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Prescrizione sanzioni: 5 anni per sanzioni e interessi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3195/2025, ha stabilito che la prescrizione per le sanzioni tributarie e per gli interessi è quinquennale, anche se il tributo principale si prescrive in dieci anni. Il caso riguardava una società del settore turistico che aveva impugnato una cartella di pagamento. La Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando che sanzioni e interessi sono obbligazioni autonome con un proprio termine di prescrizione, fissato rispettivamente dal D.Lgs. 472/1997 e dal Codice Civile.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione Sanzioni Tributarie: la Cassazione conferma il termine di 5 anni

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia fiscale: la prescrizione delle sanzioni tributarie e degli interessi segue un percorso autonomo rispetto al tributo principale. Anche se il debito d’imposta si prescrive in dieci anni, per sanzioni e interessi il termine è e rimane di cinque anni. Analizziamo insieme la decisione e le sue importanti implicazioni pratiche per i contribuenti.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso di una società operante nel settore turistico-alberghiero contro un’intimazione di pagamento emessa dall’Agenzia delle Entrate. L’atto si riferiva a una cartella di pagamento per IRAP, IRES e IVA relative all’anno d’imposta 2006, per un importo superiore a 160.000 euro.

La società contribuente contestava la pretesa, sostenendo che le sanzioni e gli interessi fossero ormai prescritti. La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva parzialmente il ricorso, annullando proprio sanzioni e interessi per intervenuta prescrizione quinquennale. L’Agenzia delle Entrate proponeva appello, ma anche la Commissione Tributaria Regionale confermava la decisione di primo grado, rigettando il gravame dell’Ufficio. A questo punto, l’Amministrazione Finanziaria ha presentato ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte sulla prescrizione delle sanzioni tributarie

Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione ha rigettato definitivamente il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. L’Ufficio lamentava un error in iudicando, sostenendo che la Commissione Tributaria Regionale avesse sbagliato a non considerare sanzioni e interessi come un tutt’uno con il tributo, e quindi soggetti allo stesso termine di prescrizione.

La Suprema Corte ha invece chiarito, in linea con un orientamento ormai consolidato, che le diverse componenti di un debito fiscale hanno termini di prescrizione distinti e non comunicanti. La Corte ha fatto buon governo dei principi normativi e giurisprudenziali, confermando l’assoggettamento dei crediti per sanzioni e interessi al termine di prescrizione di cinque anni.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra le diverse obbligazioni che compongono un debito erariale. La Corte ha specificato quanto segue:

* Credito per l’imposta: Salvo diverse disposizioni di legge, il credito dello Stato per la riscossione dell’imposta, una volta divenuto definitivo, è soggetto all’ordinario termine di prescrizione decennale previsto dall’art. 2946 del Codice Civile. Questo principio è stato recentemente confermato anche dalle Sezioni Unite (Cass. S.U. n. 11676/2024).
Credito per le sanzioni: Per le sanzioni amministrative pecuniarie, la legge prevede una norma specifica. L’art. 20, comma 3, del D.Lgs. n. 472/1997 stabilisce che «il diritto alla riscossione della sanzione irrogata si prescrive nel termine di cinque anni». Questo termine è speciale e prevale su quello ordinario. Diventa decennale solo se il credito è cristallizzato in una sentenza passata in giudicato (actio iudicati*).
* Credito per gli interessi: Anche gli interessi seguono una propria regola. Essi integrano un’obbligazione autonoma rispetto al debito principale. La Corte li riconduce alla categoria dei pagamenti che devono farsi periodicamente ad anno o in termini più brevi, per i quali l’art. 2948, n. 4, del Codice Civile prevede un termine di prescrizione di cinque anni.

Di conseguenza, è errato considerare il debito fiscale come un blocco unico. Ciascuna componente (imposta, sanzioni, interessi) vive di vita propria ai fini della prescrizione.

Conclusioni

Questa pronuncia consolida un principio di garanzia fondamentale per il contribuente. La distinzione dei termini di prescrizione impone un’attenta verifica di ogni atto di riscossione notificato dall’Amministrazione Finanziaria. Non è sufficiente che il tributo principale sia ancora dovuto; è necessario controllare se, nel frattempo, il diritto a riscuotere sanzioni e interessi non si sia estinto per il decorso del termine più breve di cinque anni. Questa sentenza offre quindi un importante strumento di difesa per i contribuenti, ribadendo che la chiarezza e la specificità delle norme sulla prescrizione non possono essere superate da un’interpretazione estensiva a favore del Fisco.

Qual è il termine di prescrizione per le sanzioni tributarie?
Il diritto alla riscossione delle sanzioni tributarie si prescrive nel termine di cinque anni, come stabilito dall’art. 20, comma 3, del d.lgs. n. 472 del 1997.

Gli interessi su un debito fiscale seguono la stessa prescrizione del tributo?
No. Gli interessi costituiscono un’obbligazione autonoma e si prescrivono in cinque anni ai sensi dell’art. 2948, n. 4, del codice civile, in quanto considerati pagamenti periodici.

Il termine di prescrizione ordinario di dieci anni si applica a qualche componente del debito fiscale?
Sì, il termine di prescrizione ordinario decennale, previsto dall’art. 2946 del codice civile, si applica al credito erariale per la riscossione dell’imposta, a meno che la legge non disponga diversamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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