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Presunzione distribuzione utili: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in una società a ristretta base sociale, la presunzione di distribuzione degli utili extracontabili ai soci opera sulla base della sola partecipazione. L’Amministrazione Finanziaria non necessita di prove aggiuntive. Spetta al socio dimostrare che tali utili sono stati reinvestiti o accantonati, e non è sufficiente provare il mancato accredito sul proprio conto corrente. La sentenza di secondo grado, che aveva annullato l’accertamento fiscale, è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presunzione Distribuzione Utili: La Cassazione Conferma l’Onere della Prova sul Socio

L’accertamento di maggiori ricavi in capo a una società a ristretta base sociale può avere conseguenze dirette sui soci. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia: la presunzione distribuzione utili non dichiarati ai soci. Questa decisione chiarisce che l’Amministrazione Finanziaria non deve fornire prove aggiuntive oltre alla partecipazione del socio nella compagine societaria. Approfondiamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un avviso di accertamento notificato dall’Amministrazione Finanziaria a un socio, detentore del 40% delle quote di una società a responsabilità limitata operante nel settore della ristorazione. L’Ufficio contestava al socio un maggior reddito per l’anno d’imposta 2016, derivante dalla sua quota di utili extracontabili accertati in capo alla società e divenuti definitivi.

Il contribuente ha impugnato l’atto, ma il suo ricorso è stato respinto in primo grado. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale ha accolto l’appello del socio, annullando l’accertamento. Secondo i giudici di secondo grado, l’Amministrazione Finanziaria non aveva fornito prove sufficienti per supportare la presunzione di distribuzione degli utili, valorizzando la documentazione bancaria prodotta dal contribuente da cui non risultavano accrediti riconducibili a tali profitti. L’Ufficio Fiscale ha quindi proposto ricorso per cassazione avverso questa decisione.

La Decisione della Cassazione e la presunzione distribuzione utili

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale e rinviando la causa per un nuovo giudizio. La Suprema Corte ha riaffermato il principio consolidato secondo cui, nel caso di società di capitali a ristretta base partecipativa (come le società familiari), la presunzione distribuzione utili extracontabili ai soci è legittima.

Questa presunzione si fonda su una massima di comune esperienza: in un contesto con pochi soci, spesso legati da vincoli stretti, vi è un elevato grado di compartecipazione e controllo reciproco sulla gestione. Di conseguenza, si presume che i profitti non contabilizzati siano stati effettivamente percepiti dai soci nello stesso periodo d’imposta in cui sono stati conseguiti dalla società.

le motivazioni

La Corte ha chiarito che l’onere di superare tale presunzione ricade interamente sul contribuente. La motivazione centrale della decisione risiede nella natura stessa degli utili extracontabili. Essendo profitti “in nero”, è del tutto plausibile, se non probabile, che non transitino attraverso i canali ufficiali come i conti correnti personali dei soci. Pertanto, la semplice dimostrazione del mancato accredito di somme sul proprio conto bancario è considerata una prova inidonea a vincere la presunzione.

Per liberarsi dalla pretesa fiscale, il socio avrebbe dovuto fornire una prova contraria robusta, dimostrando alternativamente:

1. Che i maggiori ricavi accertati sono stati accantonati dalla società.
2. Che tali ricavi sono stati reinvestiti nell’attività aziendale.
3. La propria totale estraneità alla gestione e alla vita societaria, tale da rendere inverosimile la sua partecipazione alla distribuzione degli utili occulti.

In assenza di tali prove, la presunzione resta pienamente operativa e l’accertamento fiscale è legittimo, basandosi unicamente sulla ristrettezza della base sociale e sulla quota di partecipazione del socio.

le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica per i soci di piccole e medie imprese, specialmente quelle a conduzione familiare. La decisione sottolinea che la difesa del socio non può limitarsi a un approccio meramente formale, come l’esibizione degli estratti conto. È necessario fornire prove concrete e sostanziali sulla reale destinazione dei profitti non dichiarati. Per le società, diventa cruciale mantenere una documentazione impeccabile che possa dimostrare l’eventuale accantonamento o reinvestimento dei fondi, al fine di proteggere i propri soci da accertamenti fiscali basati sulla potente presunzione di distribuzione degli utili.

In una società a ristretta base sociale, quando si presume che gli utili non dichiarati siano distribuiti ai soci?
La presunzione opera sulla base della sola partecipazione del socio a una società con un numero limitato di membri. L’accertamento di utili extracontabili in capo alla società è sufficiente a far scattare la presunzione che tali utili siano stati distribuiti ai soci nello stesso periodo d’imposta.

Cosa deve fare un socio per superare la presunzione di distribuzione degli utili?
Il socio deve fornire la prova contraria, dimostrando che i maggiori ricavi non sono stati distribuiti ma, ad esempio, sono stati accantonati o reinvestiti dalla società. In alternativa, può provare la sua completa estraneità alla gestione e alla vita sociale dell’azienda.

Mostrare che i profitti non sono finiti sul proprio conto corrente è una prova sufficiente per il socio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mancata prova degli accrediti su conto corrente non è una prova idonea a escludere l’applicazione della presunzione, poiché è evidente che gli utili extracontabili (occulti) non transitano necessariamente sui conti personali ufficiali dei soci.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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