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Principio di competenza: Cassazione chiarisce i ricavi

Un ex socio di una società di persone impugnava un avviso di accertamento per maggiori redditi da partecipazione. La Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, stabilendo che, in base al principio di competenza, i ricavi sono tassabili nell’anno in cui sorge il diritto a percepirli, indipendentemente dall’effettivo incasso. Inoltre, ha chiarito che l’istanza di accertamento con adesione per la società non sospende i termini di ricorso per l’avviso notificato al socio.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Principio di Competenza: Quando si Tassano i Ricavi d’Impresa? La Cassazione Fa Chiarezza

L’ordinanza della Corte di Cassazione in commento affronta due questioni cruciali nel diritto tributario, ribadendo l’importanza del principio di competenza nella determinazione del reddito d’impresa e chiarendo i limiti procedurali dell’accertamento con adesione. La decisione fornisce indicazioni preziose per imprese e professionisti sulla corretta imputazione temporale dei ricavi, anche quando non ancora incassati, e sugli effetti degli atti impositivi notificati a soggetti diversi, seppur collegati.

Il Caso: Doppio Accertamento a Società e Socio

La vicenda trae origine da due avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Entrate. Il primo era diretto a una società di persone, ormai estinta, per recuperare maggiori imposte relative all’anno 2007. Il secondo avviso era invece indirizzato a un ex socio della stessa società, con l’obiettivo di recuperare una maggiore IRPEF derivante dai redditi da partecipazione imputatigli per trasparenza.

Il contribuente aveva impugnato entrambi gli atti. I giudici di primo e secondo grado avevano parzialmente accolto le sue ragioni, riducendo gli importi accertati. In particolare, la Commissione Tributaria di secondo grado aveva ritenuto che, in assenza di prova dell’effettivo incasso di alcune provvigioni di mediazione, queste non potessero concorrere a formare il reddito imponibile. Aveva inoltre considerato tempestivo il ricorso del socio, nonostante fosse stato presentato oltre i termini, ritenendo che la richiesta di accertamento con adesione per l’atto della società avesse sospeso i termini anche per l’atto del socio, in virtù di un “collegamento strutturale”.

L’Effetto Sospensivo dell’Accertamento con Adesione

Uno dei motivi del ricorso dell’Agenzia delle Entrate verteva sulla presunta tardività del ricorso del socio. La Corte di Cassazione ha accolto questa doglianza, chiarendo un importante aspetto procedurale. L’accertamento con adesione è uno strumento deflattivo del contenzioso, ma i suoi effetti, inclusa la sospensione dei termini per l’impugnazione, si applicano esclusivamente all’atto impositivo per cui è stato richiesto.

Nel caso di specie, gli atti impugnati erano due, distinti e notificati a soggetti giuridici diversi (la società e il socio). Pertanto, la richiesta di adesione presentata per l’accertamento della società non poteva estendere automaticamente i suoi effetti sospensivi all’accertamento notificato al socio. La Suprema Corte ha escluso l’esistenza di un’estensione automatica degli effetti in favore dei soci, ribaltando la decisione di merito su questo punto.

L’Applicazione del Principio di Competenza nel Reddito d’Impresa

Il cuore della controversia risiede tuttavia nella corretta applicazione del principio di competenza fiscale, disciplinato dall’art. 109 del TUIR. Questo principio è la regola generale per la determinazione del reddito d’impresa.

La Decisione dei Giudici di Merito

I giudici di merito avevano subordinato la tassazione dei ricavi (le provvigioni di mediazione) alla prova del loro effettivo incasso. In mancanza di tale prova, avevano concluso per la non imponibilità, di fatto applicando un principio di cassa anziché quello di competenza.

La Posizione dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia sosteneva, al contrario, che per la tassazione dei ricavi fosse irrilevante il momento dell’incasso. Ciò che conta, secondo il principio di competenza, è il momento in cui il diritto a percepire il corrispettivo sorge ed è giuridicamente maturato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato anche il secondo motivo di ricorso, accogliendo la tesi dell’Agenzia. Ha ribadito con forza che la formazione del reddito d’impresa è regolata dalle norme sull’imputazione temporale dei componenti di reddito, e la regola generale è quella della competenza. In base a tale principio, i ricavi per corrispettivi, anche se non ancora incassati, entrano a far parte delle componenti positive di reddito purché siano maturati. L’esercizio fiscale in cui si forma il titolo giuridico che costituisce la fonte del ricavo è quello in cui il ricavo stesso deve essere tassato. Non rileva, invece, il momento in cui si conclude il ciclo finanziario con il pagamento. I giudici hanno sottolineato che un’interpretazione diversa lascerebbe al contribuente l’arbitrio di scegliere il periodo d’imposta in cui far concorrere il reddito, semplicemente ritardando l’incasso. La sentenza impugnata è stata quindi cassata perché non ha fatto corretta applicazione di questo fondamentale principio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione riafferma due capisaldi del diritto tributario. In primo luogo, la netta distinzione soggettiva tra società e soci ai fini procedurali: un’istanza presentata dalla società non produce effetti automatici per gli atti destinati ai soci. In secondo luogo, e con maggiore impatto sostanziale, viene confermata la centralità del principio di competenza per le imprese. Le aziende devono imputare i ricavi all’esercizio in cui il diritto al corrispettivo diventa certo e determinato, indipendentemente dalla data di effettivo incasso. Questo implica la necessità di una corretta gestione contabile per far coincidere il momento giuridico della maturazione del ricavo con la sua imputazione a bilancio e nella dichiarazione dei redditi, evitando così contestazioni da parte del Fisco.

L’istanza di accertamento con adesione presentata da una società di persone estende i suoi effetti sospensivi anche all’avviso di accertamento notificato al socio?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che gli effetti dell’accertamento con adesione, inclusa la sospensione dei termini per l’impugnazione, si applicano solo all’atto impositivo per il quale è stato richiesto. Poiché società e socio sono soggetti giuridici diversi, non vi è un’estensione automatica degli effetti.

Secondo quale principio si tassano i ricavi di un’impresa, come le provvigioni di intermediazione?
I ricavi d’impresa si tassano secondo il principio di competenza, come stabilito dall’art. 109 del TUIR. Ciò significa che i ricavi concorrono a formare il reddito nell’esercizio in cui sorge il titolo giuridico che costituisce la fonte del ricavo, ovvero quando il diritto a percepirli è maturato.

È necessario che l’Agenzia delle Entrate provi l’effettivo incasso di un ricavo per poterlo tassare secondo il principio di competenza?
No. Secondo la Corte, l’effettivo incasso delle somme è irrilevante ai fini dell’applicazione del principio di competenza. I ricavi vanno imputati e tassati nell’esercizio in cui sono giuridicamente maturati, anche se non sono stati ancora incassati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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