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Prescrizione crediti tributari: 10 anni per IRAP e IVA

Una società ha impugnato un’intimazione di pagamento per debiti IRAP e IVA, sostenendo la loro estinzione per decorrenza del termine di cinque anni. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32881/2024, ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, chiarendo che la corretta prescrizione dei crediti tributari come IRAP e IVA è quella ordinaria di dieci anni, poiché non costituiscono prestazioni periodiche.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione crediti tributari: la Cassazione conferma il termine di 10 anni per IRAP e IVA

Con la recente sentenza n. 32881 del 16 dicembre 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale in materia di prescrizione crediti tributari, stabilendo un principio chiaro per imposte come IRAP e IVA. La decisione chiarisce che il termine per la riscossione di tali crediti è quello ordinario decennale e non quello breve quinquennale, offrendo importanti spunti di riflessione per contribuenti e operatori del settore.

I fatti del caso

Una società contribuente aveva impugnato un avviso di intimazione al pagamento relativo a tre cartelle per debiti IRAP e IVA degli anni 2001, 2002 e 2006. La tesi della società si basava sulla presunta maturazione della prescrizione quinquennale, sostenendo che il tempo trascorso tra la notifica delle cartelle originarie e l’ultimo atto interruttivo fosse superiore a cinque anni.

La Commissione tributaria regionale aveva parzialmente accolto questa tesi, dichiarando prescritti i crediti relativi a due delle tre cartelle di pagamento e applicando, appunto, il termine breve quinquennale. Contro questa decisione, sia l’Agenzia delle Entrate che l’Agenzia delle Entrate – Riscossione hanno proposto ricorso per cassazione, sostenendo l’errata applicazione della normativa sulla prescrizione.

La questione della prescrizione dei crediti tributari

Il cuore della controversia verteva sulla corretta individuazione del termine di prescrizione applicabile. Da un lato, la tesi del termine quinquennale si fonda sull’articolo 2948, n. 4, del codice civile, che prevede tale termine per ‘tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi’. Dall’altro, le Agenzie fiscali hanno sostenuto l’applicazione del termine ordinario decennale previsto dall’articolo 2946 del codice civile, valido per tutti i diritti per i quali la legge non dispone diversamente.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto i ricorsi delle Agenzie fiscali, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di Giustizia di secondo grado. La Corte ha deciso di esaminare in via preliminare il motivo di diritto relativo alla durata della prescrizione, applicando il ‘principio della ragione più liquida’, che le consente di risolvere la causa basandosi sulla questione più evidente e decisiva.

Le motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha ribadito il suo consolidato orientamento secondo cui il diritto alla riscossione di tributi come IRPEF, IRES, IRAP e IVA si prescrive nel termine ordinario di dieci anni. La motivazione fondamentale risiede nella natura stessa dell’obbligazione tributaria. Sebbene il pagamento avvenga con cadenza annuale, ogni annualità d’imposta costituisce un’obbligazione autonoma e unitaria, basata su presupposti impositivi specifici e soggetti a valutazioni indipendenti per ciascun periodo.

Di conseguenza, tali tributi non possono essere assimilati alle ‘prestazioni periodiche’ menzionate nell’art. 2948 c.c. Queste ultime sono caratterizzate da una causa debendi continuativa e da pagamenti che rappresentano solo l’adempimento frazionato di un’unica prestazione. L’imposta annuale, al contrario, nasce e si esaurisce in ciascun periodo d’imposta, senza alcun legame di continuità con i periodi precedenti o successivi. La Commissione tributaria regionale, applicando il termine quinquennale, non si è conformata a questi principi consolidati.

Le conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio fondamentale in materia di riscossione dei tributi. La distinzione tra obbligazioni periodiche e obbligazioni tributarie annuali è netta: per queste ultime, in assenza di una specifica norma che preveda un termine più breve, si applica il termine di prescrizione ordinario decennale. Questa decisione fornisce certezza giuridica e sottolinea che il debito d’imposta per tributi erariali come IRAP e IVA rimane esigibile per un decennio dalla notifica della cartella di pagamento, salvo atti interruttivi. I contribuenti devono quindi essere consapevoli che il semplice trascorrere di cinque anni non è sufficiente a considerare estinto il proprio debito fiscale per questa tipologia di imposte.

Qual è il termine di prescrizione per i crediti tributari relativi a IRAP e IVA?
Secondo la Corte di Cassazione, il termine di prescrizione per la riscossione dei crediti relativi a IRAP e IVA è quello ordinario di dieci anni, come stabilito dall’art. 2946 del codice civile.

Perché i tributi come IRAP e IVA non sono soggetti alla prescrizione quinquennale?
Non sono soggetti alla prescrizione di cinque anni perché non rientrano nella categoria delle ‘prestazioni periodiche’. L’obbligazione tributaria per queste imposte ha un carattere autonomo e unitario per ciascun anno d’imposta e non deriva da una causa debendi continuativa.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha accolto i ricorsi dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione, ha cassato la sentenza della Commissione tributaria regionale e ha rinviato la causa a un altro giudice di secondo grado per una nuova decisione basata sul principio della prescrizione decennale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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