LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Presunzione distribuzione utili: onere della prova socio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16114/2024, ha confermato che in una Srl a base ristretta, in caso di accertamento di maggiori ricavi, opera una presunzione di distribuzione utili ai soci. Per superare tale presunzione, il socio non può limitarsi a dimostrare la propria estraneità alla gestione, ma deve fornire la prova positiva che gli utili extra-bilancio siano stati accantonati o reinvestiti nell’azienda. Il ricorso della socia, che attribuiva la responsabilità delle operazioni illecite al marito amministratore, è stato respinto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presunzione distribuzione utili: come il socio di Srl può difendersi?

La presunzione distribuzione utili in una società a responsabilità limitata (Srl) a base ristretta è uno degli strumenti più efficaci a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria. Quando vengono accertati maggiori ricavi non dichiarati, il Fisco presume che questi siano stati intascati dai soci. Ma cosa può fare un socio, specialmente se estraneo alla gestione, per difendersi? L’ordinanza n. 16114/2024 della Corte di Cassazione offre una risposta chiara: non basta dichiararsi all’oscuro, serve una prova concreta e specifica.

I Fatti del Caso: L’Accertamento Fiscale alla Socia

Il caso riguarda una socia, titolare del 99% delle quote di una Srl, che si è vista notificare un avviso di accertamento per Irpef. L’Agenzia delle Entrate, dopo aver contestato alla società l’indeducibilità di costi per operazioni ritenute inesistenti, ha presunto che il maggior reddito così emerso fosse stato distribuito alla socia. La contribuente ha impugnato l’atto, sostenendo di non aver mai percepito tali somme e di essere completamente all’oscuro delle operazioni illecite, gestite interamente dal marito, amministratore unico della società e a sua volta sotto indagine penale per i medesimi fatti.

La Decisione della Corte: l’Onere della Prova nella Presunzione Distribuzione Utili

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno respinto le difese della contribuente. Giunta in Cassazione, la socia ha tentato diverse strade: ha sollevato dubbi di costituzionalità sulla norma che inverte l’onere della prova, ha lamentato vizi di motivazione e violazioni di legge. La Suprema Corte, tuttavia, ha rigettato integralmente il ricorso, consolidando un principio fondamentale in materia.

Il punto centrale della decisione è la natura della prova contraria che il socio deve fornire per superare la presunzione del Fisco. I giudici hanno chiarito che, data la natura delle Srl a base ristretta (tipicamente a conduzione familiare), è logico presumere che i maggiori utili accertati non rimangano nelle casse sociali ma vengano divisi tra i pochi soci.

La Prova Contraria: Cosa Deve Dimostrare il Socio?

Per vincere questa presunzione, la difesa del socio non può essere generica. La Corte ha ribadito che non è sufficiente dimostrare la propria estraneità alla gestione o la non conoscenza degli illeciti commessi dall’amministratore.

L’irrilevanza della mancata partecipazione alla gestione

Argomentare di non aver mai preso parte alle decisioni aziendali è una difesa inefficace. La presunzione si basa sulla qualità di socio e sulla ristrettezza della compagine sociale, non sul ruolo attivo o passivo nella gestione quotidiana.

L’onere di provare il reinvestimento o l’accantonamento

La vera prova contraria, l’unica in grado di neutralizzare l’azione del Fisco, consiste nel dimostrare una diversa destinazione dei maggiori ricavi. Il socio ha l’onere specifico di provare che tali somme:

1. Sono state accantonate in apposite riserve di bilancio.
2. Sono state reinvestite nell’attività aziendale.

In assenza di questa prova positiva, la presunzione resta in piedi e l’accertamento fiscale diventa legittimo.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili o ha respinto tutti i motivi di ricorso. In primo luogo, ha escluso l’incostituzionalità della presunzione, sottolineando la netta differenza tra il processo tributario e quello penale. Successivamente, ha ritenuto inammissibili i motivi relativi al vizio di motivazione a causa della cosiddetta ‘doppia conforme’, ovvero due sentenze di merito con la stessa conclusione. Infine, ha rigettato la censura sulla violazione delle norme in materia di presunzioni, chiarendo che il problema non era l’inammissibilità delle presunzioni addotte dalla contribuente, ma la loro irrilevanza rispetto all’onere probatorio specifico richiesto dalla giurisprudenza costante: dimostrare che gli utili non sono usciti dalla società.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un monito per i soci di Srl a base ristretta, specialmente in contesti familiari. La presunzione distribuzione utili è un meccanismo molto forte. La mera appartenenza alla compagine sociale espone al rischio di accertamenti fiscali per redditi mai materialmente percepiti, se derivanti da una gestione altrui. L’unica difesa efficace è quella che entra nel merito della contabilità aziendale, dimostrando con prove documentali che gli utili extra-bilancio sono rimasti nel patrimonio della società, contribuendo alla sua crescita o stabilità, e non sono finiti nelle tasche dei soci.

In una Srl a base ristretta, se l’Agenzia delle Entrate accerta maggiori utili, si presume sempre che siano stati distribuiti ai soci?
Sì, secondo la giurisprudenza consolidata, l’accertamento di un maggior reddito in una società di capitali a ristretta base partecipativa legittima la presunzione che gli utili extra-bilancio siano stati distribuiti ai soci.

Come può un socio difendersi dalla presunzione di distribuzione degli utili?
Il socio deve fornire la prova contraria dimostrando che i maggiori ricavi accertati sono stati accantonati o reinvestiti nell’azienda. Non è sufficiente una prova generica.

È sufficiente per il socio dimostrare di non essere coinvolto nella gestione della società o di non essere a conoscenza delle operazioni illecite?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che dimostrare la propria estraneità ai fatti o la mancata partecipazione alla gestione sociale non è una prova sufficiente a superare la presunzione. L’onere della prova riguarda la destinazione effettiva dei maggiori utili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati