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Presunzione distribuzione utili: socio unico risponde

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15982/2024, ha riaffermato un principio cruciale: in una Srl a ristretta base partecipativa, e a maggior ragione in una Srl unipersonale, gli utili extracontabili accertati si presumono distribuiti al socio. L’Amministrazione Finanziaria aveva iscritto un’ipoteca sui beni personali del socio unico per i debiti fiscali della società, derivanti da tali utili. La Commissione Tributaria Regionale aveva annullato l’ipoteca, negando la validità di tale presunzione. La Cassazione ha cassato questa decisione, stabilendo che la presunzione di distribuzione utili è legittima e spetta al socio l’onere di provare il contrario, ovvero che i profitti siano stati reinvestiti o accantonati. Di conseguenza, le misure cautelari sui beni del socio, a garanzia del suo debito fiscale personale derivante dai dividendi presunti, sono ammissibili.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presunzione Distribuzione Utili: la Cassazione conferma la responsabilità del Socio Unico

In materia fiscale, la linea di demarcazione tra il patrimonio di una società di capitali e quello dei suoi soci può diventare sottile, specialmente nelle realtà a ristretta base partecipativa. Con l’ordinanza n. 15982 del 7 giugno 2024, la Corte di Cassazione ha rafforzato un principio fondamentale: la presunzione distribuzione utili non dichiarati dalla società ai soci è pienamente legittima, e questo vale a maggior ragione nel caso di una S.r.l. unipersonale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso: Ipoteca sui Beni Personali del Socio Unico

La vicenda trae origine da un’azione dell’Amministrazione Finanziaria che, a seguito di accertamenti fiscali che avevano rivelato maggiori redditi non dichiarati da una S.r.l. unipersonale per gli anni 2008 e 2009, aveva iscritto un’ipoteca sui beni personali del socio unico. L’ente impositore agiva sulla base del presupposto che tali utili “extracontabili” fossero stati distribuiti al socio, generando in capo a quest’ultimo un debito fiscale personale per i dividendi percepiti.

Il socio unico e la società si erano opposti, invocando il principio dell’autonomia patrimoniale, secondo cui la società risponde dei propri debiti con il proprio patrimonio, non con quello dei soci. La Commissione Tributaria Regionale aveva dato loro ragione, annullando l’ipoteca e sostenendo che non si potesse presumere automaticamente la distribuzione degli utili, specialmente in una società di capitali che, per sua natura, gode di separazione patrimoniale.

La Decisione della Cassazione e la presunzione distribuzione utili

L’Amministrazione Finanziaria ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso, cassando la sentenza e rinviando la causa a un nuovo esame. La Suprema Corte ha ribadito la validità del suo consolidato orientamento giurisprudenziale.

Il principio cardine è che nelle società di capitali a ristretta base partecipativa, dove i soci sono pochi e spesso legati da vincoli familiari o fiduciari, esiste una presunzione legale (iuris tantum) secondo cui gli utili non contabilizzati vengano distribuiti ai soci. Questo principio si applica con ancora più forza nel caso di una società con un unico socio, dove la coincidenza tra la volontà della società e quella dell’imprenditore è massima.

L’Inversione dell’Onere della Prova

La conseguenza diretta di questa presunzione è l’inversione dell’onere della prova. Non è più l’Amministrazione Finanziaria a dover dimostrare l’effettiva distribuzione dei profitti, ma è il socio a dover provare il contrario. Per vincere la presunzione, il contribuente deve fornire la prova che i maggiori ricavi accertati:

1. Sono stati accantonati in apposite riserve.
2. Sono stati reinvestiti nell’attività d’impresa.

Una semplice affermazione o la presenza di perdite contabili nell’esercizio ufficiale non sono sufficienti a superare tale presunzione.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando come la Commissione Tributaria Regionale abbia commesso un errore di diritto nel negare l’operatività della presunzione di distribuzione degli utili. Secondo la Cassazione, la natura di società di capitali, anche se unipersonale, non è un ostacolo all’applicazione di tale principio. La ristretta compagine sociale, o la sua riduzione a un unico socio, crea un forte indizio del fatto che il maggior reddito prodotto dalla società sia stato incassato dai soci stessi. Di conseguenza, l’Amministrazione Finanziaria è legittimata a iscrivere misure cautelari, come l’ipoteca, sui beni personali del socio per garantire il pagamento delle imposte dovute sui dividendi che si presumono percepiti.

Le conclusioni

L’ordinanza n. 15982/2024 consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica per i soci di S.r.l. a base ristretta e, in particolare, per i soci unici. Essi devono essere consapevoli che, in caso di accertamento di utili extracontabili a carico della società, il Fisco presumerà che tali somme siano finite nelle loro tasche. Per evitare di rispondere con il proprio patrimonio personale, è indispensabile essere in grado di documentare in modo rigoroso e inequivocabile la destinazione di tali fondi, dimostrando il loro effettivo reimpiego nell’attività aziendale. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di una gestione contabile trasparente e sulla difficoltà di scindere, agli occhi del Fisco, l’interesse della società da quello del socio in determinate strutture societarie.

In una Srl unipersonale, gli utili non dichiarati dalla società si presumono distribuiti al socio?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che, specialmente in una società con un unico socio, opera una presunzione legale secondo cui i maggiori utili accertati e non contabilizzati si considerano distribuiti al socio stesso.

Chi deve provare che gli utili non sono stati distribuiti al socio?
L’onere della prova grava sul socio. È lui che deve dimostrare concretamente che i maggiori ricavi non sono stati distribuiti, ma sono stati invece accantonati o reinvestiti nell’attività della società. La semplice contabilità ufficiale che mostra perdite non è sufficiente.

L’Amministrazione Finanziaria può iscrivere ipoteca sui beni personali del socio per i debiti della società?
L’Amministrazione Finanziaria può iscrivere ipoteca sui beni personali del socio non per i debiti della società in sé, ma per il debito fiscale personale del socio che deriva dalla presunta percezione di tali utili come dividendi. La misura cautelare serve a garantire il credito dello Stato nei confronti del socio come persona fisica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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