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Prescrizione sanzioni: 5 anni è la regola ferrea

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23522/2024, ha confermato che la prescrizione sanzioni e interessi sui debiti tributari è quinquennale. La Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, che sosteneva l’applicazione del termine decennale. È stato chiarito che le sanzioni seguono una disciplina speciale (D.Lgs. 472/1997) e gli interessi una norma autonoma del codice civile (art. 2948, n. 4), entrambe con un termine di cinque anni, indipendentemente dalla prescrizione del tributo principale.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione sanzioni: la Cassazione conferma il termine di 5 anni

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia fiscale: la prescrizione sanzioni tributarie è di cinque anni, non dieci. Questa decisione, che si allinea a un orientamento ormai consolidato, chiarisce la netta distinzione tra la sorte del tributo principale e quella delle sue obbligazioni accessorie, come sanzioni e interessi, offrendo importanti tutele al contribuente.

I Fatti del Caso

Un contribuente impugnava un’intimazione di pagamento basata su diverse cartelle esattoriali, lamentando vizi di notifica e l’intervenuta prescrizione. La Commissione Tributaria Regionale (CTR), pur confermando la regolarità delle notifiche, accoglieva parzialmente le ragioni del contribuente. In particolare, i giudici di secondo grado dichiaravano prescritti i crediti relativi a sanzioni e interessi, applicando il termine breve di cinque anni, mentre confermavano il termine di dieci anni per i crediti erariali.

L’Agenzia delle Entrate Riscossione, insoddisfatta della decisione, presentava ricorso per cassazione, sostenendo che anche a sanzioni e interessi dovesse applicarsi il termine ordinario decennale, in quanto accessori al debito principale.

La disciplina speciale sulla prescrizione sanzioni

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’Agenzia, confermando la correttezza della sentenza della CTR. I giudici hanno chiarito che la materia delle sanzioni tributarie è regolata da una normativa speciale che prevale su quella generale del codice civile.

Il riferimento normativo cruciale è l’articolo 20 del D.Lgs. n. 472/1997, il quale stabilisce espressamente che «il diritto alla riscossione della sanzione irrogata si prescrive nel termine di cinque anni». Questa norma, secondo la Corte, costituisce una disciplina unitaria e autonoma per la prescrizione dei crediti derivanti da sanzioni tributarie, separata da quella del tributo a cui si riferiscono.

L’autonomia della prescrizione degli interessi

Anche per quanto riguarda gli interessi, la Corte ha smontato la tesi dell’Agenzia. La prescrizione degli interessi non segue quella del capitale, ma è regolata da una norma specifica del codice civile: l’articolo 2948, n. 4. Questa disposizione prevede una prescrizione di cinque anni per «gli interessi e, in generale, tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi».

La Corte ha sottolineato che l’obbligazione relativa agli interessi, una volta sorta, acquisisce una natura autonoma rispetto al debito principale. Sebbene il suo sorgere (l’aspetto genetico) dipenda dal capitale, la sua vita successiva è indipendente. Di conseguenza, si applica il suo specifico termine di prescrizione quinquennale, a prescindere dalla natura del debito principale.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una duplice argomentazione. Per le sanzioni, si riconosce la volontà del legislatore di creare una disciplina speciale e autonoma, come già affermato dalle Sezioni Unite della Cassazione (sent. n. 23397/2016). Questo approccio risponde all’esigenza di certezza nei rapporti tra Fisco e contribuente, definendo un tempo ragionevole per l’irrogazione e la riscossione delle pene pecuniarie.

Per gli interessi, la Corte evidenzia come la loro natura di prestazione periodica li attragga nell’orbita della prescrizione breve prevista dall’art. 2948 c.c. L’accessorietà dell’obbligazione di interessi è limitata solo al momento della sua nascita; successivamente, essa vive di vita propria e segue le proprie regole prescrittive. L’applicazione del termine quinquennale è una regola generale che prescinde dalla natura, corrispettiva o moratoria, degli interessi stessi.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito in modo inequivocabile che sia le sanzioni tributarie sia gli interessi sui debiti fiscali si prescrivono nel termine breve di cinque anni. La definitività della cartella di pagamento e l’applicazione dell’eventuale termine decennale derivante da una sentenza passata in giudicato (actio iudicati) riguarda solo il tributo principale, ma non si estende automaticamente alle obbligazioni accessorie. Questa ordinanza rappresenta un’importante conferma dei principi di specialità e autonomia che governano la prescrizione in ambito fiscale, fornendo al contribuente uno strumento di difesa chiaro contro pretese creditorie avanzate oltre i termini di legge.

Qual è il termine di prescrizione per le sanzioni tributarie?
Il termine di prescrizione per le sanzioni tributarie è di cinque anni, come stabilito dall’art. 20 del D.Lgs. n. 472/1997, che costituisce una norma speciale rispetto alla disciplina ordinaria.

Gli interessi sui debiti fiscali seguono la stessa prescrizione del tributo principale?
No. Gli interessi, anche quelli su debiti fiscali, seguono un proprio termine di prescrizione quinquennale previsto dall’art. 2948, n. 4 del codice civile. La loro obbligazione è considerata autonoma rispetto a quella del tributo principale, una volta sorta.

La definitività di una cartella di pagamento allunga il termine di prescrizione delle sanzioni a dieci anni?
No. Secondo la Corte, anche se la cartella diventa definitiva, il termine di prescrizione per le sanzioni rimane quinquennale. L’eventuale allungamento del termine a dieci anni, derivante da una sentenza passata in giudicato (actio iudicati), si applica al tributo ma non alle sanzioni, che sono soggette alla loro disciplina speciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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