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Prescrizione imposta successione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9431/2024, ha chiarito i termini di prescrizione per l’imposta di successione. La Corte ha stabilito che, una volta divenuto definitivo l’avviso di liquidazione, l’Agenzia delle Entrate ha dieci anni di tempo per la riscossione del credito. Questo termine di prescrizione ordinario prevale sui termini di decadenza più brevi previsti per altre imposte, come quelle sui redditi. Il caso riguardava degli eredi che avevano ricevuto una cartella di pagamento molti anni dopo la definizione della controversia sull’imposta dovuta, sostenendo l’avvenuta decadenza del potere di riscossione. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che il termine applicabile è la prescrizione decennale che decorre dalla definitività dell’accertamento giudiziale.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione Imposta di Successione: La Cassazione chiarisce i termini

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 9431 del 9 aprile 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale sui termini di prescrizione dell’imposta di successione. La decisione distingue nettamente tra i termini di decadenza, applicabili ad altre tipologie di imposte, e il termine di prescrizione ordinario decennale che regola la riscossione del tributo successorio una volta che questo è stato definitivamente accertato. Questa pronuncia è di cruciale importanza per eredi e professionisti del settore, poiché definisce con certezza l’arco temporale entro cui l’amministrazione finanziaria può legittimamente pretendere il pagamento.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una lunga vicenda giudiziaria. Alcuni eredi, a seguito della morte di un loro congiunto, si sono visti notificare una cartella di pagamento per l’imposta di successione. Tale cartella era stata emessa dall’Agenzia delle Entrate dopo la conclusione di un precedente contenzioso, terminato con una sentenza della Corte di Cassazione che aveva reso definitivo l’ammontare dell’imposta dovuta. Gli eredi hanno impugnato la cartella, sostenendo che il potere dell’amministrazione finanziaria di riscuotere il tributo fosse ormai estinto per decorrenza dei termini. A loro avviso, l’ente impositore avrebbe dovuto agire entro scadenze più brevi, simili a quelle previste per le imposte sui redditi.

La Questione sulla Prescrizione dell’Imposta di Successione

Il nucleo della controversia riguardava l’individuazione del corretto termine applicabile alla riscossione dell’imposta di successione. I ricorrenti sostenevano che dovesse applicarsi un termine di decadenza breve, in particolare quello di due anni dalla definitività dell’accertamento, come previsto dall’art. 25 del D.P.R. n. 602/1973 per le somme dovute in base agli accertamenti dell’ufficio. L’Agenzia delle Entrate, al contrario, riteneva che, una volta divenuto definitivo il credito tributario (in questo caso, a seguito di una sentenza passata in giudicato), si applicasse l’ordinario termine di prescrizione decennale.

La Differenza tra Decadenza e Prescrizione

Per comprendere la decisione, è essenziale distinguere due concetti:
* Decadenza: è un termine perentorio entro cui un’azione deve essere compiuta per non perdere il diritto stesso di compierla. Riguarda tipicamente l’esercizio del potere impositivo (es. notificare un avviso di accertamento).
* Prescrizione: è l’estinzione di un diritto a causa del suo mancato esercizio per un determinato periodo. Riguarda un diritto già sorto e accertato (es. riscuotere un credito).

Nel caso dell’imposta di successione, l’atto iniziale è l’avviso di liquidazione. Una volta che questo atto diventa definitivo (per mancata impugnazione o per esaurimento dei gradi di giudizio), il potere impositivo si è esaurito e sorge un diritto di credito in capo allo Stato, soggetto, appunto, a prescrizione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso degli eredi, accogliendo la tesi dell’amministrazione finanziaria. Gli Ermellini hanno chiarito che le norme sui termini di decadenza per la notifica della cartella di pagamento, invocate dai contribuenti, si applicano specificamente alle imposte dirette e all’IVA, ma non si estendono all’imposta sulle successioni.

La Corte ha affermato che per l’imposta di successione il procedimento è diverso. L’imposta viene liquidata con uno specifico atto, l’avviso di liquidazione, che è a sua volta soggetto a termini di decadenza per la sua emissione. Tuttavia, una volta che l’avviso di liquidazione diventa definitivo, il rapporto tra Fisco e contribuente non riguarda più l’accertamento, ma la semplice riscossione di un credito certo, liquido ed esigibile.

Questo credito, come qualsiasi altro derivante da una sentenza passata in giudicato (actio iudicati), si prescrive nel termine ordinario di dieci anni, ai sensi dell’art. 2953 del codice civile. Il dies a quo, ovvero il giorno da cui inizia a decorrere tale termine, coincide con la data in cui l’accertamento è divenuto inoppugnabile. Nel caso specifico, questo momento corrispondeva alla pubblicazione della sentenza della Cassazione che aveva chiuso il precedente contenzioso.

Poiché l’Agenzia delle Entrate aveva notificato la cartella di pagamento entro i dieci anni da quella data, la sua pretesa è stata ritenuta tempestiva e pienamente legittima.

Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio in materia di riscossione dei tributi successori. L’azione dell’amministrazione finanziaria per recuperare l’imposta di successione, una volta che l’importo è stato definitivamente stabilito, non è soggetta a brevi termini di decadenza ma al più lungo termine di prescrizione decennale. Questa decisione offre certezza giuridica, stabilendo che il dies a quo per la prescrizione decorre dal momento in cui l’accertamento tributario diventa definitivo, sia in via amministrativa che giudiziale. Per gli eredi, ciò significa che la pretesa del Fisco può manifestarsi anche a distanza di molti anni, purché entro il limite dei dieci anni dalla chiusura definitiva della controversia sull’imposta.

Qual è il termine per la riscossione dell’imposta di successione una volta che l’accertamento è diventato definitivo?
Una volta che l’avviso di liquidazione dell’imposta di successione è divenuto definitivo (o per mancata impugnazione o a seguito di sentenza passata in giudicato), il diritto dell’amministrazione finanziaria alla riscossione si prescrive nel termine ordinario di dieci anni.

Da quando decorre il termine di prescrizione decennale per l’imposta sulle successioni?
Il termine di prescrizione di dieci anni inizia a decorrere dal momento in cui l’atto impositivo diventa definitivo. Questo può avvenire alla scadenza del termine per l’impugnazione dell’avviso di liquidazione oppure, se vi è stato un contenzioso, dalla data di pubblicazione della sentenza definitiva che chiude la controversia (ad esempio, una sentenza della Corte di Cassazione).

I termini di decadenza previsti per la notifica della cartella di pagamento per le imposte sui redditi si applicano anche all’imposta di successione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che i termini di decadenza più brevi, previsti dall’art. 25 del D.P.R. 602/1973 per la notifica delle cartelle di pagamento, riguardano le imposte dirette e l’IVA. Non si applicano all’imposta sulle successioni, per la quale, dopo la definitività dell’avviso di liquidazione, si applica solo la prescrizione ordinaria decennale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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