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Principio di non discriminazione fiscale: il caso dei trust

Un trust non residente, operante senza scopo di lucro, ha ricevuto dividendi da società italiane subendo una ritenuta fiscale superiore a quella applicata a enti nazionali analoghi. La richiesta di rimborso è stata negata, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione. Quest’ultima, riconoscendo l’elevata importanza delle questioni sollevate in merito al principio di non discriminazione fiscale di matrice europea e alla sua prevalenza sulle convenzioni bilaterali, ha emesso un’ordinanza interlocutoria rinviando la causa a una pubblica udienza per una decisione approfondita.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Principio di Non Discriminazione Fiscale: La Cassazione Esamina la Tassazione dei Dividendi di un Trust Estero

L’ordinanza interlocutoria in esame solleva questioni cruciali riguardo al principio di non discriminazione fiscale nell’ambito dell’Unione Europea, mettendo in discussione la legittimità di un trattamento fiscale deteriore riservato a un trust non residente rispetto a un ente italiano analogo. La Corte di Cassazione, riconoscendo la portata delle questioni, ha scelto di non decidere in camera di consiglio, ma di rinviare la causa alla pubblica udienza per un dibattito più approfondito.

I Fatti di Causa

Un trust di diritto inglese, ente senza scopo di lucro fiscalmente residente nel Regno Unito, ha percepito dividendi da società italiane negli anni d’imposta 2004, 2005 e 2006. Tali dividendi sono stati assoggettati a una ritenuta fiscale variabile tra il 15% e il 12,5%.

Il trust ha contestato tale tassazione, sostenendo di essere stato discriminato. Un ente non commerciale residente in Italia, come una fondazione, avrebbe infatti beneficiato di un’esenzione del 95% sui medesimi dividendi, con un’aliquota effettiva notevolmente inferiore (pari all’1,65%). Di conseguenza, il trust ha presentato un’istanza di rimborso per quasi 1,5 milioni di euro, corrispondenti alla maggiore imposta versata. A seguito del silenzio-rifiuto dell’Amministrazione Finanziaria, è iniziato un contenzioso che, dopo due gradi di giudizio sfavorevoli al contribuente, è giunto dinanzi alla Corte di Cassazione.

Le Questioni Giuridiche e il Principio di non Discriminazione Fiscale

Il ricorso del trust si fonda su un unico, complesso motivo che solleva diverse questioni di rilevanza nomofilattica, ovvero di importanza tale da richiedere un’interpretazione uniforme della legge da parte della Suprema Corte.

Prevalenza del Diritto UE sulle Convenzioni Bilaterali

La prima e fondamentale questione riguarda la gerarchia delle fonti. Il contribuente chiede di chiarire se il principio di non discriminazione fiscale, sancito dagli articoli 49, 63 e 65 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) che garantiscono la libertà di stabilimento e la libera circolazione dei capitali, prevalga su una convenzione bilaterale contro le doppie imposizioni (in questo caso, tra Italia e Regno Unito) che possa prevedere una tassazione più onerosa per il non residente.

L’Onere della Prova per il Soggetto Non Residente

Un altro punto nodale è l’onere della prova. Se si ammette la prevalenza del diritto UE, cosa deve dimostrare il soggetto non residente per essere equiparato al soggetto residente (il cosiddetto tertium comparationis)? È sufficiente una “sovrapponibilità funzionale”, ovvero dimostrare di svolgere un’attività economica analoga a quella di una fondazione italiana? Oppure è necessaria anche una “sovrapponibilità strutturale”, cioè un’analogia nella forma organizzativa e giuridica?

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, non entra nel merito della vicenda, ma prende atto della straordinaria importanza e novità delle questioni sollevate. I giudici riconoscono che il caso impone di affrontare temi fondamentali del diritto tributario europeo e internazionale.

La Corte evidenzia tre principali aree di indagine:
1. La portata del principio di non discriminazione UE e la sua relazione con le convenzioni bilaterali.
2. L’onere della prova a carico del contribuente non residente per dimostrare la comparabilità con un soggetto residente.
3. La rilevanza dello status fiscale del trust nel suo Paese di residenza (nel caso specifico, se l’esenzione da imposte in Inghilterra lo renda non comparabile a una fondazione italiana, che è soggetto passivo d’imposta in Italia).

Proprio a causa di questa “rilevanza nomofilattica” e della “novità delle suddette questioni”, la Suprema Corte ha stabilito che il caso non poteva essere deciso con la procedura semplificata della camera di consiglio. Ha quindi disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza, dove le parti potranno discutere ampiamente le loro argomentazioni prima che la Corte emetta una sentenza definitiva.

Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria rappresenta un passo significativo, sebbene non conclusivo. La decisione della Cassazione di rinviare il caso alla pubblica udienza sottolinea la delicatezza e la complessità della materia. La futura sentenza avrà implicazioni profonde per tutti gli enti non residenti, in particolare quelli non profit come fondazioni e trust, che investono in Italia. Essa definirà con maggiore chiarezza i confini del principio di non discriminazione fiscale, stabilendo in che misura l’Italia possa applicare regimi fiscali differenziati ai redditi di capitale percepiti da soggetti residenti e non residenti, nel rispetto dei vincoli imposti dal diritto dell’Unione Europea.

Qual è il problema principale sollevato nel ricorso?
Il problema principale è la presunta violazione del principio di non discriminazione, poiché un trust non residente ha subito una tassazione sui dividendi percepiti da società italiane significativamente più alta rispetto a quella che sarebbe stata applicata a un ente italiano con caratteristiche analoghe (una fondazione).

Cosa si intende per principio di non discriminazione in questo contesto?
È un principio fondamentale del diritto dell’Unione Europea (in particolare, legato alla libera circolazione dei capitali, art. 63 TFUE) che vieta a uno Stato membro di applicare un trattamento fiscale più svantaggioso ai redditi percepiti da un soggetto residente in un altro Stato membro rispetto a quello riservato ai propri residenti, se le situazioni sono oggettivamente comparabili.

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte non ha deciso il merito della controversia. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui, riconoscendo l’elevata importanza e la novità delle questioni legali sollevate, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una discussione approfondita prima di emettere la sentenza finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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