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Principio di competenza: Cassazione su costi deducibili

Una società di leasing ha dedotto costi nell’anno 2007 che in realtà erano di competenza degli anni 2006 e 2008. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ha riaffermato il carattere inderogabile del principio di competenza fiscale. Secondo la Corte, i costi devono essere imputati esclusivamente all’esercizio in cui maturano economicamente, senza alcuna possibilità di scelta discrezionale da parte del contribuente, anche in assenza di un danno per l’erario. La sentenza ha quindi cassato la decisione di secondo grado, rinviando la causa per una nuova valutazione basata sul corretto rispetto del principio di competenza.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Principio di competenza: la Cassazione ribadisce l’inderogabilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22123 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cardine del diritto tributario: il principio di competenza nella deducibilità dei costi d’impresa. Questa decisione sottolinea come le regole sull’imputazione temporale dei componenti di reddito siano vincolanti sia per il contribuente sia per l’erario, escludendo qualsiasi discrezionalità nella scelta dell’esercizio fiscale in cui dedurre un onere.

I fatti di causa

Una società operante nel settore del leasing veniva sottoposta a una verifica fiscale per l’anno d’imposta 2007. L’Agenzia delle Entrate contestava diverse riprese a tassazione, tra cui la deducibilità di minusvalenze da vendita di beni, la deduzione di perdite su crediti ritenuti inesigibili e l’applicazione del regime IVA del pro rata. In particolare, l’Amministrazione finanziaria contestava alla società la deduzione nell’anno 2007 di costi che, in realtà, erano stati sostenuti in anni diversi (2006 e 2008).

Nei primi due gradi di giudizio, le Commissioni Tributarie accoglievano solo parzialmente le ragioni della società. In particolare, la Commissione Tributaria Regionale annullava i rilievi relativi ai costi sostenuti in anni diversi, ritenendo che, avendo il Fisco accertato tutti e tre gli anni (2006, 2007, 2008), non ne sarebbe derivata alcuna differenza d’imposta. Contro questa decisione, sia la società (con ricorso principale) sia l’Agenzia delle Entrate (con ricorso incidentale) si rivolgevano alla Corte di Cassazione.

La decisione della Cassazione e il principio di competenza

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso principale della società, confermando la correttezza delle riprese a tassazione per quanto riguarda le minusvalenze e le perdite su crediti, in quanto il contribuente non aveva fornito prove sufficienti a sostegno delle proprie tesi.

Il punto cruciale della sentenza, tuttavia, riguarda l’accoglimento del ricorso incidentale dell’Agenzia delle Entrate. I giudici di legittimità hanno censurato la decisione della Corte d’appello, affermando che essa si poneva in contrasto con l’orientamento consolidato in materia di principio di competenza, sancito dall’art. 109 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).

La violazione del principio di competenza fiscale

La Commissione Tributaria Regionale aveva erroneamente ritenuto di poter superare il vizio di competenza temporale dei costi, giustificando la loro deduzione nel 2007 sulla base di una sorta di compensazione tra i vari anni oggetto di accertamento. Secondo la Cassazione, tale ragionamento è inaccettabile. Il principio di competenza è una regola inderogabile che impone di imputare i costi all’esercizio in cui sono certi nell’esistenza e determinabili nell’ammontare, a prescindere dal momento del pagamento.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito che al contribuente non è consentito scegliere l’esercizio in cui effettuare la detrazione di un costo. Le regole sull’imputazione temporale dei componenti negativi di reddito sono vincolanti per entrambe le parti del rapporto tributario. Questa rigidità non ammette deroghe, neanche nell’ipotesi in cui non si configuri un danno concreto per l’erario. Consentire una deduzione ‘flessibile’ minerebbe la certezza dei rapporti giuridici e la corretta determinazione periodica del reddito imponibile.

In sostanza, se un costo è di competenza di un anno diverso, la sua deduzione in un altro esercizio è illegittima. Il contribuente che commette un errore contabile di imputazione temporale può, tutt’al più, chiedere il rimborso delle maggiori imposte versate nell’anno di corretta competenza, ma non può ‘spostare’ il costo a suo piacimento.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza ha cassato la decisione impugnata nella parte in cui aveva annullato i rilievi sui costi non di competenza. La causa è stata rinviata alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado in diversa composizione. Quest’ultima dovrà riesaminare la questione attenendosi al principio inderogabile secondo cui la deducibilità dei costi è ammessa solo ed esclusivamente nell’anno di competenza, come stabilito dalla legge. Questa pronuncia conferma la necessità per le imprese di una gestione contabile e fiscale rigorosa, in piena aderenza alle regole di imputazione temporale.

È possibile dedurre un costo in un anno fiscale diverso da quello di competenza?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che il principio di competenza è inderogabile. Al contribuente non è consentito scegliere di effettuare la detrazione di un costo in un esercizio diverso da quello individuato dalla legge come esercizio di competenza, anche se non si configura un danno per l’erario.

Cosa deve dimostrare un’impresa per dedurre fiscalmente una perdita su crediti?
L’impresa deve fornire la prova dell’inesigibilità del credito, dimostrando di aver posto in essere tutte le attività che un imprenditore diligente avrebbe compiuto per tentare il recupero. Non è sufficiente una mera affermazione, ma sono necessari elementi certi e precisi che attestino la definitività della perdita.

Perché la deduzione di un costo in un anno sbagliato è stata considerata illegittima nonostante il Fisco avesse accertato più annualità?
Perché il principio di competenza ha carattere vincolante e non può essere derogato sulla base di una valutazione di convenienza o di un’ipotetica compensazione tra annualità. Ogni periodo d’imposta è autonomo e la deducibilità dei costi deve essere valutata esclusivamente con riferimento all’anno in cui l’onere è economicamente maturato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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