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Presunzione prelevamenti: costi deducibili sempre

Un imprenditore nel settore della demolizione veicoli è stato oggetto di un accertamento fiscale basato su prelevamenti bancari non giustificati. La Corte di Cassazione ha confermato che la presunzione legale che tali prelevamenti costituiscano ricavi si applica a tutti gli imprenditori, ma, in una svolta significativa, ha stabilito che deve essere sempre riconosciuta una deduzione forfettaria dei costi correlati, anche in assenza di documentazione specifica. Questa decisione, basata su un recente intervento della Corte Costituzionale, cambia le regole per la difesa del contribuente.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presunzione Prelevamenti e Costi Deducibili: La Svolta della Cassazione

La gestione dei conti correnti aziendali è un aspetto cruciale per ogni imprenditore, soprattutto quando si tratta di controlli fiscali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema tanto dibattuto: la presunzione prelevamenti, ovvero la regola secondo cui i prelievi non giustificati dal conto di un imprenditore sono considerati ricavi non dichiarati. La decisione apre a un importante principio di difesa per il contribuente, stabilendo che i costi relativi a tali ricavi presunti devono sempre essere riconosciuti in misura forfettaria.

I Fatti del Caso: Un Imprenditore e le Indagini Bancarie

Il caso riguarda un imprenditore individuale titolare di un’impresa di raccolta e smaltimento di veicoli fuori uso. A seguito di un controllo, l’Agenzia delle Entrate gli notificava un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2010, contestando maggiori ricavi ai fini Irpef, Irap e Iva. L’accertamento si basava in parte su verifiche della Guardia di Finanza e in parte su indagini bancarie che avevano evidenziato numerosi prelevamenti dal conto corrente ritenuti privi di giustificazione.

Il contribuente si è opposto all’accertamento, ottenendo un parziale annullamento in primo grado. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, pur confermando la parziale giustificazione di alcuni movimenti, negava il riconoscimento forfettario dei costi a fronte dei maggiori ricavi determinati induttivamente. Contro questa decisione, l’imprenditore ha proposto ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: La Presunzione sui Prelevamenti e la Deduzione dei Costi

Il ricorso si fondava su due questioni principali:
1. Applicabilità della presunzione: L’imprenditore sosteneva che la presunzione legale secondo cui i prelevamenti ingiustificati sono ricavi non dovesse applicarsi al suo caso. A suo dire, la sua attività di demolizione non comporta l’acquisto di merce da rivendere, quindi i prelievi non potevano essere destinati ad acquisti ‘in nero’.
2. Deducibilità dei costi: In subordine, chiedeva che, una volta accertati i maggiori ricavi, gli venisse riconosciuta una deduzione forfettaria dei costi inerenti, che la Commissione Tributaria Regionale aveva negato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i due motivi di ricorso, giungendo a conclusioni opposte ma di grande rilevanza pratica.

La Conferma della Presunzione Prelevamenti per l’Imprenditore

Sul primo punto, la Cassazione ha respinto la tesi del contribuente. Ha ribadito che la presunzione di cui all’art. 32 del d.P.R. n. 600/1973 si applica a tutti i titolari di reddito d’impresa, inclusi gli imprenditori individuali in contabilità semplificata. La Corte ha chiarito che il fondamento della norma risiede nella natura stessa dell’attività imprenditoriale, caratterizzata dalla necessità di continui investimenti in beni e servizi per generare futuri ricavi. Pertanto, è ragionevole presumere che i prelievi non giustificati siano stati utilizzati per costi o acquisti non contabilizzati, che a loro volta generano ricavi occulti. La distinzione operata dalla Corte Costituzionale per i lavoratori autonomi non è estensibile agli imprenditori, la cui attività è strutturalmente diversa.

La Svolta sul Riconoscimento Forfettario dei Costi

Sul secondo motivo, la Corte ha accolto pienamente le ragioni del contribuente, segnando una svolta importante. Richiamando una fondamentale sentenza della Corte Costituzionale (n. 10 del 2023), i giudici hanno affermato che negare la deduzione dei costi a fronte di ricavi accertati induttivamente viola i principi di capacità contributiva e ragionevolezza. Se si presume che un prelievo generi un ricavo, è altrettanto logico presumere che quel ricavo abbia richiesto un costo per essere prodotto.

Di conseguenza, il contribuente ha sempre il diritto di eccepire l’incidenza percentuale dei costi, che devono essere detratti dall’ammontare dei prelievi non giustificati. Questo principio si applica non solo agli accertamenti ‘puri’ (in assenza di contabilità), ma anche a quelli ‘analitico-induttivi’, come nel caso di specie, dove si parte dalla contabilità per rettificare singole voci. Impedire questa deduzione creerebbe un trattamento irragionevolmente più severo per il contribuente con una contabilità complessivamente attendibile.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per gli Imprenditori?

L’ordinanza ha un impatto significativo per tutti gli imprenditori soggetti a verifiche fiscali basate su indagini bancarie. Se da un lato viene confermata la validità della presunzione prelevamenti come strumento di accertamento, dall’altro viene sancito un diritto fondamentale del contribuente: il riconoscimento di una quota di costi, determinata anche in via forfettaria, sui maggiori ricavi presunti. Il Fisco non potrà più limitarsi a considerare i prelievi come ricavi netti, ma dovrà tenere conto della loro incidenza sui costi d’impresa. La Corte di Cassazione ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando il caso a un nuovo giudice che dovrà rideterminare il reddito imponibile riconoscendo la deduzione percentuale dei costi.

La presunzione che i prelevamenti non giustificati siano ricavi si applica anche a un imprenditore individuale?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la presunzione legale si applica a tutti i titolari di reddito di impresa, inclusi gli imprenditori individuali e quelli in contabilità semplificata, poiché si basa sulla natura stessa dell’attività imprenditoriale che richiede investimenti per generare ricavi.

È possibile dedurre i costi relativi ai maggiori ricavi accertati tramite prelevamenti bancari, anche senza prove documentali specifiche?
Sì, la Corte, alla luce di una recente sentenza della Corte Costituzionale, ha stabilito che il contribuente imprenditore può sempre eccepire l’incidenza percentuale dei costi relativi ai ricavi presunti, i quali devono essere detratti anche in via forfettaria, pure in caso di accertamento analitico-induttivo.

Qual è la differenza fondamentale tra la posizione dell’imprenditore e quella del lavoratore autonomo riguardo ai prelevamenti bancari?
Per i lavoratori autonomi, la Corte Costituzionale (sent. n. 228/2014) ha dichiarato illegittima la presunzione che i prelevamenti ingiustificati siano compensi. Per gli imprenditori, invece, la stessa presunzione (che i prelevamenti siano ricavi) rimane valida, ma deve essere temperata dal riconoscimento di una quota di costi inerenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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