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Produzione documenti in appello: la Cassazione decide

Un contribuente impugnava una cartella esattoriale. L’Agente della Riscossione si costituiva tardivamente in primo grado. La Corte di Cassazione ha stabilito che la produzione documenti in appello, anche se non esaminati in primo grado per tardività, è legittima e i giudici di secondo grado devono valutarli. La sentenza è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Produzione Documenti in Appello: La Cassazione Annulla la Sentenza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del processo tributario: la produzione documenti in appello è una facoltà concessa alle parti, e i giudici non possono ignorare le prove presentate solo perché la costituzione in primo grado è avvenuta tardivamente. Questo caso offre spunti cruciali sulla dinamica probatoria tra i diversi gradi di giudizio.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’impugnazione di una cartella di pagamento per un debito IRPEF di oltre 118.000 euro da parte di un contribuente. In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva il ricorso, dichiarando la tardività della costituzione in giudizio dell’Agente della Riscossione.

Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), adita dall’Agente della Riscossione, confermava la decisione di primo grado. I giudici d’appello motivavano la loro scelta non solo sulla base della tardiva costituzione, ma anche sulla conseguente assenza di prova relativa alla corretta notifica della cartella di pagamento. L’Agente della Riscossione, ritenendo la decisione ingiusta, proponeva ricorso per cassazione, sostenendo di aver depositato nuovamente in appello i documenti che provavano la regolarità della notifica.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione sulla produzione documenti in appello

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agente della Riscossione, ribaltando l’esito dei precedenti gradi di giudizio. Il punto focale della decisione è l’interpretazione dell’art. 58 del D.Lgs. 546/92, che disciplina il giudizio d’appello nel processo tributario.

La Corte ha chiarito che, sebbene l’Agente si fosse costituito tardivamente in primo grado, ciò non gli precludeva la possibilità di depositare nuovamente la stessa documentazione nel giudizio di secondo grado. Il principio è chiaro: la facoltà di produrre nuovi documenti in appello è ammessa, a condizione che tali documenti siano preesistenti al giudizio di primo grado e che la loro produzione avvenga nel rispetto del contraddittorio. Nel caso specifico, i documenti non miravano ad ampliare l’oggetto del contendere, ma a dimostrare la regolarità della notifica, un punto centrale della controversia sin dall’inizio.

Le Motivazioni

La ratio decidendi della Corte si fonda sulla distinzione tra la tardività della costituzione in primo grado e il diritto alla prova in appello. I giudici di legittimità hanno ritenuto errata la motivazione della CTR, la quale aveva creato un legame automatico e inscindibile tra la tardività e la presunta assenza di prova (“prova alcuna”).

La CTR, infatti, non avrebbe dovuto ignorare i documenti depositati in appello (sub doc. 3 e 4), che attestavano la notifica della cartella. La Corte di Cassazione ha evidenziato che i giudici di merito avrebbero dovuto esaminare tali prove, anziché fermarsi alla preclusione procedurale del primo grado. La decisione della CTR era viziata perché non teneva conto della documentazione ritualmente prodotta nel secondo grado di giudizio, che era essenziale per decidere sulla fondatezza della pretesa del contribuente, il quale lamentava proprio vizi di notifica.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia, in diversa composizione. Quest’ultima dovrà riesaminare la controversia tenendo conto dei documenti prodotti in appello dall’Agente della Riscossione.

Questa ordinanza rappresenta un importante monito: le preclusioni maturate in un grado di giudizio non sempre si estendono automaticamente al grado successivo. In particolare, nel processo tributario, il diritto di produrre documenti in appello, se esercitato correttamente, impone al giudice di valutare nel merito le prove offerte, garantendo così il pieno diritto di difesa delle parti.

È possibile presentare nuovi documenti nel giudizio d’appello tributario?
Sì, l’art. 58 del D.Lgs. n. 546/92, nel testo applicabile alla fattispecie, ammette la facoltà per le parti di produrre nuovi documenti in appello.

La tardiva costituzione in primo grado impedisce di produrre gli stessi documenti in appello?
No, la tardiva costituzione in primo grado non preclude alla parte la possibilità di riprodurre i medesimi documenti nel giudizio di appello, e il giudice di secondo grado è tenuto a valutarli.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione dei giudici di merito?
Perché i giudici di appello avevano erroneamente ignorato i documenti attestanti la notifica della cartella, prodotti dall’Agente della Riscossione, basando la loro decisione esclusivamente sulla tardiva costituzione in primo grado e deducendone un’errata “assenza di prova”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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