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Principio di competenza: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7421/2024, ha chiarito l’applicazione del principio di competenza per la deducibilità dei costi. La Corte ha stabilito che per i costi legati a diritti contenziosi e per gli appalti, la competenza si determina non solo dall’ultimazione dei lavori ma dall’accettazione del committente o dal verificarsi delle condizioni contrattuali. Rigettato invece il ricorso dell’Agenzia delle Entrate sulla PEX per le holding.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Principio di competenza e deducibilità dei costi: la Cassazione fa il punto

La corretta imputazione temporale dei costi è un pilastro della determinazione del reddito d’impresa. La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 7421/2024, è tornata su questo tema cruciale, offrendo importanti chiarimenti sull’applicazione del principio di competenza fiscale. La pronuncia analizza specificamente la deducibilità dei costi derivanti dall’acquisto di diritti contenziosi e da contratti di appalto, oltre a dirimere una questione relativa al regime di Participation Exemption (PEX) per le società holding.

I fatti di causa: la controversia tra società e Fisco

Una società si era vista notificare un avviso di accertamento per maggiori Ires, Irap ed Iva relative all’anno d’imposta 2006. L’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di tre tipologie di costi:
1. Costi per consulenze ritenuti non inerenti all’attività.
2. Costi relativi all’acquisto di diritti derivanti da contenziosi in corso, poiché considerati relativi a crediti futuri e quindi non di competenza del 2006.
3. Costi per lavori relativi a una commessa pubblica, che risultavano ultimati nel 2005 e, pertanto, non deducibili nell’anno successivo.

Contestualmente, l’Agenzia delle Entrate aveva impugnato in via incidentale la decisione dei giudici di merito di riconoscere alla società l’applicazione del regime agevolato PEX su una plusvalenza derivante dalla cessione di una partecipazione.

La decisione della Cassazione sul principio di competenza

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso della società, cassando con rinvio la sentenza impugnata sui punti relativi alla deducibilità dei costi. L’analisi della Corte si è concentrata sulla corretta interpretazione dell’art. 109 del T.u.i.r., che disciplina il principio di competenza.

Costi per l’acquisto di diritti da contenziosi

I giudici hanno stabilito che la Commissione Tributaria Regionale aveva errato nel considerare indeducibili i costi per l’acquisto dei diritti litigiosi. La deducibilità di un costo non sorge quando l’operazione produce i suoi ricavi futuri, ma quando si verificano i presupposti giuridici che ne generano l’esistenza e la determinabilità. Nel caso di specie, l’efficacia della cessione era subordinata a una condizione sospensiva. Una volta verificatasi tale condizione, il costo era divenuto certo e determinabile, e quindi deducibile nell’esercizio in cui era stato sostenuto, a prescindere dall’esito futuro del contenzioso.

Costi per appalti e momento di ultimazione

Anche sulla questione dei costi per la commessa pubblica, la Corte ha dato ragione alla società. I giudici di merito si erano limitati a verificare la data di ultimazione dei lavori (2005), ritenendola sufficiente a escludere la competenza del 2006. La Cassazione ha invece ribadito il suo consolidato orientamento: per i contratti di appalto, il momento rilevante ai fini fiscali non è la mera conclusione materiale dell’opera, ma l’accettazione da parte del committente. Tale accettazione può derivare dall’esito positivo del collaudo o anche da facta concludentia, cioè da comportamenti che manifestano una volontà incompatibile con il rifiuto dell’opera. La sentenza impugnata è stata cassata perché non aveva indagato su questo aspetto decisivo.

La questione della Participation Exemption (PEX) per le holding

Sul ricorso incidentale dell’Agenzia delle Entrate, la Cassazione ha confermato la decisione di merito, rigettando le pretese del Fisco. La controversia verteva sul requisito dell’esercizio di un’impresa commerciale da parte della società partecipata, necessario per beneficiare della PEX. La società partecipata era una holding, la cui attività consisteva nell’assunzione di partecipazioni. In questi casi, la legge prevede un approccio ‘look-through’: i requisiti vanno verificati non sulla holding stessa, ma sulle società da essa indirettamente partecipate (di secondo livello). Poiché la contribuente aveva dimostrato che le società operative sottostanti svolgevano attività commerciale, il requisito era da considerarsi soddisfatto e il regime PEX correttamente applicato.

Le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione sul principio fondamentale dell’inderogabilità delle regole sull’imputazione temporale dei componenti di reddito, come sancito dall’art. 109 T.u.i.r. Le imprese non possono scegliere arbitrariamente l’esercizio in cui dedurre un costo. Tuttavia, lo stesso articolo prevede una deroga per i componenti la cui esistenza non è ancora certa o il cui ammontare non è determinabile in modo oggettivo. In tali casi, la deducibilità è posticipata all’esercizio in cui tali condizioni si verificano. Per i costi legati ai diritti contenziosi, il verificarsi della condizione sospensiva ha reso il costo certo e quindi deducibile. Per gli appalti, l’accettazione del committente è il momento che rende certo e definitivo il corrispettivo, fissando così la competenza fiscale. Sulla PEX, la motivazione risiede nella ratio dell’art. 87, comma 5, T.u.i.r., che mira a evitare che la mera interposizione di una holding possa precludere l’accesso a un’agevolazione pensata per le partecipazioni in società operative.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante guida per le imprese nella gestione fiscale di operazioni complesse. Emerge con chiarezza che per applicare correttamente il principio di competenza, non è sufficiente guardare alla data di un evento materiale (es. fine lavori), ma occorre analizzare il momento in cui si perfeziona giuridicamente il diritto al corrispettivo o l’obbligazione di spesa. Per gli appalti, le imprese devono documentare attentamente non solo l’ultimazione, ma anche l’accettazione, formale o tacita, da parte del cliente. Infine, la pronuncia conferma la validità dello schermo societario delle holding ai fini PEX, a condizione che la catena partecipativa conduca a società effettivamente commerciali.

Quando un costo è deducibile secondo il principio di competenza fiscale?
Un costo è deducibile nell’esercizio in cui la sua esistenza diventa certa e il suo ammontare è determinabile in modo oggettivo. Se un costo è soggetto a condizioni sospensive, la deducibilità scatta nell’esercizio in cui tali condizioni si verificano.

Per un contratto d’appalto, cosa determina l’esercizio di competenza per la deduzione dei costi e l’imputazione dei ricavi?
L’esercizio di competenza è determinato non dalla semplice ultimazione dei lavori, ma dal momento in cui interviene l’accettazione dell’opera da parte del committente. Questa accettazione può essere formale (es. collaudo positivo) o tacita (per facta concludentia).

Come si applica il requisito dell’attività commerciale per la PEX in una società holding?
Per le società la cui attività prevalente è l’assunzione di partecipazioni (holding), il requisito dell’esercizio di un’impresa commerciale per l’applicazione della PEX non si verifica sulla holding stessa, ma sulle società da essa indirettamente partecipate (di secondo livello). Se queste ultime svolgono attività commerciale, il requisito si considera soddisfatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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