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Presunzione distribuzione utili: socio e società

Un socio di una S.r.l. si vede imputare un maggior reddito a seguito della presunzione distribuzione utili non dichiarati dalla società. Sebbene l’accertamento verso la società sia divenuto definitivo per mancata impugnazione, il socio contesta la pretesa fiscale, rivendicando il proprio autonomo diritto di difesa. I giudici di merito hanno respinto le sue ragioni. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non decide nel merito ma, ritenendo la questione di particolare importanza, rinvia la causa a una pubblica udienza per un esame più approfondito.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presunzione Distribuzione Utili: La Difesa Autonoma del Socio

Nel diritto tributario, la presunzione distribuzione utili rappresenta un meccanismo fondamentale, soprattutto per le società a ristretta base proprietaria. Quando l’Amministrazione Finanziaria accerta utili extracontabili in capo a una società, presume che tali somme siano state distribuite ai soci. Ma cosa accade se l’accertamento sulla società diventa definitivo? Il socio perde ogni diritto di difesa? Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione rimette in discussione questo automatismo, rinviando la decisione a una pubblica udienza.

I Fatti del Caso: Dall’Accertamento alla Società all’Imputazione al Socio

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un contribuente, socio quasi totalitario (al 98%) di una S.r.l. L’Ufficio, basandosi su utili extracontabili accertati a carico della società per un importo di oltre 116.000 euro per l’anno d’imposta 2014, imputava al socio un maggior reddito di quasi 58.000 euro. L’atto si fondava sulla cosiddetta presunzione distribuzione utili, stabilita dall’art. 41-bis del d.P.R. 600/1973.

L’elemento cruciale del caso è che l’avviso di accertamento nei confronti della società non era stato da questa impugnato, diventando così definitivo. Di conseguenza, secondo l’Amministrazione Finanziaria, la definitività dell’accertamento societario rendeva incontestabile anche la pretesa verso il socio.

Il Contenzioso e la Questione della Presunzione Distribuzione Utili

Il contribuente ha impugnato l’avviso di accertamento a suo carico, sostenendo un principio fondamentale del diritto di difesa: la mancata impugnazione da parte della società non può precludere al socio la possibilità di contestare nel merito la pretesa fiscale. In sostanza, il socio rivendicava il diritto di dimostrare l’infondatezza dell’accertamento originario, anche se la società aveva scelto di non farlo.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale prima, sia la Commissione Tributaria Regionale poi, hanno respinto le ragioni del contribuente. I giudici di merito hanno ritenuto che la definitività dell’atto impositivo verso la società creasse un ‘fatto’ non più discutibile, estendendo i suoi effetti anche ai soci. Di fronte a queste decisioni sfavorevoli, il contribuente ha proposto ricorso per Cassazione.

Le Motivazioni dell’Ordinanza della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza, non entra nel merito della controversia ma compie un passo proceduralmente molto significativo. In primo luogo, rileva un vizio di notifica: a seguito del decesso del difensore del contribuente, la comunicazione per la nuova udienza non era stata correttamente effettuata.

Tuttavia, l’aspetto più rilevante è di natura sostanziale. I giudici supremi evidenziano che la questione sollevata dal ricorrente – ovvero se la definitività dell’accertamento verso la società impedisca al socio di contestare la presunzione distribuzione utili – è una questione di diritto di notevole importanza. Proprio per questa sua complessità e per le sue implicazioni, la Corte ritiene che il caso non possa essere deciso in una camera di consiglio (procedura più snella), ma meriti una trattazione approfondita in una pubblica udienza.

Conclusioni: Un Rinvio che Lascia Aperta la Questione

La decisione di rinviare la causa a nuovo ruolo per la trattazione in pubblica udienza è tutt’altro che una formalità. Segnala che la Suprema Corte considera il motivo di ricorso del contribuente meritevole di un’attenta valutazione. La questione fondamentale sul diritto di difesa del socio in caso di inerzia della società è, quindi, ancora aperta. L’esito finale di questo giudizio potrebbe avere importanti ripercussioni, chiarendo i confini tra la posizione fiscale della società e quella dei suoi soci e rafforzando, potenzialmente, le garanzie difensive di questi ultimi di fronte alla presunzione distribuzione utili.

L’accertamento fiscale definitivo nei confronti di una società si estende automaticamente ai soci per la presunzione di distribuzione degli utili?
L’ordinanza non fornisce una risposta definitiva, ma il fatto che la Corte di Cassazione abbia ritenuto la questione così complessa da richiedere una pubblica udienza suggerisce che l’estensione non sia un automatismo scontato e che il diritto di difesa del socio meriti un’attenta valutazione.

Perché la Corte di Cassazione ha rinviato la causa a nuovo ruolo?
La Corte ha rinviato la causa per due ragioni principali: la prima, di carattere procedurale, è la necessità di notificare correttamente l’avviso di udienza al contribuente; la seconda, di carattere sostanziale, è che la questione giuridica sollevata è considerata di tale importanza da richiedere una discussione approfondita in pubblica udienza.

Il socio può difendersi autonomamente anche se la società non ha impugnato l’avviso di accertamento a suo carico?
Questa è la domanda centrale del caso. Il contribuente sostiene di sì, mentre i giudici di merito hanno negato tale possibilità. La Corte di Cassazione, rinviando la decisione, mostra di considerare questa tesi non manifestamente infondata e degna di un esame approfondito, lasciando aperta la possibilità che il diritto di difesa autonomo del socio venga riconosciuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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