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Presunzione prelevamenti bancari: no a società servizi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10381/2025, ha stabilito che la presunzione legale secondo cui i prelevamenti bancari non giustificati costituiscono ricavi non dichiarati si applica anche alle società di servizi a ristretta base sociale. La Corte ha rigettato l’estensione analogica della sentenza della Corte Costituzionale n. 228/2014, che escludeva tale presunzione per i lavoratori autonomi, sottolineando la diversa natura dell’attività d’impresa. Tuttavia, ha accolto il ricorso della società riguardo la deducibilità dei costi di ristrutturazione sostenuti per un immobile in locazione, confermando che tali spese sono deducibili se strumentali all’attività.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presunzione prelevamenti bancari: la Cassazione nega l’estensione alle società di servizi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per le società di servizi a ristretta base sociale: l’applicabilità della presunzione prelevamenti bancari. La pronuncia chiarisce che il principio stabilito dalla Corte Costituzionale per i lavoratori autonomi, che esclude la presunzione di maggiori ricavi dai prelievi ingiustificati, non può essere esteso automaticamente alle società. Questa decisione segna un punto fermo nella distinzione tra attività professionale e attività d’impresa ai fini degli accertamenti fiscali basati su indagini bancarie.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un avviso di accertamento emesso dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di una società a responsabilità limitata operante nel settore dei servizi. L’accertamento, basato su indagini bancarie estese anche ai conti correnti personali dei soci, contestava maggiori ricavi non dichiarati e costi indeducibili per l’anno d’imposta 2007.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva parzialmente annullato l’atto impositivo. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale, in parziale accoglimento dell’appello dell’Ufficio, aveva ritenuto legittima la pretesa fiscale sui versamenti non giustificati, ma illegittima quella sui prelevamenti. La CTR aveva infatti equiparato la società di servizi a ristretta base sociale ai lavoratori autonomi, per i quali la Corte Costituzionale (con sentenza n. 228/2014) aveva dichiarato incostituzionale la presunzione che i prelievi ingiustificati fossero destinati a investimenti produttivi di reddito. L’Amministrazione Finanziaria ha quindi proposto ricorso in Cassazione contro questa decisione, mentre la società ha risposto con un ricorso incidentale sollevando diverse questioni.

La Presunzione prelevamenti bancari per le società: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso principale dell’Amministrazione Finanziaria, ribaltando la decisione della CTR. I giudici di legittimità hanno affermato che il ragionamento della corte di merito, basato su un’interpretazione estensiva della sentenza costituzionale, non è condivisibile.

Il presupposto per applicare la presunzione prelevamenti bancari all’imprenditore (individuale o societario) è la natura stessa del reddito d’impresa. Tale attività è caratterizzata dalla necessità di continui investimenti in beni e servizi per generare futuri ricavi. In questo contesto, un prelevamento non giustificato è sintomatico di un costo non contabilizzato, che a sua volta presuppone un ricavo non dichiarato per coprirlo. Questa logica, secondo la Cassazione, non viene meno per le società di servizi, anche se a ristretta base familiare e con marginalità dell’organizzazione.

Al contrario, l’attività del lavoratore autonomo si fonda sulla preminenza dell’apporto personale e su una contabilità semplificata, dove la promiscuità tra spese professionali e personali è comune. Per questo motivo, la Corte Costituzionale ha ritenuto irragionevole presumere che ogni prelievo non giustificato sia un investimento professionale.

I Motivi del Ricorso Incidentale e le altre statuizioni

La Corte ha esaminato anche i motivi del ricorso incidentale proposto dalla società contribuente, con esiti diversi.

Deducibilità dei costi di ristrutturazione: La Cassazione ha accolto il primo motivo, affermando la piena deducibilità delle spese di manutenzione straordinaria sostenute dalla società per un immobile condotto in locazione. È stato ribadito un principio consolidato: i costi sono deducibili se strumentali all’esercizio dell’attività d’impresa e finalizzati a migliorarne la redditività, a prescindere dalla proprietà del bene.
Attribuzione delle movimentazioni dei soci: Sono stati invece respinti i motivi con cui la società contestava l’automatica attribuzione delle movimentazioni sui conti personali dei soci all’attività societaria. La Corte ha ritenuto che, una volta dimostrata la disponibilità e l’uso promiscuo dei conti dei soci per operazioni aziendali (come ammesso dalla stessa contribuente), scatta la presunzione legale. Spetta quindi alla società fornire la prova contraria, dimostrando che le singole operazioni ingiustificate sono estranee all’attività d’impresa.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una netta distinzione giuridica tra la figura dell’imprenditore e quella del lavoratore autonomo. La qualificazione del reddito come ‘reddito d’impresa’ ai sensi dell’art. 55 del T.U.I.R. è l’elemento chiave che giustifica l’applicazione della presunzione di cui all’art. 32 del d.P.R. 600/1973. La produzione di reddito d’impresa, anche in forma societaria, implica un ciclo di investimenti e ricavi che rende plausibile la presunzione fiscale sui prelevamenti.

Inoltre, la Corte ha chiarito che quando un contribuente utilizza conti correnti di terzi (in questo caso, dei soci) per la propria attività, tali conti vengono assimilati a quelli della società. Di conseguenza, l’onere di giustificare tutte le movimentazioni si trasferisce integralmente sulla società stessa, la quale non può limitarsi a chiedere all’Amministrazione Finanziaria di ‘scorporare’ le operazioni personali da quelle aziendali.

Infine, per quanto riguarda la deducibilità dei costi sull’immobile locato, la Corte ha applicato il principio di inerenza, secondo cui è la strumentalità della spesa rispetto all’attività a determinarne la deducibilità, non il titolo di proprietà del bene.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza cassa la decisione della CTR e rinvia la causa a un’altra sezione per un nuovo esame, accogliendo il ricorso principale dell’Agenzia e il primo motivo del ricorso incidentale della società. Le implicazioni pratiche sono rilevanti: le società di servizi a ristretta base sociale non possono invocare l’esenzione dalla presunzione prelevamenti bancari prevista per i professionisti. Devono pertanto prestare la massima attenzione a giustificare ogni prelievo dai conti societari e a mantenere una rigorosa separazione tra le finanze aziendali e quelle personali dei soci per evitare contestazioni fiscali.

La presunzione legale sui prelevamenti bancari ingiustificati si applica alle società di servizi a ristretta base sociale?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la presunzione secondo cui i prelevamenti ingiustificati sono considerati maggiori ricavi si applica anche a queste società. La natura dell’attività d’impresa, che richiede continui investimenti, giustifica tale presunzione, a differenza di quanto stabilito dalla Corte Costituzionale per i lavoratori autonomi.

I costi di ristrutturazione di un immobile in locazione sono deducibili per un’impresa?
Sì. La Corte ha confermato che le spese di manutenzione straordinaria sostenute per un immobile condotto in locazione sono deducibili, a condizione che siano strumentali all’esercizio dell’attività d’impresa e finalizzate ad aumentarne la redditività, come previsto dall’art. 75 T.U.I.R. (ratione temporis vigente).

Quando le movimentazioni sui conti personali dei soci possono essere attribuite alla società?
Quando viene accertato che la società ha l’effettiva disponibilità di tali conti e li utilizza per operazioni aziendali. In questo caso, il conto del socio viene assimilato a un conto societario e spetta alla società l’onere di fornire la prova contraria, dimostrando che le movimentazioni non giustificate sono estranee alla sua attività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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