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Prescrizione crediti tributari: no al termine unico

Un contribuente ha impugnato un’iscrizione ipotecaria basata su diverse cartelle di pagamento. La Cassazione, affrontando la questione della prescrizione crediti tributari, ha stabilito che non si può applicare un termine unico decennale. Ogni tributo (bollo auto, diritti camerali, etc.) segue il proprio termine di prescrizione specifico. La sentenza impugnata è stata annullata con rinvio perché aveva errato nell’applicare indiscriminatamente la prescrizione decennale.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

La notifica di una cartella di pagamento non opposta trasforma sempre la prescrizione in decennale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mancata opposizione a una cartella di pagamento rende il credito non più contestabile, ma non converte il termine di prescrizione breve (es. triennale o quinquennale) in quello ordinario decennale. Tale “conversione” avviene solo in presenza di un titolo giudiziale definitivo, come una sentenza passata in giudicato.

Quali sono i termini di prescrizione per i principali crediti tributari menzionati nella sentenza?
La sentenza ribadisce che i termini variano in base al tipo di tributo. Per esempio: IRPEF e IVA si prescrivono in dieci anni; la tassa automobilistica in tre anni; i diritti camerali annuali, le sanzioni e gli interessi in cinque anni.

Un’eccezione generica è sufficiente per contestare la conformità dei documenti prodotti dall’Agente della Riscossione?
No. La Corte ha stabilito che il disconoscimento della conformità di una copia fotostatica all’originale (ad esempio, una relata di notifica) deve essere fatto in modo chiaro e specifico. Non basta una contestazione generica o onnicomprensiva; è necessario indicare specificamente quali elementi si ritengono non conformi all’originale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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