LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Presunzione utili in società a ristretta base

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27743/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di presunzione utili in società a ristretta base. La Corte ha chiarito che il procedimento di accertamento fiscale nei confronti del socio è autonomo e distinto da quello nei confronti della società. Pertanto, l’estinzione del giudizio contro la società non comporta automaticamente l’annullamento dell’avviso di accertamento notificato al socio per i maggiori utili presuntivamente distribuiti. Il giudice deve valutare il caso del socio in modo indipendente, esaminando nel merito tutte le questioni, inclusa l’esistenza dei maggiori redditi societari.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presunzione utili in società a ristretta base: il giudizio sul socio è autonomo

L’ordinanza n. 27743/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema di grande rilevanza per il diritto tributario: la presunzione utili in società a ristretta base e l’autonomia del procedimento di accertamento a carico del socio rispetto a quello della società. La Corte ha stabilito che l’esito del contenzioso fiscale della società non determina automaticamente le sorti di quello del socio, anche se originato dai medesimi fatti. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dall’Accertamento Societario a Quello del Socio

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società a responsabilità limitata. L’Ufficio contestava un maggior reddito d’impresa non dichiarato. Sulla base di questo accertamento e della natura di società a ristretta base partecipativa (in questo caso, con due soci al 50%), l’Agenzia notificava un secondo avviso di accertamento a uno dei soci.

L’Amministrazione Finanziaria, applicando la consolidata presunzione giurisprudenziale, riteneva che i maggiori utili societari non contabilizzati fossero stati distribuiti al socio, qualificandoli come reddito da capitale non dichiarato.

Il Percorso Giudiziario e la Decisione dei Giudici di Merito

Il socio impugnava l’atto impositivo, contestando i presupposti della presunzione. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano le sue ragioni. In particolare, i giudici d’appello fondavano la loro decisione su un presupposto logico: poiché anche l’accertamento a carico della società era stato annullato in primo e secondo grado, veniva a mancare la base stessa della pretesa verso il socio. Se non esisteva un maggior reddito societario, non poteva esserci alcuna distribuzione di utili extracontabili.

La Sentenza della Cassazione: Autonomia dei Giudizi e la presunzione utili in società a ristretta base

L’Agenzia delle Entrate proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero errato nel considerare il giudizio del socio come direttamente dipendente da quello della società. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa a un’altra sezione della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado.

Il punto centrale della decisione è la netta separazione tra i due procedimenti. La Corte ha evidenziato come, nel frattempo, il giudizio relativo alla società si fosse estinto per una definizione agevolata. Questa estinzione, tuttavia, non può avere alcun effetto automatico sul giudizio pendente nei confronti del socio.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha affermato che è stato reciso ogni nesso logico di pregiudizialità tra l’avviso di accertamento notificato alla società e quello notificato al socio. I due rapporti tributari sono distinti e, di conseguenza, anche i relativi processi devono seguire percorsi autonomi. L’estinzione del giudizio della società non si comunica al giudizio del socio, poiché non si verte in un’ipotesi di solidarietà tributaria. Il giudice che esamina la posizione del socio deve quindi decidere la controversia in modo del tutto indipendente, valutando a pieno campo tutti i motivi di ricorso proposti dal contribuente, inclusi quelli relativi all’effettiva esistenza dei maggiori redditi d’impresa che costituiscono il presupposto della presunzione utili in società a ristretta base. In sostanza, la Corte d’appello dovrà riesaminare il caso senza dare per scontato l’esito del procedimento societario.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: l’autonomia dei procedimenti fiscali tra società e socio. Per i soci di società a ristretta base, ciò significa che non possono fare esclusivo affidamento sull’esito del contenzioso della società per difendere la propria posizione. È necessario costruire una difesa autonoma e completa, pronta a contestare nel merito anche l’accertamento presupposto (quello societario), poiché il giudice del contenzioso del socio ha il potere e il dovere di valutarlo autonomamente. Per l’Amministrazione Finanziaria, questa decisione conferma la possibilità di proseguire l’azione accertativa nei confronti dei soci anche quando il procedimento contro la società si interrompe o si estingue per ragioni procedurali, garantendo la continuità dell’azione impositiva.

L’estinzione del giudizio fiscale contro una società a ristretta base si estende automaticamente al socio per gli utili presunti?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’estinzione del giudizio in cui è parte la società non si comunica al giudizio in cui è parte il socio, poiché non si tratta di un caso di solidarietà tributaria e i due procedimenti sono autonomi.

Cosa deve fare il giudice d’appello se il giudizio contro la società (presupposto dell’accertamento al socio) viene a mancare?
Deve decidere l’appello proposto contro la sentenza favorevole al socio prescindendo totalmente dal giudizio intrapreso dalla società. Deve esaminare a tutto campo i motivi proposti dal socio contro il suo avviso di accertamento, compresi quelli relativi all’inesistenza dei maggiori redditi d’impresa della società.

Qual è il principio chiave affermato dalla Corte in questa ordinanza?
Il principio è la recisione di ogni nesso logico di pregiudizialità tra l’avviso di accertamento notificato alla società e quello notificato al socio. I due giudizi sono distinti e devono essere decisi in modo indipendente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati