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Presunzione distribuzione utili: come vincerla

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando che un socio di una società a ristretta base può superare la presunzione di distribuzione utili dimostrando con prove rigorose la propria totale estraneità alla gestione aziendale. Nel caso di specie, la residenza e l’attività professionale della socia all’estero sono state considerate prove sufficienti a vincere la pretesa fiscale.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presunzione Distribuzione Utili: la Prova dell’Estraneità alla Gestione è Sufficiente

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 16818/2025, affronta un tema cruciale per i soci di società a responsabilità limitata: la presunzione distribuzione utili extracontabili. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: per vincere la pretesa del Fisco, il socio può dimostrare la propria completa estraneità alla gestione della società, senza doversi limitare a provare il mancato incasso dei profitti. Questa decisione apre nuove prospettive di difesa per i soci non operativi.

I Fatti del Caso: Accertamento Fiscale a un Socio non Operativo

Il caso riguarda una contribuente, socia al 50% di una S.r.l. a ristretta base, che aveva ricevuto un avviso di accertamento IRPEF per l’anno 2010. L’Agenzia delle Entrate, dopo aver accertato un maggior reddito in capo alla società per oltre 700.000 euro, aveva applicato la presunzione secondo cui gli utili non contabilizzati vengono distribuiti ai soci in proporzione alle loro quote. Di conseguenza, alla socia veniva richiesto il pagamento delle imposte su un reddito presunto di circa 354.000 euro.

La contribuente si è opposta, sostenendo la propria totale estraneità alla gestione sociale. A riprova di ciò, ha documentato la sua stabile residenza in Svezia, lo svolgimento di attività professionali di rilievo in paesi esteri e il suo matrimonio con un cittadino straniero, elementi che, a suo dire, dimostravano la sua impossibilità di ingerirsi negli affari della società. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione al Fisco, la Commissione Tributaria Regionale aveva riformato la decisione, ritenendo fondata e provata l’estraneità della socia.

L’Evoluzione Giurisprudenziale sulla Presunzione Distribuzione Utili

La questione centrale portata davanti alla Cassazione è il contenuto della prova contraria che il socio deve fornire per superare la presunzione di distribuzione degli utili. La Corte ha colto l’occasione per ripercorrere l’evoluzione del proprio orientamento.

La Tesi Tradizionale

In passato, la giurisprudenza era molto rigorosa: l’unico modo per il socio di vincere la presunzione era dimostrare che i maggiori ricavi accertati erano stati accantonati o reinvestiti dalla società. Provare di non aver materialmente percepito le somme non era considerato sufficiente.

La Svolta: Rilevanza dell’Estraneità alla Gestione

Più di recente, si è affermato un orientamento più flessibile, confermato da questa sentenza. La Cassazione riconosce ora che la presunzione si fonda su una ‘massima di comune esperienza’: nelle società con pochi soci, vi è un elevato grado di compartecipazione e controllo reciproco che rende probabile la conoscenza e la partecipazione alla distribuzione degli utili ‘in nero’.

Tuttavia, se il socio riesce a fornire una prova precisa e rigorosa della sua assoluta estraneità alla gestione e alla vita della società, questa massima di esperienza viene meno. La base logica della presunzione crolla, e non si può più ritenere legittima l’attribuzione automatica degli utili a tutti i soci.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha stabilito che la Commissione Tributaria Regionale ha correttamente valutato le prove fornite dalla contribuente. La documentazione prodotta (relativa a qualifiche professionali, attività all’estero, residenza stabile fuori dall’Italia) è stata ritenuta idonea a dimostrare che la socia non si era mai ingerita nella gestione aziendale.

Secondo la Cassazione, una volta fornita questa prova, viene meno il fondamento stesso della presunzione. La ristrettezza della base sociale non è più un elemento sufficiente a inferire la partecipazione alla distribuzione degli utili. Di conseguenza, la prova dell’estraneità alla vita societaria è sufficiente a superare la pretesa del Fisco, a prescindere da qualsiasi verifica sulla concreta mancata percezione degli utili stessi.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo a tutela dei soci che ricoprono un ruolo meramente formale o di ‘investitori silenti’ in società a ristretta base. Viene chiarito che la presunzione distribuzione utili non è una condanna automatica. Fornendo una prova rigorosa e ben documentata della propria estraneità alla conduzione dell’impresa, il socio può legittimamente difendersi dagli accertamenti fiscali che si fondano su tale meccanismo presuntivo. La decisione sposta l’onere della prova, valorizzando la situazione di fatto del singolo socio rispetto alla struttura formale della società.

In una società a ristretta base, come può un socio difendersi dall’accusa di aver percepito utili non dichiarati?
Secondo la sentenza, il socio può vincere la presunzione di distribuzione degli utili non solo provando che i profitti sono stati reinvestiti o accantonati dalla società, ma anche fornendo una prova rigorosa della sua totale estraneità alla gestione e alla vita societaria.

Vivere e lavorare all’estero è una prova sufficiente per dimostrare l’estraneità alla gestione sociale?
Sì, nel caso specifico la Corte ha ritenuto che la documentazione prodotta dalla contribuente, attestante le sue qualifiche professionali, lo svolgimento di attività in paesi esteri e la sua residenza in Svezia, fosse sufficiente a dimostrare la sua estraneità alla gestione degli affari della società.

La presunzione di distribuzione degli utili extracontabili si applica automaticamente in tutte le società con pochi soci?
Sì, la giurisprudenza considera legittima la presunzione (semplice) di attribuzione ai soci degli utili extracontabili in società a ristretta base, poiché la struttura stessa implica un elevato grado di compartecipazione e controllo reciproco. Tuttavia, questa presunzione non è assoluta e può essere superata con prova contraria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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