveva con padre e fratello, e le finanze familiari erano gestite tramite conti correnti collegati, sui quali transitavano giroconti dal conto del padre. Questa situazione, provata documentalmente, è stata ritenuta sufficiente a superare la presunzione dell’Ufficio, poiché rendeva del tutto plausibile che la spesa per l’auto fosse stata sostenuta con il contributo familiare.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

La decisione della Cassazione rafforza un principio fondamentale a tutela del contribuente. Per difendersi da un accertamento basato sul redditometro, non è necessario tracciare ogni singolo euro speso. È invece cruciale costruire una solida base documentale (estratti conto, atti di donazione, etc.) che dimostri in maniera oggettiva e credibile la disponibilità di risorse finanziarie alternative e sufficienti a giustificare il tenore di vita contestato dal Fisco. La sentenza conferma che anche il documentato sostegno economico all’interno di un nucleo familiare costituisce una valida ed efficace prova contraria.

Cosa deve dimostrare un contribuente per fornire la prova contraria a un accertamento da redditometro?
Il contribuente deve fornire una prova documentale idonea a dimostrare l’esistenza, l’entità e la durata del possesso di redditi esenti o già soggetti a ritenuta alla fonte, in misura sufficiente a giustificare la maggiore capacità di spesa contestata.

È necessario provare che i redditi esenti siano stati usati specificamente per coprire le spese contestate?
No. Secondo la Corte, non è necessario dimostrare il collegamento diretto tra la fonte di reddito e la singola spesa. È sufficiente provare la disponibilità di tali somme in modo da rendere plausibile che siano state utilizzate per sostenere le spese che hanno generato l’accertamento.

Il sostegno economico da parte di familiari conviventi può costituire una valida prova contraria?
Sì. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che la prova della gestione delle finanze familiari tramite conti correnti interconnessi, con accrediti provenienti dai familiari, costituisse una valida prova documentale sufficiente a superare la presunzione del redditometro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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