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Prescrizione sanzioni tributarie: Cassazione conferma 5 anni

Una contribuente si oppone a un’intimazione di pagamento per prescrizione dei crediti. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18459/2024, ha accolto il suo ricorso limitatamente a sanzioni e interessi, confermando che la prescrizione sanzioni tributarie è quinquennale, e non decennale, quando il credito non deriva da una sentenza passata in giudicato. La causa è stata rinviata alla Corte di Giustizia Tributaria per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione Sanzioni Tributarie: la Cassazione Conferma il Termine di Cinque Anni

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale per i contribuenti: il termine di prescrizione sanzioni tributarie e dei relativi interessi è di cinque anni, non dieci. Questa regola si applica a tutte le cartelle di pagamento che non sono basate su una sentenza passata in giudicato. La decisione chiarisce i dubbi e rafforza le tutele per i cittadini nei confronti delle pretese fiscali datate.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’impugnazione di un’intimazione di pagamento da parte di una contribuente. Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva parzialmente accolto il suo ricorso, annullando alcune cartelle per prescrizione. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in secondo grado, aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione e applicando il termine di prescrizione ordinario di dieci anni, ritenendo si trattasse di imposte erariali.

La contribuente ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: l’esistenza di un precedente giudicato favorevole a un coobbligato, vizi nella notifica delle cartelle originali e, infine, l’errata applicazione del termine di prescrizione per sanzioni e interessi.

La Decisione della Corte sulla prescrizione sanzioni tributarie

La Suprema Corte ha esaminato i tre motivi di ricorso, rigettando i primi due ma accogliendo l’ultimo, quello cruciale sulla prescrizione. Ha stabilito che la Corte d’appello aveva commesso un errore nel ritenere applicabile il termine decennale. Di conseguenza, la sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Lombardia, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto enunciato dalla Cassazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato le sue motivazioni distinguendo chiaramente i vari punti sollevati.

Rigetto dei Motivi sul Giudicato e sulla Notifica

Il primo motivo, relativo all’estensione di un giudicato favorevole a un coobbligato, è stato respinto perché la contribuente non ha fornito la prova che le cartelle esattoriali fossero le medesime. Anzi, la sentenza richiamata faceva riferimento a cartelle con numerazione diversa.

Anche il secondo motivo, riguardante la presunta irregolarità delle notifiche, è stato dichiarato inammissibile per difetto di ‘autosufficienza’. Il ricorso non riportava integralmente gli atti di notifica contestati, impedendo alla Corte di valutarne la fondatezza. Inoltre, la Cassazione ha ricordato che per contestare l’autenticità della firma sull’avviso di ricevimento è necessaria una formale ‘querela di falso’ e non un generico disconoscimento.

Accoglimento del Motivo sulla Prescrizione Quinquennale

Il cuore della decisione risiede nell’accoglimento del terzo motivo. La Corte ha ribadito la sua giurisprudenza consolidata, richiamando anche una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 23397/2016). Il principio è chiaro: in assenza di una sentenza definitiva che accerti il credito, l’obbligazione tributaria relativa a sanzioni e interessi segue un proprio termine di prescrizione, più breve di quello ordinario.

Per le sanzioni, si applica il termine di cinque anni previsto dall’art. 20, comma 3, del D.Lgs. n. 472/1997. Per gli interessi, vale lo stesso termine quinquennale, come stabilito dall’art. 2948, n. 4, del codice civile. Questa norma regola gli interessi e tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi, e la giurisprudenza prevalente la estende anche agli interessi tributari, considerandoli un’obbligazione autonoma rispetto al debito principale.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame è di grande importanza pratica. Conferma che il Fisco non può pretendere il pagamento di sanzioni e interessi dopo cinque anni dalla notifica della cartella di pagamento, a meno che il suo diritto non sia stato accertato con una sentenza definitiva. Questo principio offre una tutela significativa ai contribuenti, ponendo un limite temporale certo alle pretese dell’amministrazione finanziaria per le componenti accessorie del debito. I cittadini che ricevono intimazioni di pagamento per debiti datati dovrebbero quindi verificare attentamente la data di notifica della cartella originaria per eccepire tempestivamente l’avvenuta prescrizione di sanzioni e interessi.

Qual è il termine di prescrizione per le sanzioni tributarie e i relativi interessi?
Secondo la Corte di Cassazione, il termine di prescrizione è quinquennale (cinque anni), sia per le sanzioni sia per gli interessi, a meno che il debito non sia stato accertato con una sentenza passata in giudicato.

È sufficiente disconoscere la firma sull’avviso di ricevimento di una cartella per contestarne la notifica?
No. La Corte ha ribadito che, quando la notifica avviene tramite raccomandata, l’unico modo per contestare la riconducibilità della firma al destinatario è attraverso una procedura specifica chiamata ‘querela di falso’. Un semplice disconoscimento non è efficace.

Una sentenza favorevole ottenuta da un coobbligato si estende automaticamente agli altri debitori solidali?
No, non automaticamente. La parte che intende beneficiare della sentenza favorevole deve dimostrare in giudizio che essa riguarda la stessa identica pretesa debitoria. Nel caso di specie, la prova non è stata fornita, in quanto i numeri delle cartelle erano diversi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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