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Prescrizione credito d’imposta: la Cassazione decide

Una società alimentare richiedeva un cospicuo rimborso per crediti d’imposta derivanti da fusioni societarie. L’Amministrazione Finanziaria ha contestato la richiesta, in parte per la prescrizione del credito. La Corte di Cassazione ha dato ragione all’ente impositore, stabilendo che la norma speciale che impediva di eccepire la prescrizione credito d’imposta per vecchi crediti IRES è scaduta nel 2014. Inoltre, ha ribadito che tale norma non si applica ai crediti IVA e che l’onere di dimostrare l’esistenza effettiva del credito spetta sempre al contribuente. Il caso è stato rinviato a un nuovo esame.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione Credito d’Imposta: Nuovi Chiarimenti dalla Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali sulla prescrizione credito d’imposta, delineando con precisione i limiti temporali di norme speciali e ribadendo il fondamentale principio dell’onere della prova a carico del contribuente. Questa decisione ha implicazioni significative per le aziende che gestiscono crediti fiscali complessi, specialmente quelli derivanti da operazioni straordinarie.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Rimborso Complessa

Una nota società del settore alimentare, a seguito di una serie di operazioni di fusione e incorporazione, aveva presentato un’istanza di rimborso per un importo superiore a 500.000 euro. Tale somma derivava da crediti fiscali (IRES e IVA) maturati dalle società incorporate. L’Amministrazione Finanziaria non ha fornito alcuna risposta all’istanza, facendo scattare il meccanismo del silenzio-rifiuto. La società ha quindi avviato un contenzioso tributario. Dopo un primo giudizio sfavorevole, la Commissione Tributaria Regionale aveva accolto le ragioni del contribuente. L’Amministrazione Finanziaria, tuttavia, ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un’errata applicazione delle norme sulla prescrizione e sulla prova del credito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di Giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame. La decisione si fonda su tre pilastri argomentativi che chiariscono aspetti fondamentali della gestione dei crediti fiscali.

Le Motivazioni: Prescrizione Credito d’Imposta e Onere della Prova

La Corte ha sviluppato il suo ragionamento affrontando in modo sistematico i motivi del ricorso, offrendo una lettura rigorosa delle norme applicabili.

Il Limite Temporale della Non-Eccezione di Prescrizione

Il punto centrale della controversia riguardava l’interpretazione dell’art. 2, comma 58, della Legge n. 350/2003, una norma che obbligava l’Amministrazione Finanziaria a non eccepire la prescrizione per i crediti IRPEF e IRPEG (ora IRES) sorti da dichiarazioni presentate fino al 30 giugno 1997. La Corte, richiamando una recente e autorevole pronuncia delle Sezioni Unite (n. 12284/2024), ha stabilito che questo obbligo non era perpetuo. Esso è venuto a cessare dopo un decennio dalla sua entrata in vigore. Di conseguenza, a partire dal 1° gennaio 2014, l’Amministrazione ha pienamente riacquistato la facoltà di eccepire la prescrizione decennale per tali crediti.

Ambito di Applicazione Ristretto ai Soli Crediti da Imposte sui Redditi

Un altro aspetto fondamentale chiarito dalla Corte è che il regime di favore previsto dalla legge del 2003 si applicava esclusivamente ai crediti relativi alle imposte sui redditi (IRPEF/IRES). Nel caso di specie, la richiesta di rimborso della società includeva anche crediti IVA. La Corte ha specificato che per questi ultimi non è mai stata prevista alcuna deroga alle ordinarie regole di prescrizione. Pertanto, la parte del credito IVA era soggetta ai normali termini estintivi, indipendentemente dalla norma speciale invocata.

L’Onere della Prova Ricade Sempre sul Contribuente

La Corte ha infine ribadito con forza un principio cardine del diritto tributario: l’onere di provare i fatti costitutivi dell’esistenza di un credito d’imposta grava sempre e solo sul contribuente che ne chiede il rimborso. Non è sufficiente che il credito sia stato esposto in una dichiarazione fiscale, anche se non rettificata dall’Ufficio. La Commissione Tributaria Regionale aveva errato nel ritenere che la mancata rettifica della dichiarazione da parte dell’Amministrazione Finanziaria implicasse un riconoscimento implicito del credito. Al contrario, il contribuente deve essere in grado di dimostrare, con documentazione idonea, l’effettiva esistenza e l’esatto ammontare del credito vantato, provando i fatti che lo hanno generato.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida due principi fondamentali. In primo luogo, le norme eccezionali, come quelle che limitano la possibilità di eccepire la prescrizione, devono essere interpretate restrittivamente e non possono essere considerate valide a tempo indeterminato. In secondo luogo, il ruolo attivo del contribuente nel provare i propri diritti è imprescindibile. Le aziende devono quindi mantenere una documentazione meticolosa e completa a supporto di ogni credito fiscale, pronte a dimostrarne la legittimità in qualsiasi momento, poiché la semplice indicazione in dichiarazione non costituisce prova sufficiente per ottenere un rimborso.

La norma che impediva all’Amministrazione Finanziaria di eccepire la prescrizione per vecchi crediti IRES/IRPEF è ancora valida?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo per l’Amministrazione di non far valere la prescrizione, introdotto dalla legge 350/2003, è cessato dopo un decennio dalla sua entrata in vigore, ovvero dal 1° gennaio 2014.

Questa regola speciale sulla prescrizione si applica anche ai crediti IVA?
No. La sentenza specifica che il regime di favore si applicava esclusivamente ai crediti per imposte sui redditi (Irpef e Irpeg, ora Ires) e non si estende ad altri tributi come l’IVA.

Chi deve provare l’esistenza di un credito d’imposta in un contenzioso per un rimborso?
Il contribuente. La Corte ha ribadito che l’onere di provare i fatti costitutivi che danno origine al credito d’imposta spetta sempre a chi richiede il rimborso. La semplice indicazione del credito in dichiarazione non è sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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