LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pro rata IVA: quando si applica a gruppi societari?

Una società holding, che fungeva da centrale acquisti per il proprio gruppo, ha visto ridotta la sua detrazione IVA a causa dell’applicazione del meccanismo del pro rata. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dell’Agenzia delle Entrate, stabilendo che le fatture emesse come “acconto per trading” verso una controllata non erano operazioni commerciali, bensì operazioni finanziarie esenti da IVA. Tali operazioni, legate a un sistema di cash pooling e negoziazione di crediti, non essendo meramente occasionali ma strumentali all’attività principale, dovevano essere incluse nel calcolo del pro rata IVA, limitando così il diritto alla detrazione dell’imposta sugli acquisti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Pro rata IVA e operazioni finanziarie infragruppo: l’analisi della Cassazione

La gestione finanziaria all’interno dei gruppi societari può nascondere insidie fiscali, specialmente riguardo l’Imposta sul Valore Aggiunto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il delicato tema del pro rata IVA, chiarendo quando le operazioni finanziarie tra società consociate, anche se non rappresentano l’attività principale, debbano essere considerate rilevanti ai fini del calcolo della detrazione. Questo caso offre spunti fondamentali sulla prevalenza della sostanza sulla forma e sulle implicazioni del cash pooling.

I fatti di causa

Una società holding, capogruppo con funzione di centrale acquisti per le altre società del gruppo, ha ricevuto un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate. L’Ufficio contestava la piena detrazione dell’IVA assolta sugli acquisti per l’anno 2014, applicando il meccanismo del pro rata IVA.

Il fulcro della controversia riguardava la natura di alcune fatture emesse dalla holding verso una sua controllata, denominate “acconto per trading”. Secondo la contribuente, si trattava di normali operazioni commerciali. Per l’Agenzia delle Entrate, invece, tali operazioni mascheravano una natura finanziaria. Erano, infatti, finalizzate a generare crediti per compensare i debiti della controllata derivanti da un servizio di tesoreria centralizzata (cash pooling) gestito dalla stessa holding. Di conseguenza, queste operazioni dovevano essere qualificate come finanziarie, esenti da IVA ai sensi dell’art. 10 del d.P.R. 633/1972, e quindi incluse nel calcolo del pro rata IVA, con conseguente riduzione dell’imposta detraibile.

La decisione della Corte di Cassazione e il calcolo del pro rata IVA

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate. I giudici hanno stabilito che, per qualificare un’operazione, si deve guardare alla sua reale sostanza economica e non alla sua forma esteriore (come la dicitura in fattura).

L’istruttoria aveva dimostrato che le fatture per “acconto” non erano legate a future forniture di beni, ma erano uno strumento per finanziare la controllata. La holding anticipava la fatturazione per creare un credito commerciale da utilizzare in compensazione con il debito che la controllata aveva verso di essa per il servizio di cash pooling. Questa è stata considerata una vera e propria “negoziazione di crediti”, un’operazione finanziaria esente da IVA.

Le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni principi chiave.

In primo luogo, ha ribadito che la valutazione della natura di un’operazione economica deve basarsi sulla sua sostanza e non sulla forma. Le dichiarazioni del legale rappresentante della società durante la verifica fiscale, che aveva descritto il meccanismo del cash pooling e la funzione delle fatture di acconto, sono state determinanti per ricostruire la reale natura finanziaria della transazione.

In secondo luogo, i giudici hanno respinto la tesi secondo cui l’operazione fosse priva del requisito dell’onerosità. Citando la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la Cassazione ha chiarito che il corrispettivo di un’operazione finanziaria non deve necessariamente consistere in interessi. Nel caso di specie, l’onerosità risiedeva nel controvalore della compensazione stessa: la possibilità per la holding di estinguere un proprio debito attraverso la creazione anticipata di un credito rappresentava un vantaggio economico concreto.

Infine, è stato affrontato il punto cruciale dell’accessorietà. La società sosteneva che, anche se fossero state operazioni finanziarie, esse erano meramente occasionali e accessorie rispetto all’attività principale di centrale acquisti e quindi, secondo l’art. 19-bis del d.P.R. 633/1972, non avrebbero dovuto incidere sul calcolo del pro rata. La Corte ha respinto anche questa argomentazione, statuendo che le operazioni non erano occasionali, bensì strumentali e necessarie all’attività principale. La negoziazione dei crediti, infatti, era strettamente funzionale alla gestione della liquidità del gruppo tramite cash pooling, un sistema essenziale per l’operatività della centrale acquisti stessa. Non essendo accessorie, tali operazioni esenti dovevano concorrere alla determinazione della percentuale di detraibilità dell’IVA.

Le conclusioni

Questa sentenza rappresenta un importante monito per i gruppi societari. La gestione della tesoreria tramite strumenti come il cash pooling e gli accordi intercompany, sebbene legittima ed efficiente, deve essere attentamente valutata sotto il profilo fiscale. Le operazioni che, pur formalmente commerciali, hanno una sostanza finanziaria possono essere riqualificate dall’amministrazione finanziaria. Se tali operazioni sono esenti da IVA e non hanno carattere di mera occasionalità, possono innescare l’applicazione del pro rata IVA, con un impatto economico significativo sulla capacità del contribuente di recuperare l’imposta pagata sugli acquisti. È quindi fondamentale un’analisi preventiva della natura sostanziale di tutti i flussi finanziari infragruppo per evitare contestazioni e il recupero di imposte e sanzioni.

Perché le fatture di “acconto per trading” sono state considerate operazioni finanziarie esenti IVA?
Perché la loro reale finalità non era anticipare il pagamento di future forniture, ma generare un credito da usare in compensazione con i debiti derivanti da un servizio di tesoreria centralizzata (cash pooling). Questa è stata qualificata come una negoziazione di crediti, un’operazione finanziaria esente da IVA.

Un’operazione finanziaria infragruppo incide sul pro rata IVA anche se non è l’attività principale dell’azienda?
Sì. La Corte ha stabilito che se l’operazione finanziaria non è meramente occasionale, ma è strumentale e necessaria per lo svolgimento dell’attività principale (in questo caso, l’attività di centrale acquisti), essa deve essere inclusa nel calcolo del pro rata IVA, anche se quantitativamente minoritaria.

Un’operazione finanziaria deve prevedere il pagamento di interessi per essere considerata “onerosa” ai fini IVA?
No. La Corte ha chiarito, in linea con la giurisprudenza europea, che il corrispettivo (onerosità) può manifestarsi in forme diverse dal pagamento di interessi. Nel caso specifico, il vantaggio economico consisteva nella possibilità di compensare un debito grazie alla creazione del credito, rendendo così l’operazione onerosa e rilevante ai fini IVA.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati