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Presupposto impositivo IRAP: il socio non paga

La Corte di Cassazione ha stabilito che un professionista, socio di una società di revisione, non è soggetto a IRAP se è semplicemente inserito nella struttura organizzativa della società senza esserne il responsabile. L’analisi si è concentrata sul concetto di ‘autonoma organizzazione’, affermando che il presupposto impositivo IRAP sussiste solo quando il contribuente è il titolare della struttura e non quando si avvale di quella di un soggetto terzo. Di conseguenza, la Corte ha accolto il ricorso del professionista, ordinando il rimborso dell’imposta versata.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presupposto Impositivo IRAP: Quando il Socio Non Deve Pagare

L’ordinanza in esame affronta una questione cruciale per molti professionisti che operano all’interno di strutture societarie complesse: la sussistenza del presupposto impositivo IRAP. La Corte di Cassazione, con una decisione chiara e in linea con i suoi precedenti orientamenti, ha ribadito che il semplice inserimento di un professionista-socio nell’organizzazione di una società di capitali non è sufficiente a far scattare l’obbligo di pagare l’imposta. È necessario, infatti, che il professionista sia il diretto responsabile di una propria e ‘autonoma’ organizzazione.

I Fatti di Causa: la Richiesta di Rimborso IRAP

Un revisore contabile, socio di una nota società di revisione e consulenza, ha richiesto all’Amministrazione Finanziaria il rimborso dell’IRAP versata per il quadriennio 2012-2015 e per l’acconto del 2016. A sostegno della sua richiesta, il professionista ha affermato di aver sempre svolto la propria attività in modo strettamente personale, senza avvalersi di collaboratori o dipendenti propri. Pur operando all’interno della struttura organizzativa della società, egli sosteneva di disporre unicamente dei beni strumentali minimi e indispensabili, non configurando così il requisito dell’autonoma organizzazione.

Inizialmente, l’Amministrazione Finanziaria ha rigettato la richiesta tramite il meccanismo del silenzio-diniego. Il contribuente ha quindi impugnato tale decisione, ottenendo una sentenza favorevole in primo grado presso la Commissione tributaria provinciale.

Il Percorso Giudiziario e la Decisione della Cassazione

La Commissione tributaria regionale, in appello, ha riformato completamente la decisione di primo grado, accogliendo le tesi dell’Agenzia delle Entrate. I giudici d’appello hanno ritenuto contraddittorie le argomentazioni del professionista, evidenziando come l’avvalersi in modo non occasionale della complessa struttura di una società di capitali comporti un accrescimento della propria capacità produttiva, integrando di fatto il presupposto impositivo.

Il contribuente ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione della norma che definisce il presupposto dell’imposta. La Corte Suprema ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e decidendo nel merito a favore del professionista.

Il Presupposto Impositivo IRAP e l’Autonoma Organizzazione

La Corte ha richiamato i principi consolidati, in particolare quelli espressi dalle Sezioni Unite, secondo cui il presupposto impositivo IRAP ricorre solo a due condizioni:

1. Il contribuente è, in qualsiasi forma, il responsabile dell’organizzazione e non è semplicemente inserito in strutture organizzative che fanno capo ad altri.
2. Il contribuente impiega beni strumentali che eccedono il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività o si avvale in modo non occasionale del lavoro altrui.

Nel caso di specie, era pacifico che il professionista non avesse una propria organizzazione né propri dipendenti, ma fosse stabilmente inserito in quella della società di revisione, unico soggetto giuridico responsabile di tale struttura.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha chiarito che il semplice fatto che un professionista si avvalga di un’organizzazione altrui per svolgere la propria attività non è sufficiente a renderlo soggetto passivo IRAP. L’elemento dirimente è la titolarità e la responsabilità di tale struttura. La struttura deve essere ‘autonoma’, cioè deve fare capo al lavoratore stesso, non solo dal punto di vista operativo, ma anche sotto il profilo organizzativo.

I giudici hanno specificato che questo principio è stato più volte affermato proprio con riferimento a professionisti che svolgono la loro attività per società di revisione e consulenza di cui sono soci. Poiché nel caso in esame mancavano gli elementi che denotano la sussistenza di un’autonoma organizzazione in capo al singolo professionista, il presupposto impositivo doveva considerarsi insussistente.

Le Conclusioni: Implicazioni per i Professionisti

Questa ordinanza consolida un importante principio a favore dei professionisti che operano come soci o partner all’interno di grandi studi associati o società di capitali. La decisione conferma che l’IRAP non è un’imposta sul reddito del professionista, ma sulla ricchezza aggiuntiva prodotta tramite un’organizzazione autonoma. Di conseguenza, il professionista che contribuisce con il proprio lavoro intellettuale, pur beneficiando della struttura societaria, non è tenuto al pagamento dell’imposta se non ha il controllo e la responsabilità di una propria struttura produttiva. La Corte, accogliendo il ricorso, ha quindi cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha accolto la domanda originaria di rimborso del contribuente.

Un professionista che lavora all’interno di una società di capitali di cui è socio deve sempre pagare l’IRAP?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è soggetto a IRAP se è semplicemente inserito nella struttura organizzativa della società senza esserne il diretto responsabile. L’obbligo sorge solo se il professionista è titolare di una propria ‘autonoma organizzazione’.

Cosa si intende per ‘autonoma organizzazione’ ai fini IRAP?
Per ‘autonoma organizzazione’ si intende una struttura di cui il contribuente è il responsabile, non solo a livello operativo ma anche organizzativo. Questa condizione si verifica quando il professionista impiega beni strumentali che eccedono il minimo indispensabile o si avvale in modo non occasionale del lavoro altrui. Essere semplicemente inseriti in una struttura che appartiene a un altro soggetto non è sufficiente.

L’utilizzo della struttura organizzativa di una società di revisione da parte del socio è sufficiente per l’assoggettamento a IRAP?
No. La Corte ha stabilito che l’utilizzo della struttura societaria non fa scattare il presupposto impositivo IRAP se il socio non è il titolare e responsabile di tale organizzazione, ma vi è solo stabilmente inserito. La responsabilità dell’organizzazione deve essere riconducibile al singolo professionista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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