LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prescrizione dazi doganali e notitia criminis

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un contribuente, ritenuto amministratore di fatto di una società, confermando la sua responsabilità solidale per dazi doganali non versati. L’ordinanza stabilisce che la prescrizione dei dazi doganali viene interrotta dalla presentazione di una notizia di reato (notitia criminis) entro il triennio, anche se questa è rivolta a soggetti diversi dal coobbligato. Inoltre, le dichiarazioni rese in sede penale, pur se inutilizzabili in quel contesto, possono essere usate come elementi indiziari nel processo tributario.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione dazi doganali e notitia criminis: la Cassazione fa chiarezza

Comprendere i meccanismi della prescrizione dazi doganali è fondamentale per chi opera nel settore delle importazioni. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito principi cruciali sull’interruzione del termine di prescrizione e sull’utilizzo delle prove raccolte in sede penale. Il caso analizzato riguarda un contribuente, identificato come amministratore di fatto di una società importatrice, a cui è stato richiesto il pagamento di dazi doganali evasi su una partita di merci importate a valore dichiarato inferiore a quello reale. Analizziamo i dettagli della decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa: L’Amministratore di Fatto e i Dazi Evasi

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli aveva emesso un invito al pagamento di oltre 30.000 euro nei confronti di un soggetto, in qualità di coobbligato in solido con una società a responsabilità limitata. L’accusa era di aver importato una partita di sedili per autobus dichiarando un valore inferiore a quello reale, evadendo così parte dei dazi doganali. La figura del contribuente come amministratore di fatto della società era emersa durante un separato procedimento penale. La Commissione tributaria regionale aveva dato ragione all’Agenzia, portando il contribuente a presentare ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Prescrizione dazi doganali e Prove Inutilizzabili

Il ricorrente basava la sua difesa su tre motivi principali, tutti respinti dalla Suprema Corte.

La Questione della Prescrizione

Il primo motivo verteva sulla presunta violazione dell’art. 221 del Codice Doganale Comunitario. Secondo il ricorrente, il termine di prescrizione di tre anni era decorso. L’Agenzia, tuttavia, sosteneva che il termine fosse stato interrotto da una notitia criminis presentata all’autorità giudiziaria. Il ricorrente contestava l’efficacia di tale atto interruttivo, poiché la denuncia era stata sporta nei confronti di un’altra persona e non direttamente nei suoi confronti.

L’Inutilizzabilità delle Testimonianze Penali

Con il secondo motivo, si contestava l’utilizzo delle dichiarazioni testimoniali rese dal figlio del ricorrente nel processo penale. Tali dichiarazioni, che indicavano il padre come gestore di fatto della società, sarebbero state, a detta della difesa, processualmente inutilizzabili ai sensi degli artt. 63 e 64 del codice di procedura penale, in quanto auto-indizianti e rese senza le garanzie difensive.

Il Divieto di Doppia Imposizione

Infine, il ricorrente lamentava la violazione del principio del ne bis in idem (divieto di essere giudicato due volte per lo stesso fatto) e del divieto di doppia imposizione. Sosteneva che per la stessa merce importata erano già stati emessi in passato avvisi di rettifica nei confronti di altri soggetti, e che una sentenza passata in giudicato su tali avvisi avesse creato un giudicato che impediva nuove pretese.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla prescrizione dei dazi doganali

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi di ricorso, fornendo importanti chiarimenti. Sulla prescrizione dazi doganali, ha confermato il suo orientamento consolidato: l’azione di recupero dei dazi può essere avviata anche dopo i tre anni se la mancata determinazione è causata da un fatto-reato. La condizione essenziale è che la notitia criminis sia trasmessa all’autorità giudiziaria entro il termine triennale originario. In tal caso, il termine di prescrizione inizia a decorrere nuovamente solo dalla data in cui la sentenza penale diventa irrevocabile. La Corte ha precisato che non rileva l'”alterità dei soggetti” destinatari della denuncia penale rispetto a quelli dell’invito al pagamento. È sufficiente l'”astratta ipotizzabilità di una fattispecie penale” collegata all’obbligazione doganale per giustificare l’effetto interruttivo.

Riguardo all’utilizzabilità delle prove, la Corte ha stabilito che le dichiarazioni rese da terzi in sede penale, anche se inutilizzabili in quel contesto, possono essere legittimamente usate nel processo tributario come fonti di conoscenza, ovvero come indizi. Spetta al giudice di merito valutarle liberamente insieme agli altri elementi probatori. Il principio di inutilizzabilità invocato dal ricorrente tutela chi rende la dichiarazione, ma non impedisce che questa venga usata nei confronti di terzi.

Infine, sul divieto di doppia imposizione, la Corte ha escluso la sua applicazione al caso di specie. L’invito al pagamento notificato al ricorrente non costituiva una duplicazione dell’imposta, ma la richiesta di adempimento di un’unica obbligazione tributaria a un soggetto coobbligato in solido. La responsabilità solidale implica proprio che l’amministrazione possa rivolgersi a uno qualsiasi dei debitori per ottenere il pagamento dell’intero importo dovuto.

Le Conclusioni: Principi Consolidati e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame rafforza tre principi cardine del diritto tributario doganale. Primo, la lotta all’evasione legata a reati consente una deroga ai termini ordinari di prescrizione, purché l’azione penale sia avviata tempestivamente. Secondo, il processo tributario gode di una certa autonomia nella valutazione delle prove, potendo utilizzare elementi che in altre sedi sarebbero inutilizzabili. Terzo, il vincolo di solidarietà passiva permette all’amministrazione finanziaria di agire efficacemente per il recupero del credito nei confronti di tutti i soggetti coinvolti nell’operazione illecita, senza che ciò configuri una duplicazione dell’imposta. Per le imprese e gli operatori del settore, questa decisione sottolinea l’importanza di una gestione trasparente e formalmente corretta, poiché le responsabilità, anche di fatto, possono emergere a distanza di tempo e attraverso canali inaspettati.

Una denuncia penale (notitia criminis) contro una persona interrompe la prescrizione dei dazi doganali anche per un altro soggetto coobbligato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente che la notizia di reato, legata all’omesso pagamento, sia presentata entro il termine di prescrizione triennale. L’effetto interruttivo si estende a tutti i coobbligati, anche se non sono i diretti destinatari della denuncia.

Le dichiarazioni rese da un testimone in un processo penale, considerate inutilizzabili in quella sede, possono essere usate come prova in un processo tributario?
Sì. La Corte ha stabilito che tali dichiarazioni, seppur non utilizzabili contro chi le rende nel processo penale, possono essere considerate nel processo tributario come elementi indiziari. Il giudice tributario ha il potere di valutarle liberamente insieme ad altre prove per formare il proprio convincimento.

Si ha doppia imposizione se l’Agenzia delle Dogane richiede il pagamento dei dazi a un coobbligato in solido dopo aver già emesso avvisi di accertamento ad altri soggetti per la stessa importazione?
No. La Corte ha chiarito che non si tratta di una duplicazione d’imposta, ma dell’esercizio del diritto dell’amministrazione di riscuotere un’unica obbligazione tributaria da uno dei diversi soggetti solidalmente responsabili. Il pagamento da parte di uno libera tutti gli altri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati