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Presunzione distribuzione utili: cosa allegare al socio

In tema di presunzione di distribuzione utili extra-contabili in società a ristretta base, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza 7034/2024, chiarisce che l’avviso di accertamento notificato al socio deve essere motivato allegando l’avviso di accertamento definitivo notificato alla società, e non necessariamente il processo verbale di constatazione (p.v.c.) presupposto. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva annullato l’atto impositivo per mancata allegazione del p.v.c., ribadendo la solidità della presunzione e l’irrilevanza di prove come l’assenza di bonifici bancari.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presunzione Distribuzione Utili: L’Allegato Chiave è l’Accertamento Societario

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha rafforzato un principio cardine in materia fiscale: la presunzione di distribuzione utili non dichiarati ai soci di società a ristretta base partecipativa. La decisione chiarisce in modo definitivo quale documentazione l’Agenzia delle Entrate debba allegare all’avviso di accertamento notificato al socio per rendere l’atto pienamente legittimo, risolvendo un dubbio frequente nei contenziosi tributari.

I Fatti del Caso: Dall’Accertamento alla Società all’Avviso al Socio

La vicenda trae origine da un accertamento fiscale nei confronti di una società a responsabilità limitata. L’amministrazione finanziaria aveva contestato l’omessa fatturazione di ricavi per oltre 400.000 euro. Tale avviso di accertamento, non essendo stato impugnato dalla società, era divenuto definitivo.

Sulla base di questo accertamento, e in virtù del principio della presunzione di distribuzione utili ai soci di società a ristretta base, l’Agenzia delle Entrate ha notificato un avviso di accertamento al singolo socio. L’atto imputava al contribuente la sua quota parte (pari al 26%) dei maggiori redditi accertati in capo alla società, considerandoli come utili distribuiti e quindi tassabili ai fini IRPEF.

Il Percorso Giudiziario e la Sentenza Riformata

Il socio impugnava l’atto impositivo. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale respingeva il ricorso, la Commissione Tributaria Regionale accoglieva l’appello del contribuente, annullando l’avviso di accertamento.

La motivazione principale dei giudici di secondo grado si fondava su un vizio formale: l’Agenzia delle Entrate non aveva allegato all’avviso notificato al socio il processo verbale di constatazione (p.v.c.) redatto dalla Guardia di Finanza, che era alla base dell’accertamento originario sulla società. Secondo la CTR, questa omissione comprometteva il diritto di difesa del socio, rendendo l’atto illegittimo. La CTR aveva inoltre valorizzato le argomentazioni del socio, relative alla presunta cessione delle quote e all’assenza di movimenti bancari che provassero la percezione di somme.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Presunzione Distribuzione Utili

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando con rinvio la sentenza regionale. I giudici supremi hanno chiarito un punto fondamentale: l’unico atto presupposto che deve essere necessariamente allegato all’avviso di accertamento del socio è l’avviso di accertamento emesso nei confronti della società, una volta divenuto definitivo. Questo perché è tale atto, e non il p.v.c., a stabilire in modo incontrovertibile l’esistenza di utili extra-contabili. Il p.v.c. è un atto endoprocedimentale che confluisce nell’avviso di accertamento societario, ma non è il fondamento diretto dell’accertamento al socio.

L’accertamento nei confronti del socio, infatti, non ridiscute l’esistenza degli utili della società (ormai un dato certo e non più contestabile), ma si limita a quantificare la quota di tali utili che si presume sia stata distribuita. Di conseguenza, ai fini motivazionali, è sufficiente che il socio sia messo a conoscenza dell’atto che ha sancito l’esistenza di tali utili, ovvero l’accertamento societario.

La Corte ha inoltre smontato le altre difese del contribuente. L’assenza di accrediti sui conti correnti personali è stata ritenuta irrilevante, poiché gli utili extra-contabili, per loro stessa natura, sono distribuiti tramite canali non tracciabili. Allo stesso modo, una presunta cessione di quote non formalizzata e non iscritta nel libro soci o nel registro delle imprese non ha valore probatorio e non può essere opposta al fisco.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Soci e Società

Questa ordinanza consolida l’orientamento giurisprudenziale sulla presunzione di distribuzione utili e fornisce indicazioni operative preziose:

1. Onere di allegazione limitato: Per l’amministrazione finanziaria è sufficiente allegare all’atto per il socio l’avviso di accertamento definitivo della società. Questo semplifica l’azione accertatrice e circoscrive il perimetro del contenzioso.
2. Forza della presunzione: La presunzione che gli utili non dichiarati siano stati distribuiti ai soci è molto forte. Una volta che l’accertamento sulla società è definitivo, l’onere della prova contraria ricade interamente sul socio, che deve dimostrare non solo di non aver percepito gli utili, ma anche che questi siano stati accantonati o reinvestiti dalla società.
3. Irrilevanza delle prove negative generiche: Dimostrare l’assenza di bonifici o pagamenti tracciabili non è una prova sufficiente a vincere la presunzione, data la natura occulta degli utili extra-contabili.

Per i soci di s.r.l. a base ristretta, emerge l’importanza cruciale di monitorare e, se del caso, impugnare tempestivamente gli avvisi di accertamento notificati alla società, poiché la loro definitività ha conseguenze dirette e quasi automatiche sul patrimonio personale.

Quando l’Agenzia delle Entrate accerta utili extra-contabili a un socio, deve allegare anche il verbale di constatazione (p.v.c.) fatto alla società?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’unico atto presupposto da allegare obbligatoriamente all’avviso di accertamento per il socio è l’avviso di accertamento emesso nei confronti della società, una volta che questo sia divenuto definitivo. Il verbale di constatazione non è ritenuto necessario ai fini della motivazione dell’atto verso il socio.

La presunzione di distribuzione degli utili a soci di società a ristretta base partecipativa è ancora un principio valido?
Sì. La sentenza conferma pienamente la validità e la forza di questa presunzione. Una volta che l’esistenza di utili extra-contabili è stata accertata in via definitiva in capo alla società, la legge presume che tali utili siano stati distribuiti ai soci in proporzione alle rispettive quote di partecipazione.

Il socio può difendersi dimostrando di non aver ricevuto bonifici dalla società o di aver ceduto le proprie quote?
No, nel caso specifico queste difese sono state giudicate irrilevanti. L’assenza di pagamenti tracciabili non è sufficiente a superare la presunzione, poiché gli utili extra-contabili sono per loro natura distribuiti in modo occulto. Analogamente, una cessione di quote che non sia stata formalizzata e iscritta nel registro delle imprese non è opponibile all’amministrazione finanziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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