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Presunzione distribuzione utili: quando il socio risponde

La Corte di Cassazione chiarisce che la presunzione di distribuzione utili in una società a ristretta base opera anche nei confronti del socio che ha ceduto le quote prima dell’approvazione del bilancio. Per vincere la presunzione, il socio deve dimostrare la sua completa estraneità alla gestione sociale nel periodo in cui gli utili sono stati realizzati, non essendo sufficiente la mera fuoriuscita dalla compagine sociale.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presunzione Distribuzione Utili: Uscire dalla Società non Basta a Salvarsi dal Fisco

Quando una società a ristretta base partecipativa occulta dei ricavi, il Fisco può presumere che tali somme siano state distribuite ai soci. Ma cosa accade se un socio cede le proprie quote prima della formale approvazione del bilancio? La recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, chiarendo i confini della presunzione distribuzione utili e l’onere della prova a carico del contribuente.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un socio di maggioranza (detentore del 60%) di una S.r.l. operante nel settore agricolo. A seguito di un accertamento, l’Agenzia delle Entrate contestava alla società un maggior reddito di circa 125.000 euro per l’anno d’imposta 2014. Tale accertamento diventava definitivo.

Di conseguenza, l’Amministrazione finanziaria emetteva un avviso di accertamento anche nei confronti del socio, presumendo che una quota di quegli utili non dichiarati gli fosse stata distribuita in proporzione alla sua partecipazione. Il contribuente impugnava l’atto, sostenendo di aver ceduto tutte le sue quote nel febbraio 2015, prima che il bilancio del 2014 fosse approvato. A suo dire, non avendo partecipato alla deliberazione sulla destinazione degli utili, non poteva essere ritenuto responsabile. I giudici di primo e secondo grado accoglievano la sua tesi. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, ricorreva in Cassazione.

L’Analisi della Corte sulla Presunzione Distribuzione Utili

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Agenzia. Il punto centrale della motivazione risiede nella natura stessa della presunzione di distribuzione degli utili extracontabili.

Secondo la Corte, questa presunzione non si basa sulla distribuzione formale degli utili, che avviene con l’approvazione del bilancio. Al contrario, si fonda su una massima di comune esperienza: nelle società con pochi soci, vi è un elevato grado di controllo reciproco e compartecipazione alla gestione. Pertanto, si presume che gli utili non contabilizzati vengano appropriati direttamente dai soci nel corso dello stesso esercizio in cui vengono prodotti, e non in un momento successivo.

La Prova Contraria a Carico del Socio

L’ordinanza chiarisce in modo netto che la cessione delle quote sociali, anche se avvenuta prima dell’approvazione del bilancio, è un elemento irrilevante per vincere la presunzione. Ciò che conta è stabilire se il socio, nel periodo d’imposta in cui sono stati generati i ricavi occulti (in questo caso, il 2014), fosse o meno coinvolto nella vita societaria.

Per superare la presunzione, il contribuente ha un onere probatorio molto stringente. Non basta affermare di essere un mero socio finanziatore o di avere rapporti conflittuali con gli altri soci. È necessario dimostrare, anche attraverso presunzioni, una delle seguenti circostanze:
1. La propria assoluta estraneità alla gestione e alla vita della società.
2. Che i maggiori ricavi accertati sono stati accantonati o reinvestiti nell’azienda.
3. Che a beneficiare degli utili occulti sia stato un altro soggetto.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha cassato la sentenza impugnata perché i giudici di merito si sono fermati a un dato puramente formale (l’uscita del socio dalla compagine sociale prima dell’approvazione del bilancio), senza indagare l’aspetto sostanziale. Non è stato verificato se, durante il 2014, il socio avesse effettivamente partecipato alla gestione, contribuendo o essendo a conoscenza della produzione di ricavi non dichiarati. La decisione si fonda sul consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui gli utili extrabilancio vanno imputati a chi riveste la qualità di socio al momento della chiusura dell’esercizio sociale, essendo impossibile frazionare la maturazione del reddito nel tempo.

I giudici di legittimità hanno quindi rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, la quale dovrà effettuare un nuovo esame dei fatti, attenendosi ai principi enunciati. Dovrà, in particolare, verificare l’effettiva estraneità del socio alla gestione sociale nel periodo precedente alla sua fuoriuscita e valutare la presenza di elementi probatori che possano corroborare l’assenza di un suo contributo volontario all’andamento societario.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rappresenta un importante monito per i soci di società a ristretta base. La presunzione di distribuzione degli utili è uno strumento potente nelle mani del Fisco. Uscire dalla società non costituisce una “via di fuga” automatica dalla responsabilità fiscale per gli illeciti commessi quando si era ancora parte della compagine. La decisione sottolinea che la sostanza prevale sulla forma: ciò che conta è il ruolo effettivo svolto dal socio durante l’esercizio fiscale oggetto di accertamento. Per i contribuenti, ciò significa che, in caso di contenzioso, è fondamentale raccogliere e fornire prove concrete della propria totale non ingerenza nella gestione aziendale per poter sperare di superare la presunzione dell’Amministrazione finanziaria.

Quando si presume che gli utili non dichiarati di una società a ristretta base siano distribuiti ai soci?
La presunzione opera con riferimento al periodo d’imposta in cui gli utili sono stati conseguiti, poiché si ritiene che l’appropriazione da parte dei soci avvenga in modo diretto ed extracontabile durante lo stesso esercizio, e non al momento della successiva approvazione del bilancio.

Vendere le proprie quote prima dell’approvazione del bilancio è sufficiente per evitare l’accertamento fiscale sugli utili occulti?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sufficiente. La mera cessione delle quote è considerata irrilevante, in quanto la presunzione riguarda l’appropriazione degli utili avvenuta nell’esercizio in cui il soggetto era ancora socio, a prescindere da quando sia stato approvato il bilancio.

Cosa deve dimostrare un socio per superare la presunzione di distribuzione degli utili?
Il socio deve fornire la prova della sua completa ed assoluta estraneità alla gestione e alla vita societaria nel periodo in cui gli utili sono stati prodotti. In alternativa, può dimostrare che i maggiori ricavi sono stati reinvestiti o accantonati dalla società, oppure che sono stati appropriati da un altro soggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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