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Prova contraria redditometro: come difendersi

La Corte di Cassazione accoglie il ricorso di un contribuente contro un accertamento basato sul redditometro. L’ordinanza chiarisce che la prova contraria redditometro non si limita a dimostrare la disponibilità di fondi, ma richiede di provare il loro specifico utilizzo per le spese contestate. Nel caso specifico, un finanziamento pubblico ricevuto come rimborso per la costruzione di un caseificio, e non come nuovo reddito, è stato ritenuto un elemento che il giudice di merito avrebbe dovuto valutare approfonditamente. La sentenza del giudice d’appello è stata cassata per non aver esaminato in modo critico le deduzioni del contribuente.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prova Contraria Redditometro: la Cassazione Sottolinea l’Importanza della Prova Specifica

L’accertamento sintetico del reddito, meglio noto come redditometro, rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria. Tuttavia, il contribuente ha sempre la facoltà di difendersi fornendo la cosiddetta prova contraria redditometro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 922/2025, torna sul tema, offrendo chiarimenti cruciali su cosa significhi, in pratica, fornire tale prova, specialmente quando sono coinvolti finanziamenti e contributi. Il caso riguarda un imprenditore agricolo il cui reddito era stato drasticamente rideterminato in aumento, ma che ha saputo dimostrare le sue ragioni fino al terzo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

Un contribuente, imprenditore agricolo, si è visto notificare un avviso di accertamento per gli anni d’imposta 2005 e 2006. Secondo l’Agenzia delle Entrate, la sua capacità di spesa, desunta da alcuni beni posseduti, era notevolmente superiore al reddito dichiarato. Per il solo anno 2006, il reddito veniva rideterminato da circa 4.000 euro a oltre 163.000 euro.

La difesa del contribuente si è incentrata su due punti principali. In primo luogo, l’erronea inclusione nel calcolo di un fondo rustico, che in quanto bene strumentale all’attività agricola non avrebbe dovuto concorrere alla determinazione sintetica del reddito. In secondo luogo, e soprattutto, il contribuente ha evidenziato di aver sostenuto ingenti spese per la realizzazione di un caseificio, finanziandole con fondi propri, per poi ricevere un contributo pubblico a consuntivo, cioè solo dopo aver completato l’opera. Tale contributo, a suo dire, non costituiva nuovo reddito, ma un semplice rimborso delle somme già anticipate, configurandosi come una ‘partita di giro’.

I giudici di primo grado avevano parzialmente accolto le ragioni del contribuente, escludendo il fondo rustico ma confermando la ripresa a tassazione per il resto. La Commissione Tributaria Regionale, in sede di appello, aveva confermato integralmente la prima sentenza, senza però entrare nel merito delle specifiche argomentazioni relative al finanziamento del caseificio.

La Questione Giuridica e l’Onere della Prova Contraria Redditometro

Il cuore della controversia legale risiede nell’interpretazione dell’articolo 38 del D.P.R. 600/1973, che disciplina l’accertamento sintetico. La norma consente al Fisco di presumere un maggior reddito sulla base delle spese sostenute, ma allo stesso tempo garantisce al contribuente la possibilità di fornire la prova contraria.

La Cassazione, citando la propria giurisprudenza consolidata, ribadisce un principio fondamentale: per superare la presunzione del Fisco, non è sufficiente dimostrare di aver avuto a disposizione somme aggiuntive rispetto al reddito dichiarato. Il contribuente ha un onere più stringente: deve provare che quelle specifiche somme sono state utilizzate proprio per coprire le spese contestate. Deve dimostrare non solo la ‘coincidenza temporale’ tra la disponibilità del denaro e la spesa, ma anche la ‘durata’ del possesso, ossia che non vi sia stata una soluzione di continuità e che quei fondi non siano stati destinati ad altri investimenti o finalità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso del contribuente, cassando la sentenza d’appello con rinvio ad un nuovo esame. La critica mossa ai giudici di secondo grado è molto netta: la loro decisione è stata una ‘formale adesione, acritica, alla sentenza di primo grado’, senza una valutazione ‘autonomamente e logicamente’ condotta.

In sostanza, la Corte d’Appello non si è confrontata con le puntuali deduzioni della parte privata riguardo al finanziamento del caseificio. Non ha valutato se la ricezione del contributo a consuntivo potesse effettivamente configurarsi come un rimborso di spese anticipate con fondi propri, e quindi come una ‘partita di giro’ ininfluente ai fini della determinazione del reddito.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni dell’ordinanza si concentrano sulla lacuna argomentativa della sentenza impugnata. La Cassazione non entra nel merito della vicenda, poiché non è suo compito, ma censura il modo in cui il giudice d’appello ha ignorato un elemento probatorio potenzialmente decisivo. Il contribuente aveva articolato una difesa precisa, sostenendo che il denaro per il caseificio era già nella sua disponibilità e che il contributo pubblico era arrivato solo dopo, a restituzione di quanto anticipato. Questa circostanza, se provata, avrebbe potuto smontare la presunzione dell’Agenzia delle Entrate, dimostrando che la capacità di spesa non derivava da redditi non dichiarati, ma da capitali preesistenti, successivamente reintegrati.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio cardine nella difesa contro gli accertamenti sintetici: la prova contraria redditometro deve essere specifica, documentata e logicamente connessa alle spese contestate. Per i contribuenti, ciò significa che non basta affermare di aver ricevuto prestiti o donazioni, ma è essenziale poter tracciare il flusso di quel denaro fino alla spesa che ha generato l’accertamento. Per i giudici di merito, invece, l’ordinanza è un monito a non liquidare sbrigativamente le argomentazioni difensive, ma a valutarle in modo approfondito e autonomo, soprattutto quando si basano su circostanze complesse come i finanziamenti a consuntivo. La sentenza impugnata è stata cassata proprio per questo deficit di analisi, e ora un nuovo collegio dovrà riesaminare la questione, tenendo conto dei principi espressi dalla Suprema Corte.

Cosa deve dimostrare un contribuente per fornire una valida prova contraria in caso di accertamento con redditometro?
Il contribuente non deve solo dimostrare di avere avuto la disponibilità di ulteriori somme rispetto al reddito dichiarato, ma deve anche provare che tali somme sono state specificamente utilizzate per sostenere le spese contestate. Deve quindi dimostrare la coincidenza temporale tra la disponibilità dei fondi e la spesa, e la continuità del possesso di tali fondi fino al momento del loro utilizzo.

Un contributo pubblico ricevuto dopo aver realizzato un investimento può essere usato come prova contraria?
Sì, a condizione che il contribuente dimostri che l’investimento è stato realizzato con fondi propri anticipati e che il contributo pubblico successivo ha avuto la sola funzione di rimborsare tali spese. In questo caso, l’operazione si configura come una ‘partita di giro’ e non come nuovo reddito imponibile.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del giudice d’appello in questo caso?
La sentenza è stata annullata perché il giudice d’appello si è limitato a confermare la decisione di primo grado in modo acritico e formale, senza valutare autonomamente e in modo logico le specifiche argomentazioni e prove fornite dal contribuente, in particolare quelle relative al finanziamento della costruzione di un opificio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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