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Pro-rata IVA: attività finanziarie e detrazione

Una società di venture capital ha contestato due avvisi di accertamento IVA, sostenendo che le sue attività finanziarie fossero solo accessorie. La Corte di Cassazione ha chiarito i criteri per il calcolo del pro-rata IVA, annullando un avviso per un vizio procedurale (violazione del termine dilatorio di 60 giorni post-verifica) ma confermando l’altro. Per l’anno confermato, i giudici hanno stabilito che l’attività finanziaria era parte integrante e principale del business della società, come dimostrato dalla sua crescente incidenza sul fatturato e dal suo ruolo di “incubatore e investitore”, escludendola così dal concetto di attività accessoria ai fini della detrazione IVA.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Pro-rata IVA: Quando le Attività Finanziarie Diventano Attività Principale?

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 14802/2024 offre spunti cruciali sulla corretta applicazione del pro-rata IVA, un tema centrale per le imprese che svolgono attività miste. La distinzione tra attività principale e accessoria è fondamentale per determinare la percentuale di IVA detraibile, con impatti significativi sulla liquidità aziendale. Vediamo come la Suprema Corte ha affrontato il caso di una società con una duplice anima di incubatore d’imprese e investitore finanziario.

Il Caso in Analisi

Una società operante come incubatore e investitore si è vista notificare due avvisi di accertamento dall’Agenzia Fiscale per il recupero dell’IVA relativa a due diverse annualità. Il Fisco contestava l’errata qualificazione delle operazioni di finanziamento come meramente occasionali o accessorie ai fini del calcolo del pro-rata di detrazione. Secondo l’Amministrazione, tali operazioni rientravano a pieno titolo nell’attività propria dell’impresa, influenzando quindi la percentuale di IVA detraibile.
Il contenzioso ha visto la Commissione Tributaria Provinciale accogliere inizialmente le ragioni del contribuente, per poi essere ribaltato in appello dalla Commissione Tributaria Regionale, che ha ritenuto le attività di finanziamento parte integrante del core business aziendale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La società ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su quattro motivi principali:
1. Violazione del diritto al contraddittorio anticipato, principio fondamentale del diritto unionale in materia di IVA.
2. Violazione del termine dilatorio di 60 giorni tra la conclusione di una verifica fiscale e l’emissione del conseguente avviso di accertamento.
3. Nullità degli atti per vizi relativi alla delega di firma del funzionario sottoscrittore.
4. Errata applicazione delle norme sul pro-rata IVA, ribadendo la natura accessoria delle proprie operazioni finanziarie.

La Decisione della Corte: la questione del pro-rata IVA

La Corte di Cassazione ha esaminato distintamente i due avvisi di accertamento, giungendo a conclusioni diverse.
Per quanto riguarda l’avviso relativo a un’annualità, la Corte ha rigettato i motivi di ricorso, confermando la tesi del Fisco. I giudici hanno sottolineato che la distinzione tra attività principale e accessoria non deve basarsi sulle mere previsioni statutarie, ma sull’attività concretamente, effettivamente e realmente esercitata.
Nel caso specifico, la società si presentava sul mercato con un doppio ruolo di “incubatore e investitore”, un modello di business che fisiologicamente include anche attività di finanziamento per le startup che supporta. La Corte ha dato peso a un dato fattuale decisivo: la crescente incidenza delle operazioni finanziarie sul volume d’affari complessivo, che aveva raggiunto quote significative, dimostrando che non si trattava di un’attività occasionale, ma di una componente strutturale e in espansione dell’attività principale.

L’Annullamento per Vizio Procedurale

Per l’avviso di accertamento relativo all’altra annualità, invece, la Corte ha accolto il secondo motivo di ricorso. È stato accertato che l’atto impositivo era diretta conseguenza di una verifica fiscale conclusasi con un Processo Verbale di Constatazione (PVC). Tuttavia, l’Amministrazione Finanziaria non aveva rispettato il termine dilatorio di 60 giorni previsto dallo Statuto del Contribuente, notificando l’avviso prima della scadenza. Questa violazione procedurale ha determinato l’annullamento dell’atto, con rinvio alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte chiariscono in modo netto i criteri per la corretta determinazione del pro-rata IVA. La Suprema Corte, allineandosi alla giurisprudenza nazionale ed europea (incluso il caso Mercedes Benz), ha stabilito che per qualificare un’attività finanziaria come non accessoria, e quindi rilevante per il calcolo del pro-rata, occorre una valutazione concreta. Gli elementi chiave sono:
L’effettivo esercizio: Si deve guardare a cosa l’impresa fa realmente, non solo a cosa è scritto nel suo oggetto sociale.
L’incidenza economica: L’ammontare dei ricavi derivanti dall’attività finanziaria rispetto al totale è un indizio fondamentale. Una crescita costante e una quota rilevante sul fatturato indicano un’attività principale, non accessoria.
Il nesso funzionale: Le operazioni devono essere legate al fine produttivo dell’ente in modo non meramente occasionale. Nel caso di un incubatore, finanziare le startup è una parte intrinseca del modello di business.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Corte ha rigettato la questione sulla delega di firma, ribadendo che si tratta di un atto organizzativo interno che non richiede l’indicazione nominativa del delegato, essendo sufficiente la qualifica. Ha inoltre respinto la doglianza sul contraddittorio, applicando il principio della “prova di resistenza”: il contribuente non aveva fornito elementi specifici per dimostrare che, se fosse stato sentito, l’esito dell’accertamento sarebbe stato diverso.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Le aziende, in particolare holding, società di investimento e incubatori, devono prestare massima attenzione alla classificazione delle loro attività finanziarie. Non è sufficiente definirle “accessorie” nello statuto; è l’analisi fattuale del loro peso economico e del loro ruolo strategico nel modello di business a determinare il corretto trattamento ai fini del pro-rata IVA. La sentenza, inoltre, ribadisce l’importanza del rispetto delle garanzie procedurali da parte dell’Amministrazione Finanziaria, la cui violazione, come nel caso del termine dilatorio, può portare all’annullamento dell’atto impositivo.

Quando un’attività finanziaria smette di essere ‘accessoria’ ai fini del calcolo del pro-rata IVA?
Un’attività finanziaria non è più considerata accessoria quando rientra a pieno titolo nell’attività principale dell’impresa. Ciò viene determinato sulla base dell’attività concretamente esercitata e non solo delle previsioni statutarie. Elementi decisivi sono la sua incidenza economica crescente sul volume d’affari complessivo e il suo nesso funzionale con il core business, come nel caso di una società che opera come ‘incubatore e investitore’.

La violazione del termine dilatorio di 60 giorni dopo una verifica fiscale comporta sempre l’annullamento dell’avviso di accertamento?
Sì, secondo questa ordinanza, se un avviso di accertamento è emesso come diretta conseguenza degli elementi acquisiti durante una verifica fiscale (formalizzata in un PVC), il mancato rispetto del termine dilatorio di 60 giorni prima della notifica dell’atto costituisce una violazione procedurale che ne comporta l’annullamento.

Una delega di firma ‘in bianco’ o per qualifiche, senza indicazione nominativa, è valida per la sottoscrizione di un avviso di accertamento?
Sì, la Corte di Cassazione conferma il suo orientamento prevalente secondo cui la delega alla sottoscrizione di un avviso di accertamento ha natura di delega di firma e non di funzioni. Essendo un atto di organizzazione interna, può essere attuata anche con ordini di servizio che indicano solo la qualifica del funzionario delegato (es. ‘capo ufficio legale’), senza necessità di una indicazione nominativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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