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Presunzione assoluta di inerenza: la Cassazione decide

Una società aveva dedotto costi per sponsorizzazioni a favore di associazioni sportive dilettantistiche, ma l’Agenzia delle Entrate li aveva contestati. La Corte di Cassazione ha confermato che, in presenza di specifici requisiti di legge, tali costi godono di una presunzione assoluta di inerenza. Di conseguenza, l’amministrazione finanziaria non può sindacarne la congruità o l’economicità, rendendoli pienamente deducibili.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

La Presunzione Assoluta di Inerenza nelle Sponsorizzazioni Sportive

Le sponsorizzazioni a favore di associazioni sportive dilettantistiche (ASD) rappresentano un importante strumento di marketing per le aziende e una fonte di sostentamento vitale per lo sport di base. Tuttavia, la deducibilità fiscale di questi costi è spesso oggetto di contenzioso con l’Agenzia delle Entrate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 6079/2024, ha ribadito un principio fondamentale a tutela dei contribuenti: la presunzione assoluta di inerenza per tali spese, a determinate condizioni.

Il Contesto: La Contestazione Fiscale sui Costi di Sponsorizzazione

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a una società per l’anno d’imposta 2007. L’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di costi sostenuti per tre contratti di sponsorizzazione stipulati con associazioni sportive dilettantistiche. Secondo l’Ufficio, tali costi erano privi del requisito di inerenza, in quanto ritenuti incongrui e antieconomici rispetto ai ricavi dell’impresa. La Commissione Tributaria Regionale, in riforma della decisione di primo grado, accoglieva l’appello della società. I giudici di secondo grado sostenevano che, trattandosi di spese di importo inferiore a 200.000 euro a favore di ASD, la legge (art. 90, comma 8, L. 289/2002) stabilisce una presunzione assoluta di inerenza che impedisce al Fisco di effettuare valutazioni sull’economicità dell’operazione. L’Agenzia delle Entrate, non condividendo questa interpretazione, proponeva ricorso per cassazione.

L’Applicazione della Presunzione Assoluta di Inerenza da Parte della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando l’orientamento giurisprudenziale ormai consolidato in materia. I giudici hanno chiarito che l’articolo 90, comma 8, della legge n. 289/2002, nel testo applicabile all’epoca dei fatti, non si limita a qualificare tali spese come pubblicitarie (e non di rappresentanza), ma introduce una vera e propria presunzione assoluta di inerenza e congruità.

Questa presunzione opera a condizione che siano rispettati precisi requisiti:
1. Soggetto sponsorizzato: Deve essere una società o associazione sportiva dilettantistica.
2. Limite quantitativo: I corrispettivi erogati non devono superare l’importo di 200.000 euro.
3. Finalità: La sponsorizzazione deve mirare a promuovere l’immagine o i prodotti del soggetto erogante.
4. Controprestazione: Deve essere riscontrata una specifica attività promozionale da parte del beneficiario.

Quando queste quattro condizioni sono soddisfatte, la deducibilità del costo non può essere messa in discussione dall’Amministrazione Finanziaria sulla base di valutazioni di congruità o di aspettativa di un ritorno economico diretto.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la scelta del legislatore di introdurre questa presunzione è coerente con l’evoluzione della nozione stessa di inerenza. L’inerenza non va più intesa in senso rigido come correlazione diretta tra un costo e uno specifico ricavo, ma in senso più ampio, come attinenza all’attività d’impresa nel suo complesso. La norma speciale sulle sponsorizzazioni sportive ha lo scopo di incentivare il sostegno al mondo dello sport dilettantistico, sollevando le imprese da complesse prove sulla convenienza economica di ogni singola spesa promozionale. Pertanto, una volta verificati i presupposti oggettivi e soggettivi previsti dalla legge, ogni valutazione da parte dell’Ufficio circa l’inerenza e la congruità di tali costi diventa, secondo la Corte, “del tutto irrilevante”. Nel caso di specie, la contestazione dell’Agenzia si basava proprio sull’incoerenza tra i costi sostenuti e i ricavi dell’azienda, un argomento che la presunzione legale assoluta neutralizza completamente.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 6079/2024 rafforza la certezza del diritto per le imprese che investono in sponsorizzazioni sportive dilettantistiche. La decisione conferma che, entro i limiti e alle condizioni stabilite dalla legge, questi costi sono integralmente deducibili senza che l’impresa debba dimostrarne la convenienza economica. Per l’Agenzia delle Entrate, il perimetro di accertamento è limitato alla verifica dei requisiti formali e sostanziali previsti dalla norma (qualifica dell’ASD, limite di importo, finalità promozionale e reale svolgimento dell’attività pattuita), ma non può estendersi a un giudizio di merito sulla congruità della spesa. Questa interpretazione fornisce una solida tutela al contribuente e promuove gli investimenti nel settore sportivo dilettantistico.

Le spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche (ASD) sono sempre deducibili?
Sì, sono considerate sempre deducibili se rispettano quattro condizioni: il beneficiario è una ASD, l’importo è inferiore a 200.000 euro, lo scopo è promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor, e l’ASD svolge effettivamente un’attività promozionale in cambio.

L’Agenzia delle Entrate può contestare l’inerenza di una spesa di sponsorizzazione sportiva se la ritiene troppo alta rispetto ai ricavi dell’azienda?
No. Se le condizioni previste dalla legge sono soddisfatte, opera una presunzione assoluta di inerenza e congruità. Pertanto, l’Agenzia delle Entrate non può contestare la spesa sulla base di una valutazione di antieconomicità o di sproporzione rispetto al fatturato o al reddito dell’impresa sponsor.

Cosa si intende per ‘presunzione assoluta di inerenza’ in questo contesto?
Significa che la legge presume in modo definitivo, senza possibilità di prova contraria, che il costo di sponsorizzazione sia inerente all’attività d’impresa. Una volta verificati i presupposti di legge, il fatto che la spesa sia inerente è dato per certo e non può essere oggetto di accertamento da parte del Fisco.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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