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Presunzione ricavi in nero: la Cassazione decide

Una società contesta un avviso di accertamento basato su una presunzione ricavi in nero, originata da presunti finanziamenti fittizi a un’altra società partecipata. La Corte di Cassazione, prima di decidere nel merito, emette un’ordinanza interlocutoria. Sospende il giudizio per chiedere alle parti di chiarire se l’adesione della società a una sanatoria fiscale (“rottamazione-quater”) riguardi specificamente il debito oggetto del contenzioso. La decisione è quindi rinviata.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presunzione Ricavi in Nero: La Cassazione Sospende il Giudizio in Attesa di Chiarimenti sulla Sanatoria

L’ordinanza interlocutoria n. 9797/2024 della Corte di Cassazione affronta un complesso caso di accertamento fiscale basato su una presunzione ricavi in nero. La controversia nasce da presunti finanziamenti soci, considerati fittizi dall’Amministrazione Finanziaria e riqualificati come ricavi non dichiarati. Tuttavia, la Corte non entra nel merito, ma sospende il procedimento per un aspetto procedurale cruciale: la possibile estinzione del giudizio a seguito dell’adesione del contribuente alla “rottamazione-quater”.

I Fatti del Caso: Il Contenzioso Tributario

L’Agenzia delle Entrate notificava a una società di servizi un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2007, contestando maggiori imposte (IRES), sanzioni e interessi. La pretesa fiscale si fondava sull’imputazione di ricavi non dichiarati, derivanti da versamenti effettuati a favore di un’altra società partecipata, qualificati dall’Ufficio come fittizi finanziamenti soci.

La società contribuente impugnava l’atto, ottenendo una prima vittoria presso la Commissione Tributaria Provinciale. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia. Secondo i giudici di secondo grado, la pretesa era legittima perché:
1. Non sussistevano vizi di motivazione nell’atto impositivo.
2. Era dimostrata l’insufficienza reddituale dei soci per effettuare tali versamenti, e non era stata fornita prova contraria sulla loro capacità finanziaria e sulla provenienza delle somme.
3. La presunzione di distribuzione di utili extracontabili era rafforzata dalla ristretta base sociale e dai rapporti familiari tra i soci.

La società decideva quindi di ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso: La difesa contro la presunzione ricavi in nero

La difesa della società si articolava su tre distinti motivi di ricorso, tutti volti a smontare la costruzione presuntiva dell’Agenzia delle Entrate.

Primo Motivo: Nullità per mancata allegazione

La ricorrente lamentava la nullità dell’avviso di accertamento per violazione dello Statuto del Contribuente. L’atto, infatti, richiamava un avviso di accertamento presupposto, emesso nei confronti della società partecipata, senza però allegarlo. Ciò avrebbe impedito una piena comprensione delle motivazioni e un corretto esercizio del diritto di difesa.

Secondo Motivo: Infondatezza della presunzione sui finanziamenti

Il secondo motivo contestava la fondatezza della presunzione ricavi in nero. La CTR avrebbe errato nel considerare fittizi i finanziamenti basandosi unicamente sulla presunta incapacità reddituale dei soci. Secondo la difesa, tale elemento non è sufficiente per dimostrare la fittizietà di un finanziamento, e l’Ufficio avrebbe dovuto ricercare elementi probatori più solidi e concreti.

Terzo Motivo: Divieto di doppia presunzione

Infine, la società denunciava la violazione del divieto di doppia presunzione. La CTR aveva confermato l’imputazione di maggiori utili non contabilizzati basandosi su elementi (ristretta base sociale, legami familiari) che, secondo la ricorrente, non erano sufficientemente gravi, precisi e concordanti per giustificare una tale conclusione.

La Decisione Interlocutoria della Cassazione

Giunto il caso dinanzi alla Suprema Corte, accade un fatto nuovo. Il difensore della società deposita un’istanza per l’estinzione del giudizio. La società, infatti, si era avvalsa della cosiddetta “rottamazione-quater”, una definizione agevolata dei carichi tributari, presentando la relativa dichiarazione e pagando le prime rate.

Di fronte a questa istanza, la Corte di Cassazione non dichiara immediatamente estinto il processo. Emette, invece, un’ordinanza interlocutoria con cui rinvia la causa a nuovo ruolo.

Le Motivazioni della Sospensione

La Corte ha ritenuto necessario un approfondimento. L’oggetto del giudizio è un avviso di accertamento, mentre la definizione agevolata riguarda tipicamente le cartelle di pagamento iscritte a ruolo. Pertanto, prima di poter dichiarare l’estinzione, è indispensabile accertare con sicurezza che la cartella di pagamento, oggetto della sanatoria, derivi proprio dall’avviso di accertamento impugnato in questo specifico procedimento. Per questo motivo, la Corte ha disposto che le parti forniscano i necessari chiarimenti su questa corrispondenza.

Le Conclusioni: In attesa di chiarimenti

L’ordinanza n. 9797/2024 mette in luce un aspetto procedurale di grande rilevanza pratica. L’adesione a una sanatoria fiscale durante un contenzioso può portare all’estinzione del giudizio, ma solo se c’è una perfetta coincidenza tra il debito sanato e quello oggetto della lite. La Corte di Cassazione, con un approccio prudente e garantista, sospende la decisione sul merito e sulla stessa estinzione, in attesa che sia fatta piena luce sulla riconducibilità degli atti. La sorte del ricorso sulla presunzione ricavi in nero è, per ora, congelata.

Quando può essere contestata una presunzione di ricavi in nero basata su finanziamenti soci?
Secondo le argomentazioni della società ricorrente, tale presunzione può essere contestata quando l’Amministrazione Finanziaria la fonda unicamente sulla presunta incapacità reddituale dei soci, senza fornire ulteriori e più solidi elementi probatori a sostegno della fittizietà dei versamenti.

Un avviso di accertamento è nullo se non viene allegato l’atto presupposto a cui fa riferimento?
Sulla base del primo motivo di ricorso, un avviso di accertamento può essere considerato nullo se omette di allegare un atto presupposto che esso stesso richiama, qualora tale allegato sia essenziale per comprendere appieno le motivazioni della pretesa fiscale e per permettere al contribuente di esercitare correttamente il proprio diritto di difesa.

Cosa succede se durante un processo in Cassazione il contribuente aderisce a una sanatoria fiscale come la “rottamazione-quater”?
Il giudizio può essere dichiarato estinto. Tuttavia, come stabilito in questa ordinanza, la Corte deve prima verificare con certezza che il debito definito con la sanatoria (solitamente una cartella di pagamento) corrisponda esattamente all’atto impugnato nel processo (in questo caso, l’avviso di accertamento). In assenza di tale certezza, il processo viene sospeso per consentire alle parti di fornire i necessari chiarimenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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